La Stampa, 27 giugno 2022
Coming out con la bisnonna
Pensiamo a Fiorello e Mike Bongiorno, oppure più recentemente a Rovazzi e Orietta Berti: la coppia formata da un giovane di belle speranze e un venerato maestro funziona, funziona eccome. A Emilife, nome d’arte varia di Emanuele Ferrari, influencer da un milione e fischia di follower su Instagram, è capitata la fortuna di avere accanto una bisnonna di 101 anni con cui fare coppia. Emanuele Ferrari nel suo profilo social reinterpreta gli outfit delle celebrità con frutta, verdura e carta stagnola: un’idea semplice, divertente, una di quelle cose che dici “ma perché non ci ho pensato io”. La bisnonna, star coprotagonista del suo profilo, è l’immagine perfetta di come ci immaginiamo sia fatta una bisnonna, ed è deliziosa.
Luciana Littizzetto qualche giorno fa ha postato sul suo profilo Instagram un video di Emilife con la nonna, ad accompagnarlo la didascalia: «Le nonne sono sempre più avanti. È il mondo che va all’indietro». Littizzetto si riferisce al fatto che in questo filmato nipote e bisnonna parlano del coming out di Emanuele, in un modo e maniera così delicati che sembra tutto molto facile, ma non sempre lo è. Le storie di ragazzi e ragazze che vengono allontanati a causa del proprio orientamento sessuale dai genitori sono comuni, ci sono figli e figlie ammazzati, ci sono famiglie spezzate che non si ricompongono più, storie tragiche che portano un carico di dolore senza senso. Io non lo so come si possa smettere di amare un figlio, ritengo che non sia un pensiero umano. Magari ci sono famiglie ancorate a delle idee logore, alla religione, a queste cose strane, e io capisco che un genitore possa essere turbato, siamo tutti umani e abbiamo tutti tanti di quei tagli che non si riesce a ricucirli, ma smettere di amare un figlio non è di questo mondo. Mi sono spesso chiesta se esiste una cosa tanto grave che mio figlio possa fare per escluderlo dalla mia vita e no, non c’è delitto o idea o patimento che tenga. «Ti ricordi quando ho fatto coming out con te?» chiede Emanuele alla nonna. «Sì, vagamente» risponde lei, e sembra la cosa più trascurabile dell’universo, perché così dovrebbe essere, non dovrebbe importare a nessuno quali siano i gusti sessuali degli altri. Con chi andiamo a letto è dirimente? È importante? Il nostro orientamento sessuale determina se siamo persone buone o cattive, santi o assassini? Ci rende persone perbene? No, ci rende solo quello che siamo, ci dà un’identità, traccia quello che non siamo. La bisnonna Maria, quando il nipote le chiede se lei avesse intuito qualcosa, risponde: «Pensavo a una cosa così allegra, a qualche cosa di bello, però insomma, anche quello era bello»; in realtà non è una cosa né bella né brutta, è la vita.
Con una battuta degna di una venerata maestra, Maria dice: «Non sono mica nata nell’ ‘800», anche perché le bisnonne, le nonne, i genitori, i fratelli, a volte pure gli zii che ti mettono in imbarazzo alle cene di Natale sanno prima di noi chi siamo. È bello pensare che sia tutto accettato, che tutto sia come vorremmo e come ci immaginiamo debba essere, che le famiglie siano felici, però la realtà è spesso spaventosa: questo dovrebbe dare la spinta a fare le battaglie giuste, a lottare per i propri diritti e per quelli degli altri. L’empatia ci salva la vita, e noi possiamo essere abbastanza fortunati da avere l’occasione di ricambiare il favore. Ricambiare. Se il mondo fosse perfetto non sapremmo per cosa lottare, e la vita sarebbe più facile, ma sarebbe una scena vuota e muta. «Non è che l’hai voluto tu, ti sei trovato in questa condizione» aggiunge Maria, «sono certe cose volute dalla vita stessa». Nessuno dovrebbe avere da obiettare su quello che la natura, e la vita, decidono per noi.