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 2022  giugno 27 Lunedì calendario

Così è nato Paltrinieri 2.0

«La prima gara del Paltrinieri 2.0». Un punto di partenza, dunque, una porta sul futuro, ma anche il primo segnale di una trasformazione compiuta. C’era tutto questo nei 1500 che hanno incendiato la Duna Arena, fatto traballare il record del mondo e rimesso al loro posto le gerarchie del mezzofondo nelle parole di Fabrizio Antonelli, l’allenatore che si è trovato a traghettare un Gregorio Paltrinieri già campione di tutto in una nuova dimensione. Mica facile. 
Quando, nel 2020, Greg ha lasciato Stefano Morini e gli allenamenti (durissimi) al centro federale di Ostia, con un oro olimpico nella borsa, la maggior parte degli osservatori si chiedeva cosa rischiava di perdere, in pochi si sforzavano di capire cosa avrebbe guadagnato. Nuovi stimoli intanto, senza che ci fosse un giusto o uno sbagliato. «Semplicemente non sarei riuscito a continuare come prima – si guarda indietro Greg —. Se ci penso sono due periodi incredibili, quello di prima e questo. Ma ogni tanto cambiare fa bene, a me ha fatto bene». Per regalarsi una longevità agonistica, per poter guardare anche a Parigi 2024 dove avrà 30 anni, Greg ha dovuto dribblare la noia, rilanciare, buttarsi nelle acque libere dove assapora un mondo diverso, senza regole, e dove ieri, il giorno dopo l’impresa, ha preso al fotofinish, buttandosi nella tonnara con il solito Wellbrock e l’ungherese Rasovszky, un bronzo nella staffetta mista 4x1500 (con Ginevra Taddeucci, Giulia Gabbrielleschi e Domenico Acerenza) e oggi cercherà di ripetersi nei 5 km. «Mi spiace per il finale. Mi sono trovato in una situazione complicata perché ero schiacciato dai due e non riuscivo a divincolarmi. Comunque è arrivata sempre una medaglia. Però chi fa i programmi deve cambiare: non si può mettere la staffetta attaccata ai 1500, così ci obbligano a fare delle scelte o a nuotare male», protesta il Cannibale perché è vero che «nessuno si fa del male più di me, anche in allenamento», però c’è un limite. 
La verità è che Greg dalle acque libere ha imparato qualcosa di utile per la piscina e viceversa. La tattica di gara, per esempio, in mare aperto è fondamentale. E nei 1500 c’è stato quel colpo di genio, la mossa da scacchi, studiata dopo la delusione degli 800: partire nella corsia 1 (quella che in genere nessuno vuole), per tenersi fuori dalla mischia e impostare una gara solo concentrati su se stessi e le proprie sensazioni in acqua. 
«I successi precedenti erano ancora frutto del lavoro di Morini, questi 1500 sono la prima gara in cui ha nuotato in modo diverso, si vede anche dai passaggi – continua Antonelli —. A me aveva chiesto che voleva una gara da dominare: così è stato. Per quello lo abbiamo tolto dalla gabbia. È questo il mio compito: se lui pensa che per andare più veloce vuole un costume giallo io devo dargli il costume giallo. Quando abbiamo iniziato, gliel’ho detto: “Tu sei già immortale, quando vuoi alzi la mano, dici basta e raccogli solo complimenti”. Se siamo ancora qui è solo perché è un animale da competizione». 
Sì, siamo ancora qui, come canta Vasco, non a caso la colonna sonora scelta per i post che Gregorio ha messo su Instagram per celebrarsi (ricevendo i complimenti da tutti i grandi dello sport da Matteo Berrettini a Sofia Goggia). Siamo ancora qui a commentare un’impresa per la quale il meno esaltato sembra lui: «Ho dormito poco, perché ero ancora pieno di adrenalina. Mi sono rivisto, sì, ma non mi sono emozionato. Io piango difficilmente, quindi no, non ho neanche pianto. Ti prepari mentalmente a tutte queste cose, poi quando succedono resti un po’ choccato. Però è stato bello». 
Anche di più pensare che è solo l’inizio di un nuovo corso.