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 2022  giugno 25 Sabato calendario

Intervista a Gianluca Grignani

“Sono l’uomo che avrei voluto essere da ragazzino”.
Destinazione Terra, Gianluca Grignani?
Sono molto esigente con me stesso. Da piccolo sognavo di essere un supereroe, ora mi sento un cowboy.
A cinquant’anni.
Mai come oggi riconfermo il mio matrimonio con la musica. Ho trovato il punto di equilibrio nella mia creatività, stasera collaudo il tour estivo qui a Macerata per la finale di Musicultura. Non è facile lavorare con me. I musicisti che non mi conoscono si cagano sotto, perché amo sparigliare, improvvisare. Sono o non sono un cowboy rock?.
Nella vita privata, invece, a un certo punto si è arreso.
Alla fine io e mia moglie ci siamo separati. Non ho avuto mai modo per lavorare sulla mia solitudine, però non mi dispiace. Sono di nuovo single. Le ragazze trovano affascinante uno della mia età.
Il nuovo singolo A long goodbye è dedicato alla ex consorte?
Certo, ma soprattutto a me stesso. Mentre passava lo tsunami coniugale, in testa mi rimbalzava una domanda: sto casino è capitato anche a voi?.
Be’, càpita.
Nei concerti illuminerò la canzone con un faro rosso sangue. Ma ho compreso, finalmente, che la vita non è noiosa.
Si sta giustificando?
No, è che vivo di sensi di colpa. In Italia siamo oppressi dal cattolicesimo, vogliono farti sentire peccatore e sbagliato. I miei genitori, in questo, non mi aiutavano. Ero sempre colpevole.
Anche innocente. Una volta raccontò di un pedofilo che la insidiava.
Provò a violentarmi, per fortuna non ci riuscì. Se ne ho parlato è per far capire il danno che si genera nella psiche di un minorenne. A mio padre imputai la scelta di non aver denunciato quello schifoso, ma non è questa la fonte del mio risentimento verso di lui, semmai la sua assenza. In ogni caso, ho perdonato i miei.
Con i figli è protettivo?
Tengo alta l’attenzione, da giovani si fanno tante cazzate.
A lei non smettono di imputarne. I social l’hanno massacrata dopo Sanremo, senza motivo.
Perché ero gonfio, dicono. Ma avevo preso del cortisone per la voce. Dovremmo vedere le persone reali, non Internet. Dove ci sono quelli nascosti dietro la curva e come affronti la salita godono a spingerti giù.
Dicono che al Festival litigò con Irama.
Cazzate. Ci sentiamo spesso. Irama ha un’orchestra nella voce. E Blanco è più avanti di tutti. E Rkomi è rock anche se non fa dischi. E tutti loro mi chiamano ‘leggenda’, anche se sono vivo. Non sono così egocentrico. Però meglio essere definito leggenda che pistola.
Si trova bene con gli idoli della Generazione Z?
Sì, mi riconosco in loro. Quelli dei tempi miei coltivavano invidia, questi ventenni invece rifiutano il mors tua vita mea e fanno squadra.
L’ha detto anche al monologo a Le Iene dove…
Alt. Tutti a dire che lì ho fatto outing sui miei sballi.
Non era così?
Ok, era un testo autobiografico per il romanzo che sto scrivendo. E suonava bene.
Vasco la omaggia nel tour citando L’aiuola.
È un grande, dice alla gente quelle piccole cose innocue che il perbenismo censura. Ci conosciamo bene, sarebbe bello un giorno duettare. Ci divertiremmo alla faccia dei soloni.
Che impiegano la vita a sputar sentenze.
Ho seguito il processo di Johnny Depp e mi sono riconosciuto in lui e nella linea di difesa. Io sono Depp. Anzi, lui è Grignani.