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 2022  giugno 26 Domenica calendario

Il trionfo di Paltrinieri

BUDAPEST Prima legge del nuoto: mai dubitare di Gregorio Paltrinieri. Se dopo il quarto posto negli 800 avete pensato che il mezzofondo avesse cambiato padrone, pentitevi. Sarete perdonati perché qualche dubbio era venuto anche a lui. Per poco, però: «Mi hanno fatto incazzare – ride —. Secondo me in molti pensavano che fossi finito, ero persino quotato a 26, ho pensato: ma come si permettono! Allora è proprio finita la fiducia. Io non sono uno che si fa condizionare dal giudizio altrui, è quando i dubbi vengono a me che diventa pericoloso. E in questi giorni ho avuto dubbi, mi sono chiesto se gli altri potessero essere diventati più forti di me, poi ci ho pensato un attimo e ho detto “no, no, sono ancora più forte io”. Però dovevo dimostrarlo».
Perché bisogna arrendersi all’evidenza: come Greg c’è solo Greg. L’unico uomo al mondo capace di trasformare un 1500 metri in 14 minuti e rotti di emozioni: la Duna Arena si incendia per lui che sta nuotando in prima corsia una gara solitaria come fosse Milak l’ungherese, c’è una magia speciale nell’aria che solo Greg. E vai tu a sapere perché. È qualcosa che va molto oltre l’aspetto tecnico, è come spiegare perché Valentino Rossi o Roger Federer, per dirne due, sono (e resteranno) diversi. Lo sono e basta, il pubblico in qualche modo lo sente e lo spinge («Dalla corsia 1 li sentivo addosso»), lui aveva una gara sola in testa e la fa, partire fortissimo, imprimere il proprio ritmo, far vedere quello che ha e che negli 800 non era riuscito a mettere in acqua, sa che se arriva a giocarsela allo sprint con l’americano Finke e il tedesco Wellbrock vincono loro, quindi parte dalla sua corsia laterale – non è un caso, l’ha cercata: sarà la mossa tattica decisiva – e stacca, se qualche miscredente dubita sulla tenuta si deve ravvedere subito, perché Greg è sempre più lontano in testa, fino ai 1450 metri è da record del mondo, meglio del discusso Sun Yang («Come sempre, ma mi avvicino sempre di più»), nel finale cala un filo, ma è già imprendibile. Chiude in 14’32’’80 (comunque record europeo), ciao Finke e ciao Wellbrock, è oro. «La medaglia più importante di tutte. È molto più difficile, e stancante anche mentalmente, vincere oggi rispetto a 10 anni fa».
Paltrinieri
In questi giorni
ho avuto dubbi,
poi ci ho pensato
un attimo
e ho detto:
no, no, sono ancora io
il più forte
Ciascun nuotatore ha una gara del cuore, per Greg dalle mille fatiche, che oggi già si butta nel Lupa Lake per la staffetta perché le acque libere sono un mondo con meno regole che lo diverte, il punto d’orgoglio sono i 1500: ci ha vinto l’oro a Rio e poi il Mondiale del 2017. Ma erano cinque anni che non si ripeteva. «Ed erano anni che sapevo di valere questi tempi, ma non mi venivano. E adesso c’erano questi nuovi che sembravano più forti... Però io non ho mai smesso di crederci, a volte le gare le vinco, a volte no, ma ero convinto anche negli 800 di essere in condizione».
Quel quarto posto è stato il punto di svolta: «Io non valgo il tempo che ho fatto. Lo sapevo. Ho iniziato con troppa foga, sono andato fuori giri. Anche oggi ho aggredito, ma in modo diverso, più ragionato. Non devi cercare la prestazione, deve essere tutto più armonico, dev’essere un insieme di sensazioni che vengono».
Ma non è, naturalmente, solo una questione di cuore o coraggio. Dietro alle emozioni c’è una mossa tattica precisa, un calcolo nato nella camera d’albergo dell’allenatore Fabrizio Antonelli, studiata vivisezionando la gara degli 800 fotogramma per fotogramma. «Abbiamo capito che la soluzione era semplice – spiega Antonelli —, doveva solo nuotare il tempo migliore che aveva nelle braccia, se n’è convinto». Già ma come? «Mi aveva detto che nella corsia centrale, in mezzo a quei due, Wellbrock e Finke, si sentiva braccato, e quindi bisognava tirarlo fuori dalla gabbia. Abbiamo studiato apposta il tempo da fare in batteria, il settimo, in modo che nuotasse in prima corsia, fuori dalla mischia. Dovevo trovargli la condizione ideale, tatticamente e psicologicamente». Una mossa geniale, una gara dominata. «È la prima del Greg 2.0, in cui si vede la mia preparazione». E chi ha dubitato funzionasse non conosceva la prima legge del nuoto.