Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2022  giugno 25 Sabato calendario

Caterina Balivo e l’educazione dei figli

«Il mio ego televisivamente parlando è appagato. Ma non la voglia di confrontarmi con cose nuove». Se si escludono il divertissement del Cantante mascherato e il radiofonico Cattivissim* con Saverio Raimondo, Caterina Balivo era lontana dal piccolo schermo dalla primavera 2020, quando aveva detto addio a Vieni da me dopo la tormentata stagione del lockdown.
Per anni garbata padrona di casa del pomeriggio di Rai2, ora torna in tv by night con due programmi molto diversi da quelli di allora. Il primo, Chi vuole sposare mia mamma, è già in onda in prima serata su Tv8 (e on demand su Sky): ne è protagonista una mamma single, con erede ormai grande al seguito, che deve scegliere l’uomo «giusto» tra sei candidati. I figli possono dire la loro ma non sempre sono ascoltati. La conduttrice, presente ma neutrale, ha anche funzione di conforto delle partecipanti in crisi. Il secondo la riporta invece a Rai2, ma in seconda serata, alla conduzione di Help. Ho un dubbio. Qui persone normalissime, in preda a dubbi esistenziali, li sottopongono a una platea di 100 persone che, informate dei fatti, daranno un parere insindacabile e vincolante. Lei intervisterà e stuzzicherà.
È una tv differente da quella cui ci aveva abituati. Non le mancano la diretta, il rapporto immediato col pubblico?
«Certamente. Se non avessi i social. Ma poiché sono molto attiva (Instagram, Twitter, Facebook e il blog Caterina’s Secrets), il contatto continuo con la gente non mi manca. Certo, non è la stessa cosa, ma tampona l’esigenza di dire la mia su fatti e temi che mi premono. Per esempio, durante il lockdown avevo aperto su Instagram la rubrica quotidiana "My Next Book": insieme a mio marito incontravamo scrittori in un momento in cui, con tutto chiuso, lanciare un libro era problematico».
E il bello della diretta?
«L’ho fatta per 20 anni. Direi che il mio ego in materia è abbondantemente appagato. Sento invece il bisogno di cimentarmi in cose diverse. Mi ha molto coinvolto per esempio il contatto diretto con queste mamme e i loro figli: senti affetti potenti».
Nessun effetto pandemia? Molti in questi anni hanno messo in discussione la propria vita precedente.
«Certo che il lockdown mi ha messo di fronte a una diversa scala di priorità. Per anni ho condotto una vita dove c’era posto quasi solo per il lavoro: uscivo presto per tornare a casa di corsa e subito uscire di nuovo. Sono ritmi che se vanno bene per me, non vanno bene per i miei figli, per la mia famiglia (è sposata da anni con l’autore dei Diavoli Guido Maria Brera, ndr). Il lockdown mi ha fatto molto riflettere. Non voglio più vivere l’ansia di quei tempi».
Ammette di essere molto presente sui social, poi condivide un articolo in cui si sostiene che bisogna limitarne l’uso poiché rendono ansiosi e infelici. Non c’è contraddizione?
«Dipende da come si usano. Io lo so: veicolo me stessa e notizie su di me da quando neppure esistevano. So quindi come tenerli sotto controllo. Così come so dosare quanto dico della mia vita privata: non condivido immagini dei miei figlio o attività che svolgo con loro (o almeno lo faccio davvero poco). Né con mio marito. I social riguardano me, non noi. Non sono bulimica del raccontare tutto quello che faccio. Vuoi mettere quanto è meglio leggere un libro dello scrollare gli altrui social?».
Niente social per i bimbi, quindi?
«Ma per carità. Cora è ancora piccina. Guido Alberto non ha il telefonino e non lo avrà fino a 12 anni. E se solo insiste per averlo prima, sa che il risultato è opposto: glielo posticipiamo. Così non gioca neppure con i videogame. E anche l’uso della tv è sotto controllo: ne abbiamo una sola grande in soggiorno davanti a un divanone che ospita tutti, e una piccola in cucina, per i notiziari. Io e Guido siamo un po’ talebani. E assolutamente allineati. Un libro è meglio di qualunque videogioco o social. Lo dico sempre alle altre mamme: "Non mollate, fateli leggere". Se a un ragazzino date un libro o un album con dei colori passerà ugualmente bene il suo tempo e in modo più costruttivo».
Severi, insomma?
«Sì. Ed è giusto. Devono imparare. Un giorno eravamo al ristorante ed erano assolutamente insopportabili: non li abbiamo portarti al ristorante per un mese. "Vi scordate pizza e würstel. Restate a casa con l’insalata di lenticchie e le polpette di merluzzo"».
C’è un tema, famiglia e libri a parte, che la scalda altrettanto?
«Sono ambasciatore Unesco per gli oceani. La crescita di una coscienza green è sempre più diffusa, mentre si parla molto poco dei mari, che invece sono messi malissimo. Non sono solo ammalati di plastica, ma la loro biodiversità è sempre più a rischio. Ricrearla e preservarla è pensare al nostro futuro. E poi c’è il problema dell’inquinamento da idrocarburi: non esiste neppure una normativa sull’inquinamento dovuto ai carburanti delle navi. E dalla condizione dei mari, è anche collegata l’attuale crisi idrica. Abbiamo fatto investimenti sbagliati: e il 2050 previsto per la transizione ecologica è già dietro l’angolo. Siamo in ritardo e questo ci costringerà a fare scelte meno graduali, più radicali e dolorose per uscirne».