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 2022  giugno 25 Sabato calendario

Tetto al prezzo del gas rimandato a settembre

La proposta italiana di introdurre un tetto al prezzo del gas non è stata bocciata, ma il Consiglio europeo ha deciso di rimandarla a settembre. Il piano della Commissione – chiesto dai leader già al vertice di maggio – arriverà soltanto dopo la pausa estiva e sarà discusso al vertice di ottobre. Non proprio lo scenario auspicato dal premier Mario Draghi, che nella due giorni di riunioni a Bruxelles aveva addirittura proposto un summit straordinario da tenersi a luglio.
Dietro al rinvio non ci sono ragioni di tipo tecnico – «la Commissione avrebbe i mezzi per produrre uno studio ed elaborare una proposta nel giro di un paio di settimane», spiegava ieri un funzionario Ue –, gli ostacoli sono tutti politici. Il secondo giro di consultazioni tra i capi di Stato e di governo ha dimostrato che per una misura simile manca ancora il consenso necessario. Non si sa quando, ma nemmeno se arriverà. Il sostegno dei governi mediterranei, del Belgio e della Francia non basta: gli altri Paesi principali – per motivi diversi – continuano a opporsi. A cominciare dalla Germania di Olaf Scholz, che non si è fatto convincere dagli argomenti di Draghi («L’Europa deve usare il suo potere di mercato con Mosca») e teme che la Russia adotti misure di ritorsione capaci di azzerare i flussi e quindi mettere in ginocchio l’economia tedesca.
Per questo, al momento, la priorità su cui lavorerà la Commissione è un’altra: mettere a punto un piano di emergenza per far fronte a un eventuale azzeramento completo delle forniture di gas russo. «Dodici Stati membri – ha spiegato Ursula von der Leyen – hanno già subìto un taglio totale o parziale dei flussi di gas. Dobbiamo augurarci il meglio, ma prepararci al peggio». La proposta sul tetto al prezzo, dunque, arriverà soltanto dopo, anche se il premier italiano ha fatto presente che se le cose dovessero precipitare potrebbe essere necessario convocare un vertice straordinario prima della pausa estiva.
Nelle prossime settimane la Commissione metterà a punto i piani di emergenza che prevedono misure di solidarietà tra i Paesi e di risparmio energetico in caso di uno stop del gas. «Se alzassimo di due gradi la temperatura dei condizionatori – ha spiegato a titolo d’esempio la presidente – risparmieremmo la quantità di gas che importiamo dal Nord Stream 1». A settembre, invece, ci sarà uno studio completo sul mercato energetico – compresa un’analisi relativa alla possibile separazione del prezzo dell’elettricità da quello del gas – e l’Italia si aspetta idee concrete sul tetto al prezzo del metano da discutere al summit del mese successivo. Roma ha sin qui proposto un intervento sul prezzo del gas russo che viene acquistato tramite gasdotto. Ma potrebbero esserci anche altre soluzioni più «invasive», come un intervento a monte sul mercato del gas all’ingrosso. «Stiamo analizzando diversi modelli», ha spiegato Von der Leyen. «Noi non siamo contro – ha messo le mani avanti l’olandese Mark Rutte –, ma non siamo nemmeno favorevoli perché pensiamo che gli effetti negativi superino quelli positivi».
Draghi vorrebbe portare la questione anche al vertice del G7, dove gli Stati Uniti insisteranno con i dazi sul petrolio russo che funzionerebbero come una sorta di tetto al prezzo. Ma in Europa c’è molto scetticismo, a partire dal cancelliere tedesco Olaf Scholz. «Dobbiamo fare attenzioni ai possibili effetti collaterali», ha sottolineato Charles Michel, presidente del Consiglio europeo, mentre Von der Leyen ha ricordato che comunque l’Ue ridurrà nettamente gli acquisti di greggio entro la fine dell’anno per effetto delle sanzioni.
La seconda giornata del vertice è stata tutta dedicata alle discussioni sulla situazione economica e in particolare all’andamento dell’inflazione. Christine Lagarde ha confermato che i prezzi resteranno alti a lungo e ha ribadito l’intenzione della Bce di intervenire per riportare l’inflazione attorno all’obiettivo del 2%. Rispetto alla riunione dell’Eurogruppo della scorsa settimana, al tavolo dei leader non c’è stato l’assalto dei "falchi" per lo scudo anti-spread proposto da Francoforte. «I capi di Stato e di governo – spiega una fonte diplomatica – sono apparsi molto più preoccupati per la situazione dell’energia che per le mosse della Bce, la cui azione non è stata messa in dubbio».