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 2022  giugno 26 Domenica calendario

I finti quadri di Basquiat in mostra

L’epilogo di questa storia risale alle ultime ore, ma già nei mesi scorsi più di un appassionato d’arte aveva avuto dubbi: com’è possibile che venticinque nuovi dipinti di Jean-Michel Basquiat siano apparsi (quasi) dal nulla? Parliamo non solo di un artista che alle aste passa di mano per decine di milioni di dollari, ma anche di uno dei pochi personaggi di culto dell’arte contemporanea, di quelli che ispirano la scena hip-hop e la cui zazzera ricciuta compare sulle magliette in vendita un po’ dappertutto a New York.
Eppure, intorno a quei dipinti su cartoni di reimpiego, l’Orlando Museum of Fine Arts ha imbastito una mostra discussa sin dai primi giorni dell’apertura, nel febbraio scorso. E proprio ieri «Heroes and Monster», dalla Thaddeus Mumford, Jr. Venice Collection, è stata chiusa con qualche giorno di anticipo, perché l’Fbi ha deciso di sequestrare quelle che considera «opere di dubbia autenticità». Il finissage era previsto il 30 giugno, ma gli investigatori hanno agito prima, sospettando che dietro ci fosse un tentativo commerciale che approfitterebbe del terreno fertile che negli ultimi anni è fiorito ai piedi dell’artista, assieme a Keith Haring il più importante esponente del graffitismo americano. Un numero: l’anno scorso, il suo dipinto In this case (uno dei famosi grandi teschi) è stato battuto all’asta da Christie’s a New York per 93 milioni di dollari e rotti. Intorno all’artista di Brooklyn, morto a soli 28 anni per overdose nel 1988, negli anni si è creato una sorta di cerchio magico di sostenitori, appassionati, collezionisti. Come il miliardario giapponese Yusaku Maezawa, che negli anni ha venduto e ricomprato le sue opere con abilità. E proprio da una collezione nasce il mistero di Orlando, Florida: quei venticinque dipinti, secondo il catalogo della mostra, vennero eseguiti da Basquiat nel 1982, mentre si trovava a Venice, California. E qui la trama si infittisce: secondo Aaron De Groft, direttore del museo di Orlando, i dipinti sarebbero stati venduti direttamente da Basquiat a Thaddeus Mumford, autore televisivo e produttore (ricordate la serie «M*A*S*H»?). Per soli cinquemila dollari. E in contanti.
A questo punto, se fossimo in un romanzo di John Updike, ci troveremmo di fronte a feroci faide familiari per un’eredità d’arte. Ma siamo nel più prosaico pianeta degli scambi commerciali e così la versione ufficiale racconta che Mumford chiuse quei dipinti in garage, dove sono rimasti per trent’anni fino a quando gli attuali proprietari (William Force e Lee Mangan) non li rilevarono per 15 mila dollari nel 2012, approfittando di una liquidazione dei beni del garage per mancato pagamento dell’affitto. Insomma, l’Art Crime Team dell’Fbi vuole fare chiarezza in questa storia, che in qualche modo ricorda – almeno nella dinamica – quello che avvenne con i Modigliani in mostra nel Palazzo Ducale di Genova nel 2017. Quanto varrebbero, se autentici? Circa cento milioni di dollari, secondo Putnam Fine Art and Antique Appraisals.

Quel che resta è la storia di uno dei tanti ragazzi prodigio risucchiati dagli anni Ottanta, quando l’arte cominciava a diventare appetibile per la finanza. E l’artista doveva fare una cosa sola: produrre tanto.