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 2022  giugno 26 Domenica calendario

Dopo l’aborto toccherà ai diritti dei gay?

Il timore, adesso, è quello di un effetto a catena. L’aborto potrebbe essere solo il primo di una serie di diritti civili cancellati dalla Corte Suprema degli Stati Uniti. È uno scenario ipotizzato dal giudice Thomas Clarence, uno dei componenti del blocco conservatore. Il suo commento alla sentenza di venerdì scorso sembra un programma dettagliato per i prossimi mesi: «Rivedere», cioè cancellare, le decisioni assunte dalla Corte che hanno legittimato l’uso dei contraccettivi all’interno delle coppie sposate, il sesso consensuale tra gay, il matrimonio tra omosessuali. La dottrina base è quella del cosiddetto «originalismo», cioè interpretare alla lettera la Costituzione. Gran parte dei diritti civili oggi riconosciuti si fondano sul 14esimo Emendamento che garantisce «i privilegi, le immunità e la libertà dei cittadini americani». La norma fu approvata nel 1866 e ratificata dagli Stati nel 1868. Clarence sostiene: a quell’epoca i legislatori non pensavano certo a temi come l’aborto, i contraccettivi o le coppie omosessuali. Ma è un ragionamento che non sembra condiviso da tutti i giudici conservatori. A cominciare da Samuel Alito, il relatore di maggioranza nella decisione che ha cancellato Roe v. Wade. Alito sostiene che lo schema giuridico usato nel caso dell’aborto non possa essere esteso ad «altre materie». Ma i tre componenti liberal della Corte non ne sono per niente convinti. Elena Kagan, Sonia Sotomayor e Stephen Breyer nel «parere dissenziente» sono molto netti: «Nessuno dovrebbe pensare che la maggioranza di questa Corte abbia terminato il lavoro».