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 2022  giugno 26 Domenica calendario

Ragazzino russo fa pestare il compagno cinese dal bodyguard

Da un lato il giovane studente russo con il suo autista – bodyguard. Dall’altra il compagno di classe, un tredicenne cinese. I due ragazzini bisticciano. Si insultano. Forse arrivano alle mani. Poi accade l’imponderabile. L’alunno, originario di Mosca, chiama in sua difesa il suo chauffeur-guardaspalle. L’uomo non cipensa due volte: minaccia e aggredisce lo scolaro asiatico. Lo fa all’interno della scuola. Un istituto privato tra i più blasonati di Roma, a nord della Città Eterna.
Due piccoli rampolli di facoltose famiglie, che vivono nella Capitale, si affrontano. Tra i ragazzi non corre buon sangue. In questa storia c’è, però, una variabile impazzita. L’ingresso in scena, e di forza, dell’autista – guardia del corpo del russo. Non è chiaro se il tredicenne si sia confidato con lui dopo il battibecco con il compagno di classe, oppure se gli abbia chiesto, in modo esplicito, di intervenire. Ad ogni modo l’uomo, anche lui cittadino russo, prende, a suo modo, le parti del baby datore di lavoro.
Nessun lavoro di mediazione. Nessun discorso per cercare di dirimere la controversia tra i ragazzini. Lo chauffeur preferisce la reazione muscolare: si arrotola lemaniche e va alla ricerca del bambino che ha offeso il suo compatriota. Entra nella scuola e, di fronte a una platea di alunni, vicino agli armadietti mentre il piccolo sistema i suoi libri, fa partire la “punizione”. Il ragazzino russo, per non fargli sbagliare studente, punta il dito contro il cinese. Questa la ricostruzione contenuta nella denuncia finita poi sul tavolo dei magistrati.
L’autista va incontro al bambino di origine asiatica. Lo afferra per il bavero, gli torce il braccio dietro la schiena, gli agguanta il collo con l’altra mano. Il piccolo è terrorizzato. Poi il tuttofare gli spiffera all’orecchio: «Se lo tocchi di nuovo ti spacco la faccia». Questo ciò che avrebbe detto l’uomo al ragazzino.
Il tredicenne è terrorizzato, abbozza un sì. Mentre l’altro va via da scuola accompagnato dall’autista, sale nella Mercedes, e ritorna nel castello dove vive alle porte di Roma.
L’altro, invece, rimane di sasso. Scioccato per la risposta del compagno di classe spalleggiato dal suo bodyguard. Poi il giovane cinese va a casa e riferisce tutto alla madre. I genitori sono infuriati. La donna chiama il padre del ragazzo e datore di lavoro dell’autista, un magnate russo. Quest’ultimo, però, decide di denunciare, alla procura dei minori, il bambino cinese per aver picchiato il figlio. I pm, però, archiviano tutto.
La signora di origine asiatica, invece, si rivolge al centro nazionale contro il bullismo Bulli Stop e all’avvocato dell’associazione, il penalista Eugenio Pini. Parte una querela e poi un’indagine meticolosa dei poliziotti del commissariato Flaminio Nuovo. L’autista finisce davanti al giudice di pace, sezione penale. Gli agenti, nell’informativa finale inviata in procura, indicano i reati di minacce a minori e lesioni. Insomma, per gli investigatori, l’uomo avrebbe aggredito il bambino. Tuttavia la madre del ragazzino non si presenta, pochi giorni fa, all’udienza di fronte al magistrato. Questo equivale al ritiro della denuncia. È comunque soddisfatta. Per lei è chiaro che il figlio sia stato vittima di una brutta aggressione da parte di un adulto a scuola.