La Stampa, 26 giugno 2022
Strage di migranti a Melilla
Si fanno ora dopo ora più angoscianti gli aggiornamenti in arrivo sull’ultima tragedia avvenuta al confine tra Marocco e Spagna. Una strage nel corso di un caotico tentativo di sfondare o saltare la barriera che protegge l’enclave iberica di Melilla. Le ong attive sul posto avvertono che le vittime potrebbero essere almeno 37, secondo la nota attivista spagnola Helena Maleno. E mentre si contano a decine i feriti – sia tra i giovani disperati in cerca di una chance in Europa, sia tra i poliziotti schierati da Rabat e Madrid -, il premier spagnolo Pedro Sánchez afferma: «Se c’è un responsabile di quello che è avvenuto, sono le mafie che trafficano con esseri umani».
Le poche informazioni provenienti dalle autorità locali complicano la ricostruzione precisa di quanto avvenuto nel territorio di Nador, l’ultima città marocchina prima del confine. Nei video diffusi dall’Associazione Marocchina dei Diritti Umani si vedono decine di migranti ammassati per terra, sotto la sorveglianza di guardie marocchine, alcuni immobili e forse già morti. Circa 1.500 persone, secondo Madrid, sono riuscite ad arrivare in gruppo alla barriera frontaliera. «C’è chi è caduto dall’alto, altri potrebbero essere rimasti schiacciati», afferma Maleno in un messaggio vocale: «Sono stati lasciati lì senza aiuto, agonizzanti».
«È stato un attacco all’integrità territoriale del nostro Paese», ha continuato Sánchez, parlando di «assalto violento e organizzato». Anche l’Rni, partito marocchino di governo, ha condiviso la sua tesi secondo cui dietro i fatti ci sarebbero «reti di trafficanti». Gruppi umanitari denunciano invece un uso «sistematico» della forza sui migranti. Situazione che aumenta il loro grado di «disperazione» e che si è aggravata quando a marzo Madrid e Rabat hanno dato il via a un nuovo rapporto di cooperazione bilaterale, dopo mesi di tensioni diplomatiche per la spinosa questione del Sahara occidentale. —