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 2022  giugno 25 Sabato calendario

Biografia di Paolo Banchero

Flavio Vanetti, Corriere della Sera
Un completo viola di Dolce & Gabbana tempestato di orpelli simili a brillanti, una collana vistosa con l’iniziale del nome (P) e con il numero 5 che usava alla Duke University, scarpe color argento. E una strana capigliatura che faceva pensare che il parrucchiere si fosse distratto nell’eseguire il taglio. Con un look che ha fatto ricordare Prince, Paolo Napoleon James Banchero, millennial del 2002, è salito sul palco del Barclays Center di Brooklyn a braccetto di papà Mario e mamma Rhonda Smith e ha ricevuto dal commissioner Adam Silver la nomina a prima scelta del Draft 2022 della Nba. L’ex Blue Devil è stato selezionato dagli Orlando Magic, vincitori della lotteria tra le squadre peggio classificate. «È stato un momento emozionante: non avevo mai pianto in vita mia, ma ora mi sento pronto».
Dopo settimane surreali che hanno fatto impazzire osservatori e bookmaker, il team della Florida ha sciolto l’interrogativo: lui o Jabari Smith, posto che Chet Holmgren era già d’accordo con gli Oklahoma City Thunder che avrebbero parlato subito dopo i Magic? Risposta: lui, Paolo il paisà di Seattle. Così l’Italia, che saluta il Draft migliore di sempre grazie anche a Gabriele Procida (dalla Fortitudo Bologna ai Detroit Pistons, via Portland Trail Blazers: numero 36) e Matteo Spagnolo (di proprietà del Real Madrid, prestato a Cremona e adesso con la chance dei Minnesota Timberwolves: numero 50), rivive la gloria di Andrea «Mago» Bargnani, prima scelta di Toronto nel 2006. Ma Banchero precisa che mancherebbe di rispetto al predecessore se si definisse il secondo italiano a essere «first pick overall». «Non sarebbe giusto: Bargnani è nato e cresciuto in Italia, io a Seattle».
In effetti è vero, ma non sottilizziamo perché alle spalle c’è il lavoro diplomatico di Petrucci, della Federbasket e del g.m. Salvatore Trainotti, che ha prospettato l’azzurro alla famiglia e a Paolo, in possesso del nostro passaporto dal febbraio 2020. «Nella promessa che Banchero mi ha fatto al telefono – spiega il neo c.t. Gianmarco Pozzecco – ho letto un intento serio e non una bufala. Potremmo averlo al Mondiale 2023: ma dovremo meritarcelo, qualificandoci». Dal Mago a uno dei Magic, sempre di arti occulte (cestistiche) parliamo. Per il tredicesimo anno di fila una matricola del college è selezionata come prima scelta.
Paolo è stato stella di Duke dopo esserlo stato della O’Dea High School di Seattle. È alto 2.08, pesa 113 chili, ha un fisico speciale (a 15 mesi era già lungo 91 cm) che gli regala tiro, controllo dei movimenti, energia, flessibilità. Unico punto debole: in partita suda molto e perde fino a 3 chili. È un’ala che può anche giocare da centro o da «piccolo»: «Sono fortunato che Dio mi abbia dato queste doti» dice. Pur parlando poco la nostra lingua, Banchero ha l’Italia nel cuore grazie alle radici liguri dei nonni del padre Mario, titolare di una macelleria, ex giocatore di football e marito di Rhonda Smith, quotata ex giocatrice di colore che ha avviato al basket pure l’altro figlio, Chris, oggi nelle Filippine. I bisnonni erano emigrati negli Usa a inizio Novecento per lavorare nelle miniere di carbone. Paolo va orgoglioso della doppia cittadinanza e ora si lancia nella nuova sfida: «Vivrò alla giornata, lavorando sodo per essere ripagato». E per mantenere la promessa fatta all’Italia: «Mi sembra – scherza il Poz – che il vestito che indossava tendesse all’azzurro...».

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Antonio Barillà, La Stampa
L’abito viola, in perfetto stile Prince, è un omaggio ai colori dei Washington Huskies, team dell’università di Seattle dove mamma Rhonda e papà Mario si conobbero. Paolo Napoleon James Banchero, 19 anni, prima scelta assoluta al Draft Nba, ha seguito le orme di lei, sesta realizzatrice nella storia dell’ateneo, professionista Wnba e coach della Holy Names Academy. Il padre, ottimo tight end da studente, non è riuscito a trasferire con identica forza la passione per il football americano, però ha trasmesso qualcosa di più profondo, l’orgoglio per le radici che trasforma la cerimonia di Brooklyn in un’indimenticabile notte tricolore: «Ringrazio i tifosi italiani, ho sempre sentito il loro amore: giocherò in azzurro, è una promessa, non questa estate ma la prossima». Parole incrinate da un’emozione così intensa da rigargli il volto quando il commissioner ne pronuncia il nome come numero uno assoluto per gli Orlando Magic: «Mai avevo pianto di gioia, non ho avuto tempo di realizzare cosa stesse accadendo». È il secondo italiano di sempre prima scelta, sedici anni dopo Andrea Bargnani, si chiede se il paragone è giusto («Lui è nato e cresciuto in Italia, io a Seattle»), ma non è un dubbio, solo una riflessione sul confine tra timidezza e rispetto: «Di sicuro sono fiero delle mie origini e non vedo l’ora di rappresentare l’Italia». Un legame che si riannoda dopo oltre un secolo, perché gli avi di Banchero lasciarono la Liguria a fine Ottocento per lavorare nei campi e nelle miniere di Black Diamond: nonostante le tante ricostruzioni del web, il filo dell’emigrazione porta a Valbrevenna e Mareta, vicino Genova. Papà Mario, che oggi gestisce l’azienda di famiglia Mondo and Sons, fondata nel 1932 dal bisnonno Armando, ha custodito, insieme ai fratelli, ricordi e appartenenza, ma anche ricette tradizionali - lasagne e pizza le sue specialità – e schegge d’una lingua che Paolo si ripromette invece di studiare, limitandosi per ora alla semplicità d’un «ciao». Prenderà lezioni e approfitterà d’un viaggio immaginato da tempo e ormai imminente - oltre alla visita dei luoghi d’origine, sogna un giro in gondola a Venezia -, in un Paese che dal 2020 non è più solo nel cuore ma sul passaporto.
A orientare Paolo verso il basket di mamma e non al football di papà, non sono stati solo l’esempio e la vocazione, ma il fisico: a quindici mesi era già lungo 91 centimetri e oggi raggiunge i 2,09, potente e agilissimo, versatile come pochi. Incanta già all’O’Dea High School, primattore di un titolo atteso dodici anni, i migliori college lo corteggiano ma coach Mike Krzyzewski lo convince ad accettare la Duke University, condotta quest’anno fino alla Final Four con prestazioni valse l’inserimento nel quintetto ideale - unico non appartenente alle finaliste Kansas e North Carolina -, e a precedere, a sorpresa, Chet Holmgren che è andato a Oklahoma City alla 2 e Jabari Smith, a Houston con la 3. Gli Huskies, quando scelse Duke, rimasero male: il colore viola del vestito - made in Italy anche quello, di Dolce e Gabbana - è anche un modo di farsi perdonare. Il Ct Gianmarco Pozzecco è pronto ad abbracciarlo, godendosi un draft più azzurro che mai, completato da Gabriele Procida, comasco con radici campane, scelto alla 36 da Portland per i Detroit Pistons e da Matteo Spagnolo, brindisino cresciuto nella Stella Azzura Roma e nel Real Madrid, alla 50 dai Minnesota Timberwolves. E Banchero ripete adesso la promessa con il cappellino di Orlando in testa, festeggiato dalla famiglia al completo nel parterre e da grandi star, dal regista Spike Lee al calciatore Kylian Mbappè: aveva scelto l’Italia ben prima di scalare il Draft, aveva postato il tricolore nei profili social e appeso in camera la canotta azzurra ricevuta dalla Federazione prima che il lockdown cancellasse il suo primo stage. Appuntamento solo rimandato: «Ti aspettiamo» dice, complimentandosi, il presidente Gianni Petrucci.