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 2022  giugno 24 Venerdì calendario

L’ultima verità sulla data della distruzione di Pompei

«È uno studio sul materiale edito che conferma quanto da tempo un sempre maggior numero di studiosi sostiene, ovvero che l’eruzione del Vesuvio sia avvenuta in autunno. Ci fa piacere che tale ipotesi, corroborata da un’iscrizione a carboncino rinvenuta nel 2018 da Massimo Osanna, al tempo al mio posto, trovi riscontro anche in questo nuovo studio». Gabriel Zuchtriegel, direttore del Parco archeologico di Pompei dall’aprile 2021, commenta così, con un pizzico di ironica malizia, il clamore nato intorno al saggio della rivista «Earth Science Reviews» e che indica nel 24-25 ottobre del 79 dopo Cristo, e non nel tradizionale 24-25 agosto, la vera data dell’eruzione distruttiva del Vesuvio. Lo studio (The A.D. 79 eruption of Vesuvius: a lesson from the past anche the need of multidisciplinary approaches for developments in vulcanology) è stato condotto con una vasta collaborazione italiana e con un approccio multidisciplinare dall’Istituto Nazionale di geofisica e Vulcanologia (Ingv) come capofila e poi il Cnr, l’università di Pisa, l’Istituto di Geologia ambientale, il Laboratoire Magmas et Volcans di Clermond-Ferrand in Francia, l’Università di Edimburgo. 
Come ha spiegato Mauro Di Vito, vulcanologo nell’Ingv e coordinatore dello studio, «sono stati integrati dati storici, stratigrafici, sedimentologici, petrologici, geofisici, paleoclimatici e di modellazione dei processi magmatici ed eruttivi». Dice ancora Di Vito: «L’articolo parte dalla ridefinizione dell’eruzione distruttiva che sarebbe avvenuta nell’autunno del 79 dopo Cristo e non il 24 agosto, come si è ipotizzato in passato». 
Non è una novità assoluta, anzi, come ammette il coautore dello studio, Biagio Giacco, ricercatore dell’Istituto di Geologia ambientale del Cnr, visto che era già avvenuta a Pompei la scoperta di cui parla Gabriel Zuchtriegel. Massimo Osanna, oggi direttore generale dei Musei al ministero della Cultura, il 17 ottobre 2018 aveva annunciato il ritrovamento di un’iscrizione a carboncino con la data del sedicesimo giorno prima delle calende di novembre, ovvero del 17 ottobre. In contrasto con la versione più diffusa della famosa lettera di Plinio il Giovane a Tacito sulle circostanze della morte di suo zio, il grande studioso Plinio il Vecchio, e che indicava la data nel «nonum kal. Septembres», cioè nove giorni prima delle calende di settembre, dunque il 24 agosto. 

Possibile che Plinio abbia sbagliato? Massimo Osanna sorride divertito: «A sbagliare non è stato certo il povero Plinio. I testi antichi sono stati trascritti e tramandati nei secoli. Molti pazientissimi monaci amanuensi li hanno copiati in vari periodi del Medioevo e spesso avevano testi antichissimi e malridotti. La versione più diffusa è quella, ma ce ne sono altre copie che indicano “nonum kal. Novembres”, ovvero il 24 ottobre. Lo storico Cassio Dione scrive in greco e parla espressamente di autunno». Nel 2018 Osanna aveva indicato altri elementi: «Già nell’800 un calco di un ramo che fa bacche in autunno aveva fatto riflettere, oltre al rinvenimento di melograni e dei bracieri».