la Repubblica, 24 giugno 2022
Gordon era mio padre
Un giorno, quando avevo tredici anni, feci una proposta a mio padre: ero pronto a smettere di contrastarlo, come avevo fatto per tutta la mia infanzia, e cominciare a fare qualsiasi cosa mi dicesse, a patto che mi insegnasse a essere un uomo. Persino mentre gli stavo facendo questa proposta, sapevo di star commettendoun errore. Un istinto profondo mi suggeriva di non accordare a questo individuo il controllo della mia vita. Stavo concedendo troppo, e lo stavo facendo per paura – paura della sua rabbia. In più, da parte sua non avrebbe mai mantenuto il patto fino alla fine. Potevo leggerglielo in faccia. Rispose alla mia proposta “Sì, certo, va bene” – con leggerezza.
Nonostante sapessi di compiere un errore, nascosi a me stesso questa consapevolezza e, da quel momento, iniziai una nuova relazione con Gordon. Invece di oppormi a lui come avevo sempre fatto, diventai per i sei anni successivi il suo discepolo, il suo schiavo, il suo capro espiatorio. Rinunciai alla possibilità di vivere la mia adolescenza al momento adeguato, di ribellarmi e formarmi da persona adulta indipendente, in cambio della discutibile ricompensa di essere l’amico più intimo di Gordon.
Gordon sembrava avere grandi cose da insegnarmi. Cosa che si rivelò falsa. O fallì nei suoi insegnamenti, o ciò che mi insegnò non era così importante da sapere. Quindi forse mi ha tradito. Sicuramente mi ha truffato. Ma io gli ho permesso di imbrogliarmi. Ciò che è successo lo interpreto come un tradimentoautoinflitto. Cosa mi insegnò, quindi? Che il mondo era antisemita. Chiunque non fosse ebreo era cristiano, e i cristiani volevano uccidere gli ebrei. Ma non tutte le sue idee erano inutili o guastate dalla rabbia. Sosteneva che ci fosse più ebraismo nella comicità ebrea che nell’andare in sinagoga. Che essere davvero ebreo volesse dire venire accusato di essere ebreo. (Questa è buona). Ma le buone idee si confondevano con le stupidaggini e i risentimenti irrisolti. Se tutti i cristiani volevano uccidere gli ebrei, dove si collocava mia madre, che era di provenienza protestante del Midwest?
Gordon mi usava per creare una mitologia di se stesso. Mi raccontava le sue storie di guerra, le sue imprese sessuali. Per esempio, fu arrestato mentre era sovreccitato per l’ACTH e pensava di avere una forza sovrumana: ci volle più di un poliziotto per contenerlo (raccontò a suo figlio adolescente). Non ripeterò la storia di sesso che vide coinvolte una madre e una figlia – è troppo oscena – che mi raccontò quando io, lui e mia madre eravamo in vacanza in Francia nella primavera del 1989, mentre mia madre era in difficoltà, perché sapeva di essere malata terminale e che la malattia stava peggiorando.
Gli effetti del non vivere una normale adolescenza sulla mia salute psicologica peggioravano man mano con gli anni. All’ultimo anno di scuola superiore ero in condizioni pessime e al mio primo anno ad Harvard ancora peggio. Vivevo con un’ansia costante, consapevole che i miei compagni stessero diventando dei giovani uomini mentre io rimanevo indietro, un ragazzino strano. Mio padre incoraggiava la mia stranezza. Mia madre protestava, ma non la ascoltavo perché era mia madre, ed era da mio padre che speravo di imparare a diventare un uomo. Mi sarei dovuto ricordare: alle elementari, i miei genitori mi mandarono al campo estivo. Lì, scoprii il sollevamento pesi con gli addetti alla cucina. Quando mio padre mi vide alla fine dell’estate, dichiarò che stavo diventando “troppo muscoloso”. L’anno successivo, scrisse al direttore del campo affinché mi proibisse di sollevare pesi. Questo episodio riassume la relazione di mio padre con me: non voleva che diventassi più forte di lui.
A un certo punto, nella fase iniziale della mia ribellione, capitò un fatto strano che ricorderò per sempre. Mio padre era al lavello della cucina, lavava un piatto sotto una piccola luce fluorescente. Io ero in piedi nell’oscurità della cucina a guardarlo. All’improvviso, disse che ciò che mi aveva fatto durante l’adolescenza era “omicidio dell’anima”. Questa confessione mi scioccò, perché era una descrizione esatta: mi ero sentito come se la mia anima fosse stata sotto attacco. È sempre emozionante sentire qualcuno confermare che ciò che provi è vero. È una delle emozioni più grandi della letteratura. Ma notai che Gordon non si stava scusando né pentendo – non cercò neanche il mio sguardo – e la nostra guerra continuò.
Dopo la morte di mia madre nel 1994, non parlai con mio padre per dodici anni. Verso la fine della vita di mia madre, contemplai il suicidio. Invece, mi arruolai nei Marines e mi sposai. Tra la fine degli anni Novanta e l’inizio del Duemila, ho praticato arti marziali miste, lavorato nell’edilizia, finito il college, sono andato in Cina, tornato a New York, e diventato un traduttore. Mi sono ricongiunto a mio padre, in modo apparentemente amichevole. Nel corso degli otto anni successivi, ho scritto il mio primo romanzo senza dirglielo.
Preparativi per la prossima vita
ha avuto un buon successo, e persino mio padre ha ammesso che è un buon libro. Per me, l’idea di fondo era: “Se fai del male alla donna che amo, ti uccido”. Ma non è questo il tema dominante della narrazione, e forse molti lettori, incluso Gordon, non l’hanno colto.
Non giustifico le azioni di mio padre. O le mie. Mia madre non sarebbe dovuta morire da sola tra gli sconosciuti.
Ma ho imparato che potrei non essere capace di affrontare la sfida con l’arte con tutta la mia forza e allo stesso tempo garantire di rimanere una brava persona. Lo sforzo contiene un rischio morale. Per l’artista, il rischio del fallimento estetico è il più grande a incombere. Negli spasimi della produzione artistica, preferirei tradire Dio che il principio della bellezza.