ItaliaOggi, 24 giugno 2022
La Cina vuole la pelle degli asini sudafricani
Asini vittime di bracconaggio in Sud Africa e per difendere l’animale dal traffico verso la Cina – dove la sua pelle è ricercatissima per le preparazioni della medicina tradizionale – scatta l’alta protezione. Secondo un recente studio dell’Università del Sud Africa, il numero degli esemplari nel paese è diminuito di oltre il 30% in vent’anni, passando da 210 mila capi nel 1996 a 146 mila nel 2019. Lo stesso fenomeno, riporta l’Agenzia France Presse, si verifica in altri paesi africani come il Kenya o il Burkina Faso, facendo temere l’estinzione della specie nel continente nel giro di pochi anni.
Tutto questo per l’ejiao, una sostanza prelevata dalla gelatina che si forma bollendo la pelle dell’animale: si tratta di un ingrediente della medicina tradizionale cinese e per questo nella Terra del Dragone servono più di dieci milioni di asini all’anno per nutrire questo mercato multimilionario, secondo le stime dell’organizzazione britannicaDonkey Sanctuary. In Asia il prezzo di ejiao può raggiungere l’equivalente di 340 euro al chilo. Una somma rilevante che spinge un’intera filiera, una catena di fornitura che parte dal bracconaggio in Africa e arriva sino in Oriente.
Non ci sono test scientifici che provino gli effetti positivi di questa sostanza, ma per i cinesi è un rimedio miracoloso con proprietà simili a quelle attribuite al corno di rinoceronte: miglioramento della circolazione sanguigna, rallentamento dell’invecchiamento, stimolazione della libido e della fertilità. Un tempo ejiao era riservato solo alla famiglia imperiale, ma nel tempo il prodotto si è democratizzato e la classe media lo richiede sempre di più. Così la popolazione di asini cinesi negli ultimi anni si è quasi dimezzata, rileva l’Afp, e per questo la repubblica popolare si è rivolta all’Africa per soddisfare la domanda. Anche perché nel continente la pelle d’asino non ha alcun valore, ma gli animali sono impiegati in agricoltura, per i trasporti e per l’allevamento.
Jesse Christelis, allevatore di Magaliesburg, località a più di un’ora da Johannesburg, guida uno dei due allevamenti in cui si produce latte d’asina nel paese. Ha dovuto proteggere gli animali con recinzioni elettrificate, allarmi, microchip per rintracciare i capi per provare ad arginare il bracconaggio. L’export ufficiale di pelli d’asino è pari a circa 10.500 pezzi, con destinazione Hong Kong e Cina: ma il mercato illegale alimenta un giro più copioso. E gli effetti sul mercato si fanno sentire, perché parallelamente è aumentato il prezzo degli animali e ciò sta rendendo complicato lo sviluppo della filiera del latte d’asina, un prodotto apprezzato anche nella cosmesi. Il Sud Africa ha già una lunga esperienza nel combattere il bracconaggio e – osserva il dipartimento dell’agricoltura – ciò che è stato fatto per difendere i rinoceronti ora sarà messo in campo per salvare gli asini.