il Fatto Quotidiano, 24 giugno 2022
Tutti i numeri dei voltagabbana
Doveva essere la legislatura del “cambiamento”, del rispetto del “voto popolare”. La legislatura in cui il primo partito proponeva di cambiare la Costituzione per inserire il “vincolo di mandato” contro i voltagabbana e il cui leader, Luigi Di Maio, girava le piazze in campagna elettorale con un messaggio preciso: “Se vieni eletto con il M5S e scopri di non essere più d’accordo con la sua linea, ti dimetti, vai a casa e ti fai rieleggere”, twittava l’allora capo politico del Movimento.
Quattro anni e molta acqua sotto i ponti più tardi, tutto è cambiato. Tre governi, tre maggioranze diverse, ma soprattutto un record a portata di mano: la XVIII legislatura è stata una delle più trasformiste della storia repubblicana. Sicuramente la seconda per numero di cambi casacca negli ultimi vent’anni: secondo i dati di Openpolis rielaborati con la scissione nel M5S e lo scioglimento del gruppo di Coraggio Italia, a oggi i passaggi da un gruppo parlamentare all’altro, tra Camera e Senato, sono stati 413 (268 a Montecitorio, 145 a Palazzo Madama) con una media di otto al mese. Cambi di casacca che hanno coinvolto in tutto 280 parlamentari (196 deputati e 84 senatori) su 945: tre parlamentari su dieci hanno deciso di lasciare il partito con cui erano stati eletti nel 2018. Il record della Seconda Repubblica spetta ancora alla legislatura precedente (2013-2018) con 569 cambi di casacca (quasi dieci al mese) per un totale di 348 parlamentari coinvolti, ma c’è ancora un anno di tempo per arrivare primi in classica: quello di Di Maio potrebbe essere il primo di una serie di scossoni nei gruppi parlamentari e il taglio degli eletti dal 2023 porterà con ogni probabilità altri cambi di casacca per salire sul carro del prossimo vincitore. Intanto, però, il ministro degli Esteri ha già raggiunto un primo record: la sua scissione a livello parlamentare è la più numerosa della storia della Repubblica italiana.
I numeri 280 parlamentari hanno già cambiato gruppo
Openpolis fino a maggio ha certificato 332 cambi di gruppo, a cui però vanno aggiunti quelli degli ultimi giorni. Il primo, in ordine di tempo, è stato il passaggio della deputata di Coraggio Italia, Simona Vietina (già Forza Italia, al secondo cambio) al gruppo Misto provocando lo scioglimento del gruppo di Giovanni Toti e Luigi Brugnaro alla Camera perché sotto la quota dei 20 deputati. I restanti 18 per ora sono passati al Misto anche se ieri è stata ufficializzata una nuova componente alla Camera – “Vinciamo l’Italia” – composta da sette deputati che hanno seguito Marco Marin nella mini-scissione con “Coraggio Italia” di Luigi Brugnaro. Presto si uniranno a “Italia al Centro” di Giovanni Toti per formare un’unica componente di 11 parlamentari. Il deputato Antonio Lombardo (al suo terzo cambio di casacca) invece è andato in “Insieme per il Futuro”, il nuovo movimento di Luigi Di Maio. Ed è proprio la scissione del ministro degli Esteri dal Movimento 5 Stelle ad aver provocato un cambio di casacca in massa da parte di 63 parlamentari: alla Camera sono 50 i deputati del M5S che hanno deciso di seguire Di Maio nella nuova avventura, mentre al Senato sono 11. Ieri il titolare della Farnesina ha annunciato che nei prossimi giorni potrebbero arrivare nuove adesioni. In tutto, dunque, i cambi di casacca sono 413 (per 280 eletti). Tra queste c’è anche la componente “Azione” di Carlo Calenda, nata nel novembre 2019: con 4 parlamentari il leader centrista non è riuscito a formare un gruppo autonomo. Ma sia lui che Toti-Brugnaro, pur non essendo parlamentari, sono riusciti nelle loro operazioni.
Le tre scissioni Renzi, Di Maio e gli ex 5 stelle
I numeri dei “voltagabbana” sono così elevati perché risentono di tre scissioni avvenute nella legislatura in corso: la prima, nel settembre 2019, è quella di Matteo Renzi, che ha portato con sé 39 tra deputati e senatori del Pd in Italia Viva. La seconda, in tono minore, è stata quella che ha subìto il Movimento 5 Stelle a inizio 2021 quando ha deciso di sostenere il governo di Mario Draghi: una trentina di parlamentari, tra Montecitorio e Palazzo Madama, sono stati espulsi per aver votato “no” alla fiducia al governo dell’ex banchiere della Bce. La terza scissione è invece quella di martedì di Di Maio, in termini numerici la più alta della legislatura.
La forza politica che è stata maggiormente indebolita dai cambi di casacca è stata in assoluto il Movimento 5 Stelle. A inizio legislatura i 5S avevano un terzo dei seggi in Parlamento (329) mentre oggi si ritrovano con il gruppo parlamentare quasi dimezzato: 167. Il M5S ha subìto l’addio di 116 deputati e 46 senatori. In questo modo, dopo la scissione di Di Maio, il Movimento non è più la prima forza parlamentare: oggi è la Lega di Matteo Salvini che, rispetto al 2018, ha conquistato sette parlamentari arrivando a un totale di 193. Anche Forza Italia e Pd sono stati fortemente azzoppati dai cambi di casacca: il saldo del partito azzurro è di meno 22 deputati e 11 senatori mentre quello dei dem è negativo per 16 deputati e 13 senatori. A guadagnare maggiormente, al netto dei partiti neonati, è stato il gruppo Misto con un saldo positivo di 50 deputati e 30 senatori ma anche Fratelli d’Italia ha un saldo attivo di 6 deputati e 3 senatori. Nella speciale classifica dei transfughi al primo posto c’è Gianni Marilotti che ha cambiato casacca per 5 volte mentre 12 parlamentari lo hanno fatto in quattro occasioni: tra questi ci sono Michela Rostan, Maria Teresa Baldini e gli ex 5stelle Barbara Lezzi e Mattia Crucioli.
Il ministro ex 5S La più grossa separazione della storia
Secondo i dati elaborati da Pagella Politica, quella di Di Maio è la scissione più consistente della storia repubblicana: con 62 parlamentari è al primo posto superando i 58 di Ncd di Angelino Alfano (2013) e i 48 di Articolo 1 di Pier Luigi Bersani nel 2017, mentre Gianfranco Fini nel 2010 portò in Futuro e Libertà 43 parlamentari del Pdl.
Nel 2019 invece sono stati 39 i deputati e senatori passati con Renzi in Italia Viva e per raggiungere numeri simili si deve tornare alla Prima Repubblica: dopo la scissione di Palazzo Barberini, il Psli arrivò a contare 33 parlamentari mentre nel 1964 il Psiup furono 35.
Record Otto passaggi al mese, peggio solo nel 2013
Per diventare la legislatura più trasformista della Seconda Repubblica manca poco. Il primato ce l’ha ancora la scorsa con 9,4 passaggi al mese per un totale di 348 parlamentari coinvolti. La media dei transfughi dell’attuale legislatura –8 al mese – è la seconda più alta degli ultimi vent’anni: sopra la XIV (2001-2006) che ne aveva avuti 1,35 al mese e alla XVIII con 261 cambi per una media di 4 ogni 30 giorni.