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 2022  giugno 23 Giovedì calendario

Elogio della pioggia

In Blade Runner piove sempre. Nel più distopico film degli ultimi quarant’anni il futuro è simile a una pioggerellina che cade senza tregua rendendo tutto impregnato d’acqua.
Del resto, come rendere un universo abitato da replicanti in cui lo stato d’animo dominante è la tristezza? La pioggia, come sapevano bene i filosofi dei Lumi, rende abbacchiati, malinconici e finanche depressi. L’uomo meteoropatico, quello che subisce i cambi climatici, sorge proprio in quell’epoca insieme alla moderna scienza idraulica. Nel Settecento, grazie alle nozioni ereditate dai romani, il pensiero umano va pian piano scordando la siccità e la sete dei secoli passati grazie a una tecnologia di conservazione delle acque. In questo medesimo periodo nasce l’individuo modernamente inteso, quello che patisce il clima. In una delle poesie più malinconiche della lirica italiana del XX secolo, Marino Moretti poteva scrivere: “Piove. È mercoledì.
Sono a Cesena”. Oggi dovrebbe cancellare in fretta e riscrivere: “Non piove. È giovedì. Il Po è asciutto”, versi sicuramente meno fascinosi. La pioggia, come dimostrano i personaggi diBlade Runner, si lega alle lacrime, poiché è il modo attraverso cui il cielo piange e così fertilizza il suolo.
Danae, rinchiusa dal padre in una cella sotterranea di bronzo, riceve la visita di Zeus sotto forma di pioggia d’oro che penetra dal tetto e la feconda. Con la pioggia si dorme bene, naturalmente se si è al coperto. Innumerevoli poeti hanno cantato non solo la pioggerellina nella pineta, ma anche il rimbalzare delle gocce sul tetto, che culla il sonno di bambini e adulti. La pioggia ha una schiera di appassionati, a partire da Snoopy che, assiso sulla sua cuccia, batte sulla tastiera l’inizio di un fantomatico romanzo: “Era una notte buia e tempestosa…”. Ma la pioggia fa anche paura: ingrossa i fiumi, travolge gli argini, allaga le campagne; l’acqua limacciosa, temibile spauracchio di tante popolazioni dellaPenisola, trascina con sé tutto ciò che incontra: alberi, uomini, veicoli, case, ponti. Il Diluvio è un mito negativo e insieme positivo – una tabula rasa, seppur umida – nei grandi racconti mitici, a partire dalla Bibbia. Insomma, oltre al piacere della pioggia, che irrorava i campi come Zeus la bella Danae, il contadino tende l’orecchio e s’abbandona a pensieri calamitosi. E adesso, ora che non piove da mesi, e fossi, cavedagne, torrenti e fiumi sono in secca, cosa ascolterà nella notte l’agricoltore cui il sole di giugno e luglio brucia le coltivazioni nell’ex irrigua pianura del Nord? Forse attende speranzoso la voce della pioggia, come titola la celebre poesia di Henry David Thoureau: “E tu chi sei? Chiesi alla pioggia che scendeva dolce”. Per avere la pioggia ci si affida alle preghiere, ci si rivolge agli dei capricciosi, si danza in cerchio, come nei riti dei nativi americani, quelli che nei film western erano chiamati “pellirossa”. Alla faccia dei meteoropatici, nel Rig Veda è riconosciuta la fondamentale importanza della pioggia: “Colui che favorite, o Mitra o Varuna, la pioggia del cielo lo gonfia del suo miele (…) Noi vi chiediamo la pioggia, il dono, l’immortalità (…). Essi fanno piovere il cielo vermiglio, immacolato”. Se è vero, come scrive Maine de Biran, citato da Alain Corbin nella sua breve ed efficacie Storia della pioggia (EDB), che i pensieri umani sarebbero effetto del tempo atmosferico, del sole, della pioggia e del vento, quali pensieri abbiamo ora? Come sempre non c’è misura nelle cose del cielo. Gli dei capricciosi sono per definizione smisurati, come le nuvole che corrono in alto: un momento ci sono e subito dopo scompaiono. O troppo o troppo poco. Non ci resta che pregare, danzare e rivolgere lo sguardo in su: “O sovrani bagnateci con il latte del cielo!” (Rig Veda). La pioggia, la scopa di tutti i mali, scriveva Don Lisander.