il Fatto Quotidiano, 22 giugno 2022
Roberto Russo, il grande amore di Monica Vitti
Lo chiamava “papà”. Era il suo modo per sottolineare la differenza di età con il marito: Roberto Russo era più giovane di 16 anni di Monica Vitti, e di farlo con umorismo, quel modo di vedere le cose con cui si disarma la vita sempre, specie quando ci crolla addosso. Si erano sposati per allegria, cosa non facile, e allegri erano rimasti, cosa difficilissima, che riesce solo a chi sa che amarsi e prendersi in giro non si escludono a vicenda. Come emerge dall’intervista di Walter Veltroni sul Corsera, in cui per la prima volta Roberto ha accettato di aprirsi, la loro unione se la rideva di tutte le convenzioni, le regole e le strategie a misura di posta del cuore. L’amore non prende le misure. C’era l’asimmetria delle età, c’era l’inversione della consuetudine di genere (in realtà, “il papà” di Monica avrebbe potuto essere suo figlio), c’era l’abisso artistico; lei, regina del cinema italiano in equilibrio misterioso tra dramma e commedia; lui, un giovane, semplice attrezzista del set. Lui uomo del ciak, lei donna da Oscar. Asimmetrica, addirittura antipode rispetto ai nostri tempi social in cui si posta anche la seduta dal callista, la privacy assoluta che Roberto ha saputo garantire alla loro unione quando Monica è stata colpita da una rara malattia neurodegenerativa. “Venti anni qui con lei. Ho difeso il suo desiderio di riservatezza fino alla fine, ho cercato di farla ridere quando poteva, e di tenerle sempre la mano”. Ma la cosa più asimmetrica, e meravigliosa, di quei vent’anni di malattia vissuti in quasi totale isolamento, è che mentre le capacità cognitive di Monica declinavano inesorabilmente, anche lei ha continuato a tenere la mano di lui: “Amore, niente è bello senza di te”. Un’altra prova che pensiero e sentimento seguono in noi strade parallele e indipendenti. Si può smarrire uno e conservare intatto l’altro, come già sospettava Pascal. “Il cuore ha le sue ragioni che la ragione non co n o s ce”. Per fortuna.