la Repubblica, 22 giugno 2022
Ma al Tg1 conta davvero il conduttore?
Per qualche motivo è diventata di colpo importante, decisiva, forse centrale la conduzione del Tg 1 delle 20. Ci sono stati spostamenti e sostituzioni che in breve sono diventati il gossip giornalistico preferito nella comunità medesima – tra il pubblico normale non si sa.Nomi come Giorgino, Chimenti o D’Aquino avrebbero rifiutato di presentarsi all’alba per partecipare alla nuova Rassegna stampa mattutina del Tg1. Da qui la direttrice Maggioni che ne prende atto e compie delle scelte, da prerogativa ma, dice Giorgino, se la vedranno i legali. Ora, che siano davvero decisivi per il principale tg d’Italia il volto e le fattezze di chi conduce leggendo testi scritti è materia opinabile: allo stesso modo si potrebbe dire che il Tg 1 serve ariempire di notizie lo spazio che separa la sigla dal momento in cui arriva Amadeus con una nuova anticipazione su Sanremo. Facezie, visto che non si capisce bene quale metro applicare al gradimento del tg e alle sue fortune che non sia quello degli ascolti (e qui bisogna semmai palpitare sulla tenuta del precedente gioco Reazione a catena, che porta al Tg 1 un traino mostruoso). Giorgino all’ultimo tg condotto, alla fine ha anche lanciato un arrivederci vagamente teatrale. Morale, da lunedì è arrivata in conduzione Giorgia Cardinaletti, che – con presenza e la bravura ovvia che deve avere chiunque si sieda lì – ha iniziato a condurre e dare notizie (nell’attesa di Amadeus). Se gli ascolti crolleranno, vorrà dire che mezzaItalia è alla disperazione perché non vede più i conduttori precedenti. E allora magari se ne riparlerà. Qui, nel team che appoggia Ilario Piagnerelli in Ucraina o Giuseppe La Venia in Italia o gli altri lavoratori e lavoratrici della notizia in giro per il Tg 1, si tende a coltivare l’illusione che, nei limiti del possibile, il Tg 1 e qualunque altro tg sia fatto d’altro che non sia il volto, più o meno accattivante, di chi lo conduce.