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 2022  giugno 21 Martedì calendario

L’oro con i baffi di Thomas Ceccon

Oro e record del mondo con smorfia. Letteralmente, sotto i baffi e coi baffi, Thomas Ceccon commenta così il capolavoro che disegna a pancia e occhi in su nei 100 dorso: 51”60. «Non malaccio, è un tempo molto forte». Che inguaribile guascone, il veneto di Schio trasferito a Verona a 16 anni nella piscina dove indelebile è la traccia e il vissuto di Federica Pellegrini. «Ma no, ormai a 21 anni riesco a dosare genio e sregolatezza». Il vecchiaccio vive con mamma Gioia ex pattinatrice («Le lavatrici non le so fare») mentre papà Loris, ex calciatore e il fratello Efran, nuotatore pure lui, sono rimasti a Schio. Thomas si è dovuto tagliare i capelli, li vorrebbe più lunghi per essere più dentro il suo personaggio. Quello che esplora tutte le gare e tutti gli stili, il poliedrico del nuoto, l’eclettico delle acque.
«Il mio idolo? Michael Phelps. Perché? Perché è Michael Phelps». Non c’è molto da aggiungere come non c’è altro da dire o da fare al tocco, quando trasforma la piscina di Budapest nel suo palcoscenico: si gira, guarda il tabellone, storce la bocca, risale a galla camminando dinoccolato e lento. La velocità l’ha lasciata nel cloro polverizzando se stesso (personale di 52’’30) e anche il primato dell’americano Ryan Murphy (51’’85), oro olimpico a Rio 2016 e bronzo a Tokyo, che deve accomodarsi 2° con l’argento (51’’97) mentre il bronzo va all’altro yankee, Hunter Armstrong (51’’98). Seconda medaglia per lui dopo il bronzo nella staffetta 4x100 con una sua frazione eccelsa (argento a Tokyo).
I tabelloni urlano world record, è il primo a questi campionati, passa la cannibale dei record, Katie Ledecky al 2° oro (nei 1500 dopo quello nei 400) e gli dice congratulation con una pacca sulle spalle. A lui consegnano un assegno di 50 mila dollari («Forse mi compro casa a Verona») e un’opera d’arte digitale Nft («Mi ci sono appassionato»). «Non avevo avversari» dice con candore. Mancavano i russi, certo, l’oro Rylov e l’argento Kolesnikov dei Giochi in Giappone. «Contro di loro la sfida sarebbe stata ancora più bella. Ma forse oggi ero comunque imbattibile. Anche gli altri sono andati forte, Murphy ha provato a mettermi in difficoltà. Sono stato bravo a vincere, non era scontato. Dovevo fare solo la stessa gara delle semifinali accelerando negli ultimi 15 metri. Ero tranquillo. Sono contento per l’oro, ma del tempo ancora di più, me lo sentivo, non l’ho detto perché magari portava male. Di sicuro non capita tutti i giorni un record del mondo, è un bel traguardo, in Italia siamo pochi».
Quattro per l’esattezza prima di lui e tra loro solo un uomo: Giorgio Lamberti che guarda caso si allenava con Castagnetti, ex allenatore di Federica, proprio a Verona e che di Thomas dice: «È il Phelps italiano per la sua poliedricità». Le altre tre sono Novella Calligaris, Federica Pellegrini e Benedetta Pilato. Proprio Benny, che poco dopo scenderà in vasca per prendersi il titolo nei 100 rana, piange a dirotto per Thomas e poi per se stessa. Ceccon parla alla stampa con lentezza e con un misto di tranquillità, sonno, stanchezza e allucinazione. Si siede per terra, gambe incrociate, testa in giù. I microfoni si allungano per raggiungere i suoi 194 centimetri di altezza raggomitolati sul pavimento. Martinenghi piange pure lui e lo aspetta per abbracciarlo. «Se mi sento nell’élite del nuoto? No, mi sento al mio posto e ho fatto quello che so fare meglio. Io so nuotare». Eccome. Il suo tecnico, Alberto Burlina: «Un talento gigantesco, multitasking, abbiamo solo dovuto fare da scudo alle sue guasconate. Andrà in America, ma dopo Parigi. Il suo segreto? Prende tutto questo ancora come un gioco. E l’ha detto lui cosa sa fare: sa nuotare». Benissimo, sotto i baffi.