Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2022  giugno 21 Martedì calendario

L’arte del bere in pillole

Notizie tratte da  Edward Slingerland, “Sbronzi. Come abbiamo bevuto, danzato e barcollato sulla strada della civiltà”,
Vizi. Alla gente piace masturbarsi. Ma anche ubriacarsi e ingozzarsi di Twinkie. Ognuno ha i suoi gusti. Da un punto di vista scientifico, da tempo sappiamo che questi piaceri di per sé così diversi hanno un aspetto in comune: sono tutti errori evolutivi, modi subdoli che l’uomo ha escogitato per ottenere qualcosa senza sforzo.
Desideri. Per millenni l’ingegno e l’impegno dell’uomo si siano applicati sul problema di come ubriacarsi. Perfino piccole società minacciate dalla fame metteranno da parte una percentuale rilevante di cereali o frutta per produrre alcolici.
Vecchie abitudini. Il desiderio di raggiungere uno stato mentale alterato affonda le sue radici negli albori della civiltà. I resti di quelli che sembrano dei tini per la birrificazione, associati a immagini di feste e danze, sono stati rinvenuti in Turchia e risalgono forse a 12.000 anni fa… Gli archeologi stanno cominciando a pensare che la produzione di bevande alcoliche non sia stata un effetto secondario dell’invenzione dell’agricoltura, ma al contrario una motivazione per quest’ultima, vale a dire che i primi agricoltori furono spinti dal desiderio di birra, non di pane.
Divinità. I miti sumerici arrivano al punto di ricondurre le origini della civiltà umana al bere (e al buon sesso). Nell’Epopea di Gilgameš (circa 2000 a.C.), il selvaggio Enkidu, che vive come un animale, viene addomesticato e reso umano da una prostituta. Prima di offrirgli un’intera settimana di sesso sfrenato, la donna lo sazia con pane e birra.
Progresso. Il desiderio di ubriacarsi ha ricoperto un ruolo essenziale nella nascita delle prime società. Senza l’ebbrezza non avremmo avuto la civiltà.
Muse. Secondo un antico adagio l’ispirazione poetica si trova in fondo a una bottiglia. Ma perché la bottiglia è piena di alcol, e non di tè? Quali sono gli effetti specifici dell’assunzione di alcol, in che modo bere aiuta la creatività, e quanto bisogna bere per ottenere il massimo effetto? (Un piccolo indizio: molto prima di arrivare in fondo alla bottiglia.)
Sballo. Alla gente piace bere. Come fa notare l’antropologo Michael Dietler, “l’alcol è di gran lunga l’agente psicoattivo più ampiamente diffuso nel mondo. Il numero di consumatori attivi supera i 2,4 miliardi (grossomodo un terzo della popolazione mondiale)”.
Bere come un insetto. Per quanto minuscoli e apparentemente diversi da noi, i moscerini della frutta (Drosophila) rappresentano modelli sorprendentemente validi dell’uomo sotto molti punti di vista, fra cui il modo in cui metabolizzano l’alcol. Ai moscerini della frutta piace ubriacarsi, cosa che stimola i loro sistemi di ricompensa in modo simile a quanto accade nell’uomo. E possono anche diventare alcolisti… Lo studio, inoltre, ha mostrato che, sottoposti a deprivazione sessuale, gli insetti si attaccano alla bottiglia.
Carboidrati. Nell’Inghilterra previttoriana la birra costituiva una percentuale significativa dell’apporto calorico del cittadino medio.
Viaggi. Riguardo alla colonizzazione della frontiera americana, Mark Twain definì il whiskey “il primo pioniere della civiltà”, giunto ben prima della ferrovia, dei giornali e dei missionari.
Numeri. L’American Center for Disease Control stima che, fra il 2006 e il 2010, l’abuso di alcolici ha portato a 8.000 morti all’anno e 249 miliardi di dollari in danni economici.
Bestie. Molti animali si ubriacano per errore. Dai moscerini della frutta agli uccelli, dalle scimmie ai pipistrelli, tante specie sono attratte dall’alcol, con conseguenze disastrose.
Genetica. L’uomo è un animale nato per ubriacarsi.
Nordici. I vichinghi avevano un serio problema con l’alcol. Il nome del loro dio supremo, Odino, significa “l’ispirato” o “l’ubriaco”, e si diceva che si nutrisse solo di vino.
Proibizionisti. È stato il mondo islamico a coniare il termine “alcol” (dall’arabo al-kohl), oltre ad alcune fra le poesie più belle sul vino.
Riti. La festa ebraica di Purim commemora lo sterminio degli ebrei tramato da Aman e sventato da Mardocheo. Tradizione vuole che il celebrante si ubriachi al punto di non riuscire più a cogliere la differenza tra “maledetto sia Aman” e “benedetto sia Mardocheo”.
Legge. Federico il Grande di Prussia, nel 1777, emanò un proclama contro la nuova, e a suo avviso pericolosa, abitudine di bere caffè anziché birra.
Paesi. L’Italia vanta un tasso di alcolismo fra i più bassi al mondo, nonostante il consumo diffuso di bevande, mentre la Russia è fra i Paesi messi peggio.
Filosofi. Gli antichi greci disprezzavano chi beveva acqua: il loro rifiuto del vino rispecchiava freddezza, calcolo e perfino bassezza morale.
Studi. Nel 2018 uno studio su The Lancet concludeva che il livello più sicuro di consumo di alcol è pari a zero.
Saggezza. Manteniamoci umani, assicurandoci di non dimenticare Dioniso, ma di vederlo sia come un dio sia come una minaccia.