la Repubblica, 20 giugno 2022
Il bilancio di Myrta Merlino
«È stato un anno molto particolare», racconta Myrta Merlino, «abbiamo festeggiato su La7 dieci anni diL’aria che tirae ci siamo reinventati.
La cronaca ha trasformato il programma e il pubblico ci ha seguito. Io sono pop, mi piace parlare a tutti e vista l’ora in cui andiamo in onda, la chiarezza è importante».
La giornalista, che tornerà i primi di settembre, fa un bilancio mentre su La7 parte L’aria che tira — Estate con Francesco Magnani.
Tra il covid e la guerra in Ucraina, com’è cambiata l’informazione?
«La prima parte dell’anno è stata caratterizzata dalla pandemia, c’era un clima cupo, ci sembrava di non uscirne mai. Poi è arrivato Natale, con la politica che si rinfiamma, il Mattarella bis, e siamo tornati alle origini, il nostro è un programma specializzato in politica. Quando si pensava di entrare nella normalità, il 24 febbraio è scoppiata la guerra».
Il bilancio della stagione?
«Più che positivo. Ci siamo trasformati in un programma di esteri, facendo un racconto dal campo di battaglia con il dibattito in diretta. La cronaca si trasforma in storia sotto i tuoi occhi e anche la politica cambia pelle. Abbiamoseguito il conflitto con giornalisti free lance valorosi: Piervincenzi, Sabato Angieri, Locatelli. Vedere i corpi sanguinanti con i tuoi occhi ti cambia».
Il covid ha insegnato quanto contino gli esperti, con la guerra si sono scatenati dibattiti surreali.
«Ci vogliono le competenze e gli strumenti: un esperto di geopolitica fa la differenza. Però penso c’è una distinzione tra il covid e la guerra».
In che senso?
«Con la pandemia ho fatto una scelta di campo netta, pro scienza, pro vaccini, con la salute sono stata partigiana. La credibilità, parlando di guerra, è altrettanto importante: esiste un aggressore e un aggredito, ma il giornalismo non può prescindere dalle opinioni personali.
Le parole del Papa sui buoni e i cattivi hanno indignato tanti. Ho avuto in studio Rula Jebreal e MicheleSantoro, su posizioni opposte».
Era collegata in studio alla puntata dell’Arena con Massimo Giletti da Mosca: che ne pensa?
«Sono rimasta da Giletti per essere solidale ma senza fare sconti. La gente deve avere gli anticorpi per capire come la propaganda costruisce racconti paralleli. Maria Zakharova ha un atteggiamento spaventoso. Tra social e fake news, è importante capire dove sia la verità».
Quindi ci vuole più senso di responsabilità.
«La domanda è: siamo in grado di dare agli spettatori gli strumenti per capire? L’aria che tira è una barca leggera che può prendere il vento, appena arrivano i grandi fatti veniamo scelti».
Vorrebbe cambiare qualcosa?
«Vorrei le persone in studio, che mi danno calore, sono un animale sociale. Poi siamo stati bravi a reinventarci con i collegamenti, le dirette, in tutte le situazioni: penso a Dino Giarrusso in aereo, ripreso con le hostess. La nuova frontiera è fare tv da qualsiasi luogo. Siamo sempre cambiati in diretta grazie a una squadra di autori bravissimi guidati da Riccardo Zambon. La diretta è un rischio abnorme ma ti allena alla tenuta di nervi e al ragionamento veloce che sono il patrimonio più grande».