Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2022  giugno 20 Lunedì calendario

I calciatori senza procuratore

Non è chiaro se sono gli ultimi romantici o i pionieri del fai da te. Ma i grandi giocatori che diventano agenti di loro stessi, tracciano una strada nuova. Voglia di libertà, incomprensioni, interferenze, legittime intenzioni economiche. I motivi possono essere diversi, come dimostra la vicenda di Lukaku e, almeno in passato, di Milan Skriniar che nel 2019 negoziò il prolungamento con l’Inter in solitaria, dopo il brusco divorzio con il suo agente ceco.
Oggi in sottofondo c’è anche l’invadenza di certi procuratori, la loro voglia di spingere le trattative al limite, alla caccia anche della commissione più alta. In questo senso il povero Mino Raiola è stato un rivoluzionario, come racconta bene la serie tv Amazon su Paul Pogba: «L’offerta dello United non è all’altezza. Se vogliono costruire qualcosa su di te devono mettere i soldi sul tavolo!» dice il procuratore al suo pupillo francese. Ora, tutto ovviamente è relativo, ma la cifra proposta, come viene spiegato, era di 300 mila sterline a settimana, 350 mila euro. Quindi ci sta che qualche giocatore possa ragionare con la propria testa, dando priorità anche alla carriera sul campo, oltre che a quella di uomo d’affari.
Joshua Kimmich, factotum del Bayern Monaco e della Germania, è uno di questi: svelto di testa e di piede, il 29enne tedesco ha rinnovato da solo il suo contratto con il club: «Volevo sedermi al tavolo delle trattative per capire esattamente cosa viene detto e valutato in queste circostanze – ha spiegato a maggio alla rivista francese SoFoot —. Ho avuto alcune esperienze negative con il mio agente in passato e sento di essere la persona migliore per difendere i miei interessi. Quando faccio degli errori, almeno sono miei. E solo miei».
Essere in posizione di forza ovviamente aiuta molto. Così Kevin De Bruyne, stella del Manchester City, si è presentato da solo per trattare il prolungamento e l’adeguamento del contratto. Da solo, ma non a mani vuote, perché il belga si è avvalso del lavoro di un team di analisti per dimostrare, attraverso le statistiche, la sua centralità nella squadra, anche in chiave futura. È uscito dall’ufficio con 60 mila euro in più a settimana e 24 milioni di ingaggio annuo. Vediamo come se la cava l’inglese Raheem Sterling, che è in scadenza con il City tra un anno e sta trattando col Chelsea: dopo aver mollato l’agente, ha aperto una società che si occupa della promozione del suo marchio e dà il nome anche a una linea di moda: se i calciatori sono aziende, possono decidere di guidarle da soli.