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 2022  giugno 19 Domenica calendario

Giappone, per gli scolari cade il divieto di parlare a pranzo

Gli insofferenti della mascherina, che ora esultano per la caduta di quasi tutti gli obblighi, potranno consolarsi o ricredersi circa il proprio sforzo, pensando a quello silenzioso, quasi eroico, degli scolari giapponesi. Che solo da questa settimana, dopo due anni di pandemia, hanno di nuovo il permesso di parlare durante i pasti, a scuola: prima vigeva il mokushoku, regola pandemica forse impensabile in Italia, ossia l’obbligo di mangiare in silenzio, rivolti tutti nella stessa direzione, con accanto una sedia vuota per evitare – senza mascherina – di contagiare un vicino con goccioline di saliva potenzialmente contagiose. Ora i casi di Covid-19, in Giappone, continuano stabilmente a diminuire: così, gradualmente, le scuole di alcune prefetture, non tutte, hanno allentato le maglie del mokushoku, in vigore dalla scuola elementare, cioè dai sei anni in su. 
Immaginare classi di bimbi che consumano i loro pasti in silenzio, sul banco, rivolti tutti verso la cattedra, può ispirare qualche malinconia: ma molti genitori si augurano che il mokushoku continui, e a lungo. Il termine, del resto, è molto diffuso e non riguarda solo le scuole. «Mangiare da soli, in silenzio» (questo il significato), ha permesso alle scuole di non chiudere e anche a molti ristoranti di tenere più aperto possibile. Gli ideogrammi di mokushoku, vicino alla sagoma azzurra di un omino che fa segno di tacere, sono apparsi in molti ristoranti giapponesi, insieme a paratie di cartone ondulato tra un posto a sedere e l’altro. Nei locali era permesso solo ordinare: per il resto, silenzio. 
Così si è pranzato, per due anni, anche a scuola. Mascherina al momento dell’itadakimasu, il ringraziamento in coro prima di aprire il cestino del pranzo, silenzio fino al momento di rimetterla. I bambini giapponesi, quasi sempre, pranzano in classe, girando i banchi l’uno verso l’altro e sedendosi con i compagni preferiti. Da due anni non era così. Ora le prime zone ad allentare il divieto sono state le prefetture di Fukuoka, Mainichi, Miyazaki, Chiba; ai dirigenti scolastici si è chiesto anche di essere più tolleranti circa l’uso delle mascherine a lezione, per aiutare gli studenti a sopportare il caldo che ha causato, nelle ultime settimane, ondate di svenimenti. 
E in un Paese la cui affinità con la mascherina data ben prima del 2019 – almeno dalla Spagnola di un secolo prima – il dibattito su cosa fare delle regole anti Covid è vivace. Il 54,5% dei giapponesi tra i 16 e i 69 anni, secondo un sondaggio, non mollerà la mascherina nemmeno dopo che a maggio è stata resa facoltativa. Il picco di «affezionati» si registra nelle donne tra i 20 e i 30 anni. Perché? La maggior parte di loro ha dichiarato che la mascherina permette di uscire struccate.