la Repubblica, 19 giugno 2022
Borsa, la peggiore settimana dal 2020
La peggior settimana dal marzo del 2020 - cioè dallo scoppio della pandemia - per l’indice che racchiude le Borse mondiali (il Ftse All World index) e per lo Standard & Poor’s di Wall Street; un calo pari al 72% dai massimi di novembre per il Bitcoin, sceso ieri poco sotto i 19 mila, per questo strano mercato che funziona anche di sabato. Sabato nero, stavolta, con le quotazioni che hanno abbandonato quota 20mila (considerato uno spartiacque della fiducia degli operatori), ai minimi dal dicembredel 2020. E ancora: Piazza Affari sotto quota 22 mila punti dell’indice principale, in calo del 18,6% rispetto a sei mesi fa (e ancor di più rispetto ai primissimi giorni di gennaio); Wall Street ufficialmente in mercato Orso per lo S&P 500 (un calo del 20% rispetto al massimo precedente), dopo che la settimana scorsa ha perso il 5,8%.
Difficile trovare ragioni di ottimismo sui mercati, in questa fase. Che, oltre alla guerra, vedono un solo protagonista: le banche centrali. Con le loro promesse di lotta senza quartiere all’inflazione, che ha raggiunto picchi che non si vedevano da quaranta anni negli Usa e dal novembre del ‘90 in Italia (in buona compagnia peraltro in Europa). In questo scenario la settimana scorsa hanno alzato i tassi la Fed (con l’aumento più violento dal ‘94), imitata ancora una volta dalla Bank of England e dalla Banca centrale svizzera, che non toccava i tassi al rialzo dal 2007, agli esordi della crisi dei subprime. Per la Bce bisognerà aspettare il 21 luglio; ma è una scadenza talmente annunciata che si vedono già ampiamente gli effetti. Sulle Borse e sui mercati “periferici” dei titoli di Stato (in primis l’Italia) che hanno tirato un respiro di sollievo solo quando c’è stato l’annuncio di prossime misure anti-spread. Ormai la corsa ai rialzi dei tassi si staaccompagnando in parallelo con i crescenti timori di recessione “terapeutica”, per raffreddare i prezzi. Nessuna banca centrale l’ha certo annunciato ma i mercati ci scommettono in modo sempre più massiccio (soprattutto negli Stati Uniti). Con un’aggravante: fino a questo momento non sono state riviste al ribasso le stime sui utili delle società quotate, che il rallentamento economico - se non la recessione - necessariamente comporterà. A quel punto, i prezzi saranno ancor più sotto pressione, anche perché il rapporto prezzo/utili tipico dello S&P durante i periodi di recessione è intorno a 15 e invece ora è più alto.
A tutto questo si sta sommando la crisi dei Bitcoin. Nell’ultima settimana, scrive ilFinancial Times,hanno avuto problemi Celsius e Babel Financial, attive nel prestito di criptovalute, mentre il fondo hedge Three Arrows, uno dei maggiori al mondo nel settore delle criptovalute, sta subendo perdite molto forti, che potrebbero portare a scelte difficili.