Il comportamento degli uomini e delle donne è diverso per natura o si tratta di una differenza artificiale?". È questa la domanda che si pone e ci pone Frans de Waal nel suo nuovo libro Diversi. Le questioni di genere viste con gli occhi di un primatologo (Raffaello Cortina). Un libro lucido, divertente, illustrato dall’autore stesso. L’idea di rispondere a una domanda così complessa attraverso una serie di parallelismi tra umani e ominidi, le scimmie antropomorfe, è coraggiosa al limite della spregiudicatezza. Ma non è un difetto. Anzi, più si procede nella lettura, più si è portati a riflettere su quanto il legame biologia-sesso-genere sia interattivo, non certo riducibile alle posizioni estreme di chi cancella la biologia a favore della cultura oppure di chi, facendo appello alle "evidenti" differenze tra uomo e donna, si ostina nel tunnel senza uscita del binarismo di genere coatto.
Negli undici capitoli che compongono il volume de Waal osserva i primati a noi più vicini, i bonobo e gli scimpanzé, e li confronta con gli umani, escludendo ovviamente alcuni ambiti specie-specifici come la disparità retributiva tra uomini e donne, le disuguaglianze sul lavoro, le regole culturali con cui il genere si esprime. Pur consapevole che il concetto di genere si riferisce a norme socio-culturali legate al sesso biologico, ed è quindi poco applicabile al mondo animale, de Waal esplora l’infinito continente della vita e ce lo racconta nella tensione di somiglianze e differenze tra umano e ominide e tra uomo e donna: sesso, gioco, dominanza e potere, genitorialità, accoppiamento, patriarcato. Alla base, l’idea che uguaglianza non richiede per forza somiglianza, e che diversità non è sinonimo di disuguaglianza. Anzi, è proprio una conoscenza più approfondita della nostra biologia, dice l’autore, a venirci in soccorso nelle battaglie per la parità di diritti.
Partendo dalla scelta dei giochi nell’infanzia (che nei primati sembrerebbe dettata dal sesso di nascita per poi essere integrata dall’esperienza) e dalla matrice esclusivamente culturale della preferenza per il rosa e l’azzurro, l’autore descrive comportamenti comuni all’uomo e alle scimmie bonobo, ribaltando credenze errate rispetto ai ruoli di genere.
Il sesso ricreativo dei bonobo
Non solo, quelli che siamo abituati a ritenere comportamenti innati sono in realtà molto più flessibili e interscambiabili. Nella società bonobo, per esempio, il sesso ha poco a che fare con fini procreativi: fanno sesso per piacere, ma anche per ragioni sociali mirate alla creazione di legami forti e duraturi. I rapporti omosessuali, soprattutto tra femmine, sono all’ordine del giorno e contribuiscono a creare una rete sociale che spesso porta le femmine al comando del branco, sicure del sostegno delle altre femmine del gruppo e rispettate dalle controparti maschili. Quanto all’aggressività che spesso attribuiamo ai nostri simili scimmieschi, si tratta, ci insegna de Waal, di un preconcetto duro a morire, che non rispecchia i dati raccolti sul campo. Se nelle comunità di scimpanzé il maschio è dominante e violento, tra i bonobo è la femmina a prevalere e la società è relativamente pacifica. È difficile che uno scontro tra maschi bonobo si concluda con la violenza; spesso intervengono i capi (il cui ruolo è proprio quello di tenere unito il gruppo) in vere e proprie trattative di pace che si concludono quasi sempre in un abbraccio o in sedute di grooming reciproco.
Forse, dice l’autore, le nostre convinzioni sugli "istinti animali e aggressivi" di noi umani servono a giustificare biologicamente la violenza di cui siamo capaci. Ma le antropomorfe, così incredibilmente simili a noi in molti aspetti brillantemente descritti da de Waal, sono creature pacifiche, empatiche, guidate da capi saggi che proteggono i più deboli, gli orfani, i feriti. Ecco che la nostra idea di maschio alfa si sgretola come un castello di sabbia; questi (come le femmine alfa) sono capi buoni, saggi, mai prevaricatori. Le femmine hanno spesso ruoli di leadership, sanno giudicare con equità e comandare più col rispetto che col timore. Del resto de Waal è stato il primo scienziato a definire i bonobo come primati "fate l’amore e non la guerra"; il suo primo articolo di successo su di loro iniziava così: "In un’epoca in cui le donne cercano l’uguaglianza con gli uomini, la scienza offre al movimento femminista un regalo inatteso". Era il 1995.
Una vita moderna
Il piacere di questo volume è tutto nelle storie scimmiesche di fiducia, amicizia, volontà. E nella scoperta, guidata dal più grande primatologo del mondo, di come sia vano cercare una base biologica all’origine delle disparità di genere rispetto all’amore, al prendersi cura degli altri, alla dominanza, alla capacità decisionale e produttiva, alla violenza.
La vita dei bonobo è molto più "moderna" di quanto mi aspettassi: madri surrogate, maschi che accudiscono i cuccioli, femmine leader, relazioni sessuali (e talvolta romantiche) tra rappresentanti dello stesso sesso, cooperazione paritaria. Insomma la biologia dei primati raccontata in questo libro non può essere invocata per giustificare o trovare un’origine "naturale" alle disuguaglianze sociali tra uomini e donne. Ovvio, le differenze esistono ma de Waal ci insegna a valorizzarle e contestualizzarle senza renderle responsabili delle disparità e delle prepotenze di genere. L’ingiustizia, sembra dirci questo amabile scienziato delle scimmie, è figlia più della cultura che della natura. Soprattutto, le due devono abbracciarsi, non combattersi.