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 2022  giugno 19 Domenica calendario

Tutti gli uomini dietro la Meloni

La storia recente della politica italiana è fatta di rapide ascese e improvvise cadute. Giorgia Meloni, per sua fortuna, è nel pieno della prima fase e la crescita di Fratelli d’Italia al Nord – dove ha battuto quasi ovunque la Lega alle amministrative di domenica scorsa – ne certifica l’eccellente stato di salute.
Per dare sostanza a un boom che non sia effimero, però, serve una classe dirigente radicata sul territorio, uomini in grado di portare voti e dare organizzazione nelle città. È quello che Meloni ha provato a costruire negli ultimi anni e che finora ha permesso l’avanzata in Lombardia, Veneto e Piemonte, grazie soprattutto alla capacità di attrarre amministratori e campioni delle preferenze arrivati da Lega e Forza Italia.
Qualche esempio. In Lombardia – dove Meloni ha stracciato Salvini a Como e Monza, finendo dietro di un pelo soltanto a Lodi – i riferimenti “nazionali” sono Daniela Santanchè e Ignazio La Russa, ma il gruppo locale è in crescita. I consiglieri regionali sono passati da 2 a 6 in una sola legislatura, con l’arrivo tra gli altri della renziana Patrizia Baffi – molto attiva nella provincia di Lodi – e dell’ex forzista Marco Alparone.
A Milano città il coordinatore è Stefano Maullu, altro ex berlusconiano con un passato da deputato europeo e l’ambizione di correre per il Parlamento l’anno prossimo.
In Veneto i più ascoltati sono il senatore Luca De Carlo e il deputato Ciro Maschio, ma gli arrivi più rumorosi sono quelli dalla Lega: il sindaco di Verona Federico Sboarina, che in questi giorni imbarazza i vertici nazionali per il mancato accordo con Flavio Tosi al ballottaggio – ma pure Domenico Presti e Giovanni Battista Mestrinier.
Anche qui, i voti di lista alle amministrative dicono FdI: doppiata la Lega a Verona (12 a 6,6 per cento), sorpasso a Padova (8,3 contro 7,3) e Belluno (10,4 a 9,4), giusto per fermarsi ai capoluoghi. Merito anche del deputato Marco Osnato, che proprio a Belluno ha dato una mano alla causa.
Anche il Piemonte è terra di un buon numero di eletti a Roma. Lucio Malan ha attraversato tutto il centrodestra prima di salire sul carro vincente della Meloni. Andrea Delmastro Delle Vedove e Augusta Montaruli sono tra i volti più in vista, non a caso coinvolti nella convention milanese di un paio di mesi fa. In ascesa anche il novarese ex berlusconiano Gaetano Nastri. E poi c’è il sempiterno Guido Crosetto, al momento dedito all’industria delle armi e senza incarichi politici, ma mai trascurato consigliere della leader. Nel territorio si muove invece Elena Chiorino, assessore nella giunta Cirio e per molti carta giusta per la candidatura del centrodestra in Regione l’anno prossimo. A Torino c’è pure Fabrizio Bertot, per una vita consigliere nel torinese per conto di Forza Italia e in passato anche parlamentare europeo grazie a Silvio Berlusconi. Poi, nel 2019, l’addio al partito e l’ingresso in FdI, dove ha fallito il ritorno a Bruxelles ma coltiva ambizioni per i prossimi turni elettorali. Lo stesso fa Fabrizio Comba, altro ex forzista già consigliere regionale e uomo ovunque durante la campagna elettorale per le ultime amministrative. I risultati, seppur in una zona imparagonabile per storia leghista alla Lombardia e al Veneto, si vedono ad Alessandria FdI al 14 per cento e Lega al 10; ad Asti 7 a 5; a Cuneo un sostanziale pareggio intorno al 6 per cento. Vento in poppa verso le politiche, ma soprattutto sirene che potrebbero presto calamitare altri scontenti dal resto della coalizione.