la Repubblica, 18 giugno 2022
Intervista a “Bill” Nelson, l’amministratore della Nasa
Un marziano a Roma, anzi due. Due ex astronauti americani in missione “spaziale” nella capitale, dopo che il presidente americano Biden li ha voluti alla guida della Nasa.
L’Amministratore della National Aeronautics and Space Administration è William “Bill” Nelson, 79 anni portati alla grande.
Nel 1986 volò a bordo dello Space Shuttle Columbia e dal 2000, per tre mandati, è stato senatore democratico. La sua vice è Pam Melroy: ex pilota dell’aviazione militare Usa, ha partecipato alla Guerra del Golfo ed è stata comandante dello Space Shuttle.
Quella di Roma è una delle tappe del tour europeo di Nelson e Melroy.
Occasione, tra l’altro, per siglare un’intesa con l’Agenzia spaziale italiana. Oggetto: lo studio di un modulo che un giorno ospiterà gli astronauti in missione sulla Luna.
Senatore Nelson, il ritorno sulla Luna è davvero imminente?
«Sì, ci torneremo questa estate. Il razzo SLS con in cima la capsula spaziale Orion è già sulla rampa di lancio per eseguire una serie di test… Se tutto andrà bene, ad agosto ci sarà il lancio per una missione di 30 giorni verso la Luna. Ma senza equipaggio, sarà un volo di prova».
Quando il volo con un equipaggio?
«Entro due anni saremo pronti a far partire 4 astronauti per una missione di 10 giorni. Orbiteranno intorno alla Luna e torneranno indietro per testare le strumentazioni e gli equipaggiamenti».
E i piedi sulla Luna?
«Alla fine del 2025. Un equipaggio di 4 persone sulla Orion: a bordo del lander che si poserà sul Polo Sud ci saranno un uomo e la prima donna a compiere un allunaggio. Da quel momento speriamo di tornare sulla Luna con equipaggi una volta l’anno».
Che ruolo avrà l’Italia?
«Il vostro Paese è un membro fondamentale dell’Agenzia spaziale europea. E l’Esa contribuisce con lo European Service Module, il modulo di servizio della navetta Orion, che fornirà la propulsione e l’energiaelettrica al modulo dell’equipaggio».
Tra i progetti della Nasa c’è anche una missione con equipaggio verso Marte?
«Sì, ma prevediamo di riuscirci nel 2039 o nel 2040».
Su Marte ci arriverà prima la Nasa o Elon Musk?
Interviene la vice Amministratrice Pam Melroy: «Musk non può andare su Marte senza la Nasa…». Il senatore Nelson sorride e annuisce: «Per andare su Marte dobbiamo ancora sviluppare le tecnologie giuste.
Dovremo arrivarci più velocemente.
Con i mezzi attuali ci vogliono dai 6 ai 9 mesi di viaggio: una volta arrivato sul Pianeta rosso l’equipaggio dovrebbe attendere un anno e mezzo o due per avere le condizioni ideali per il ritorno. Ma non sappiamo come garantire la vita su Marte per 2 anni.
Se invece riuscissimo a far durare il viaggio di andata tre o quattro mesi, gli astronauti potrebbero restare su Marte una settimana o due e poi ripartire verso la Terra».
Qual è lo stato delle relazioni tra Nasa e Agenzia spaziale russa?
«I rapporti tra i cosmonauti russi e i nostri astronauti sono molto professionali, così come quelli tra i due Centri controllo missione».
Russia e Cina stanno lavorando per conquistare la Luna.
Assisteremo a una nuova corsa allo spazio, come negli anni Sessanta?
«La vera competizione ci sarà tra Stati Uniti e Cina. Pechino sta lavorando per andare sulla Luna, ma noi arriveremo prima».
Senatore Nelson, che ne sarà della Stazione spaziale internazionale?
«Resterà operativa fino al 2030.
Dopodiché auspichiamo che siano altri soggetti, anche privati, a operare nuove stazioni orbitanti».
La Iss non è più una vostra priorità?
«I nostri sforzi saranno concentrati sulla Luna, su Marte e anche oltre».
Lei crede che esistano altro forme di vita intelligente al di fuori della Terra?
«Ne sono convinto. E il motivo sono le dimensioni dell’Universo, che ha miliardi di stelle nella nostra galassia e miliardi di galassie come la nostra.
Quindi è del tutto possibile che esistano pianeti con condizionifavorevoli alla vita e alla vita intelligente. Lo dice la matematica».
Le eventuali civiltà extraterrestri potrebbero arrivare fino a noi con le loro astronavi?
«Non ho una risposta a questa domanda».
E allora perché la Nasa ha deciso di studiare i cosiddetti unidentified aerial phenomena?
«Ci sono questi fenomeni che la gente osserva, centinaia negli ultimi venti anni, e la loro analisi scientifica può darci informazioni aggiuntive sulla loro origine».
Non temete di alimentare le teorie dei cospirazionisti? Se se ne occupa anche la Nasa vuol dire che qualcosa di vero c’è…
«È il contrario. Il nostro lavoro è fare ricerca scientifica. E useremo la scienza per spiegare fenomeni che finora non hanno una spiegazione».
Quando era senatore si è occupato molto di cambiamento
climatico. Cosa fa la Nasa in questo campo?
«Stiamo lavorando a cinque grandi osservatori spaziali che vigileranno su acqua, ghiaccio, suoli e atmosfera.
Forniranno dati molto precisi, che noi condivideremo con i nostri partner. Ma li metteremo anche a disposizione delle scuole e di chiunque sia interessato. Con la speranza che le persone possano cambiare abitudini, scegliere i combustibili green, le energie rinnovabili, opporsi alla distruzione della foresta amazzonica… Spero che la Nasa giochi un ruolo importante in questo cambiamento».
Sarà più facile trovare un altro pianeta che ci possa ospitare o salvare la Terra?
«Dovremo fare entrambe le cose. La Terra è l’unico pianeta che abbiamo a disposizione. Ma al tempo stesso non dobbiamo rinunciare all’esplorazione».