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 2022  giugno 18 Sabato calendario

Il mandato secondo Grillo

Due mandati devono bastare. Nel pieno dello scontro tra Giuseppe Conte e Luigi Di Maio, Beppe Grillo tende la mano all’ex premier e prova a blindare la regola che agita i sonni dei parlamentari 5 stelle. In un articolo sul suo blog, intitolato “Il Supremo mi ha parlato”, il fondatore del Movimento torna su uno dei principi storici della sua creatura politica: «Appare sempre più opportuno estendere l’applicazione delle regole che pongono un limite alla durata dei mandati», scrive Grillo in vista della consultazione online degli iscritti, prevista entro fine mese. Ancora non è chiaro come verrà formulato il quesito, se ci saranno più risposte tra cui scegliere e quali soluzioni saranno proposte. È noto, però, che il presidente M5s vorrebbe confermare il tetto dei due mandati, che gli consentirebbe di avere più margini di manovra nella compilazione delle prossime liste elettorali. Mentre, secondo Conte, tra coloro che vorrebbero archiviare questa regola c’è Luigi Di Maio: non a caso, il duro botta e risposta tra i due dell’altro ieri è stato letto dall’ex premier come il frutto di «fibrillazioni prevedibili, perché ci sono in campo questioni che riguardano le sorti personali di tanti nel M5s». E il vicepresidente 5 stelle, Riccardo Ricciardi, ha calcato ulteriormente il concetto: «Probabilmente Luigi è entrato nella psicosi dei due mandati». Ecco perché tra i parlamentari “contiani”, l’intervento di Grillo viene interpretato come un stilettata a Di Maio, in particolare nel passaggio in cui il fondatore spiega che «il dilemma può essere superato in altri modi, senza privarsi di una regola la cui funzione è di prevenire il rischio di sclerosi del sistema di potere, se non di una sua deriva autoritaria, che è ben maggiore del sacrificio di qualche (vero o sedicente) Grande Uomo». Il riferimento al ministro degli Esteri non è esplicito, ma plausibile. Tanto che lo stesso Di Maio, capita l’antifona, si è affrettato a smarcarsi: «Che senso ha cambiare la regola del secondo mandato? Io invito gli iscritti a votare secondo i principi fondamentali del Movimento – ha detto – perché questa è una forza politica che non sta guardando al 2050, ma si sta radicalizzando all’indietro». Insomma, bisogna andare avanti, anche se significa lasciare lungo la strada nomi e volti di peso del Movimento. In assenza di deroghe, che pure potrebbero essere previste nel quesito da votare online, sono una settantina, tra deputati e senatori, quelli a rischio di non essere ricandidati. In cima all’elenco c’è proprio Di Maio, ma ci sono pure il presidente della Camera, Roberto Fico, e la vicepresidente del Senato Paola Taverna. Poi gli attuali ministri Fabiana Dadone, Stefano Patuanelli e Federico D’Incà, la viceministra Laura Castelli, i sottosegretari Carlo Sibilia e Manlio Di Stefano. E ancora, Alfonso Bonafede, Riccardo Fraccaro, Carla Ruocco. Tutti fuori al prossimo giro. Il Movimento, ridimensionato nei numeri, verrebbe ridisegnato senza la sua classe dirigente delle origini. —