La Stampa, 18 giugno 2022
Trentanove anni fa il caso Tortora
Ogni 17 di giugno, Errorigiudiziari.com mi ricorda l’anniversario dell’arresto di Enzo Tortora (se pensate che quando qualcuno va in galera è perché qualcosa avrà fatto, non visitate Errorigiudiziari, vi sottrarrebbe una certezza). Ieri era il trentanovesimo anniversario e, fra l’altro, Errorigiudiziari l’ha celebrato col frammento di una trasmissione Rai in un cui Enzo Biagi dice: «Mi sembra ingiusto che il processo a una persona venga fatto attraverso le indiscrezioni che, dal Palazzo di giustizia di Napoli, sono uscite proprio sui giornali. Ogni giorno, Tortora ha imparato le accuse che aveva contro di sé aprendo i giornali. Questo secondo me è il modo più scorretto, perché Tortora è già stato condannato da una parte dell’opinione pubblica per mezzo di queste notizie che sono state diffuse e non possono essere venute fuori che dalla polizia o dai magistrati. È su questa base che alcuni come me hanno preso le difese di Tortora un sistema che io personalmente considero ignobile». Trentanove anni dopo, quel sistema ignobile è diventato il sistema ordinario. La gente viene arrestata, indagata (spesso prosciolta o assolta, ma anni dopo) e tutto quanto sappiamo della loro vicenda giudiziaria arriva da notizie pubblicate sui giornali e provenienti, necessariamente, o dalla polizia o dalla magistratura. E così la condanna, da parte dell’opinione pubblica, sarà pronunciata subito e senza tanti incomodi. Quando si prova a porvi rimedio con nuove leggi, sui giornali scriviamo no al bavaglio o roba simile. Eravamo ignobili trentanove anni fa, lo siamo un po’ di più trentanove anni dopo.