il Fatto Quotidiano, 18 giugno 2022
Sboarina e Tosi, amici mai
Tutto nasce, o forse semplicemente si esaspera, da quella che Flavio Tosi chiamò “la macchina del fango” costruita per colpire la sua futura signora, Patrizia Bisinella, durante la campagna elettorale in cui la senatrice ex leghista era candidata sindaco, in competizione proprio con Federico Sboarina. Venne fotografata al bar, con l’ex vicesindaco di Tosi, Vito Giacino, arrestato qualche anno prima per concussione, e subito l’immagine fu postata sul sito Cose Divertenti. Poi Tosi denunciò di essere stato pedinato da uomini vicini al futuro sindaco Sboarina, che lui aveva sfidato solo per interposta consorte, visto che dopo due mandati non era più candidabile. Di lì a qualche giorno, durante un confronto a più voci, una claque aveva cominciato a gridare “Giacino! Giacino!” in un’aula dell’università gremita. Scene di una città di provincia, verrebbe da pensare, dove tutto si esaspera, la politica si trasforma in rancore personale e i caratteri scavano solchi più delle appartenenze.
Eppure è in quel grumo che va cercato il bandolo del “c’eravamo tanto odiati” – da coniugare ancora al tempo presente – di Tosi e Sboarina, la ragione per cui il secondo (appoggiato da FdI e Lega) ha rifiutato l’apparentamento che il primo gli ha offerto (assieme a Forza Italia). Sboarina non vuole Tosi in giunta (e magari la moglie Bisinella vicesindaco, incarico già promesso al leghista Roberto Mantovanelli) perché sarebbe ostaggio di una persona di cui non si fida e che è in grado di controllare la macchina amministrativa meglio di lui. Tosi ha fatto l’offerta contro natura, per reagire al fatto di essere arrivato solo terzo con il 23 per cento e vedere il bluff di Sboarina, che chiede al ballottaggio l’appoggio del centrodestra unito, senza dare nulla in cambio. Per questo, il sindaco uscente rifiuta l’apparentamento e chiede a Tosi un semplice endorsement politico. Che risponde: “Non vogliamo essere trattati come paria, chiediamo pari dignità”. Ignazio La Russa spiega che non c’è più possibilità di un apparentamento: “Mi faccio garante io di un accordo politico, altrimenti Tosi fa vincere il centrosinistra.
Già si detestavano cinque anni fa, adesso sono come i Montecchi e Capuleti che se le suonavano di santa ragione, prima che sbocciasse l’amore tra Giulietta e Romeo. Un fiume di denunce, carte bollate, provocazioni, sospetti e processi. Sboarina ha condotto in Tribunale (diffamazione) Tosi e la moglie per un like su un post che collegava un accordo del Comune con il gruppo Coin per il restauro di piazza Capretto, dove il sindaco aveva comperato casa. L’acquisto dell’immobile da 200 metri quadrati, a prezzo vantaggiosissimo, era servito all’entourage di Tosi per replicare con l’esposto dell’avvocato Michele Croce, ex presidente della municipalizzata Agsm ed ora candidato con Tosi, che indicava manovre opache in un contenzioso animato da avvocati e consulenti, poi culminato nell’acquisto.
L’episodio più recente riguarda parcelle per 97mila euro incassate da Sboarina (2017-2020) per consulenze alla Funivie del Baldo, società partecipata della Provincia. Tosi (attraverso un consigliere provinciale) ha chiesto cosa abbia fatto in cambio l’avvocato e ha vinto un ricorso al Tar, ottenendo che i documenti diventino pubblici. Una settimana prima della consegna, la società si è affidata allo studio legale Lubrano di Roma, impugnando la sentenza in Consiglio di Stato. Come non bastasse, nel 2019 Tosi ha inviato un esposto in Procura denunciando l’assegnazione gratuita da parte del Comune della gestione di un impianto sportivo a una società che aveva maturato un debito di 100mila euro. “Un regolare bando di gara viene fatto sparire dopo qualche ora dalla sua pubblicazione… evidentemente dietro ordine di qualcuno… – ha scritto Tosi –. A completamento si segnala che tra l’attuale sindaco e la società CSS sono sempre intercorsi ottimi rapporti…”. La partita di Verona si incrocia con la faida nazionale nel centrodestra. Matteo Salvini sottosotto spera nella vittoria di Tommasi per alzare il muro sulla ricandidatura di Nello Musumeci in Sicilia, che i salviniani dell’isola come Luca Sammartino proprio non vogliono. A quel punto sarebbe FdI a mettere il veto su Attilio Fontana in Lombardia.