Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2022  giugno 17 Venerdì calendario

Intervista a Giuseppe Conte

«Un aspetto che trovo molto offensivo nelle parole di Di Maio è quando dice che imitiamo Matteo Salvini ed evoca il Papeete. Èun’offesa al M5S e alla sua stessa comunità». Nel giorno più lungo, Giuseppe Conte approda in serata a Bologna e dal palco diRepubblica delle Idee,intervistato da Stefano Cappellini, tocca tutti i punti caldi di uno scontro aperto con il ministro degli Esteri. Prima di salutare calorosamente Enrico Letta sotto il palco («Scusami se non sono venuto prima, ma è stata una giornatina...») e di discutere a quattr’occhi con Elly Schlein. Nella stessa piazza che ha visto la nascita dei 5S, con il V-Day del 2007, ieri le parole più dure.
Conte, in questa giornata di polemica nel Movimento, cosa risponde a Di Maio sulla sconfitta alle amministrative?
«Mi sono assunto tutte le responsabilità, è un fatto storico che alle amministrative non abbiamo mai brillato. Però siamo una comunità in cammino che ha vissuto vari traumi, bisogna con umiltà dare tutti un contributo. I portavoce hanno girato il territorio, il ministro Di Maio lo ricordo solo a fare una foto con me in due paesi della Campania. Si è comunità anche nelle difficoltà».
Di Maio ha parlato di mancanza di democrazia interna, cosa significa secondo lei?
«Mi fa sorridere. Quando lui è stato leader, lo statuto prevedeva solo il capo politico, quindi suggerirei prudenza con le lezioni di democrazia interna. Oggi c’è un consiglio nazionale, il Movimento sarà l’unica forza politica che permetterà a tutti gli iscritti di esprimere dei rappresentanti nel consiglio nazionale».
Un’altra critica che le viene rivolta è: “Non spossiamo stare al governo e criticarlo un giorno sì e un giorno no, come fa Salvini”.
«È giusto che ci sia una varietà di opinioni, quello che scopro è che il ministro degli Esteri non condivide la linea politica del Movimento, che è stata deliberata all’unanimità. M5Sha sempre contrastato il riarmo e l’escalation militare».
Di Maio è un ministro e Mario Draghi oggi ha ribadito il sostegno all’Ucraina, qui sembra che ci sia un problema tra voi e il vostro ministro...
«Mi ha sorpreso che il ministro degli Esteri oggi, nella giornata in cui Draghi è a Kiev, porti fuori beghe interne che rischiano di offuscare l’importanza di una visita che M5S ha chiesto a gran voce. L’Italia deve elaborare una strategia non schiacciata da Washington o altri paesi, essere protagonista di un negoziato di pace».
Pensa che di Maio stia lavorando a un’altra formazione politica?
«Non lo so e non posso essere nella testa di Di Maio, questa uscita di oggi è sorprendente. Persone che gli sonovicine parlano di scissione».
Il 21 giugno ci sarà un passaggio importante, Draghi tornerà in parlamento a discutere della questione Ucraina. C’è la possibilità che il Movimento chieda lo stop delle forniture militari?
«Noi presenteremo una risoluzione, abbiamo l’ambizione di portare la nostra posizione nel dialogo e dare un contributo perché prevalga. Sì a un negoziato di pace».
La pace però non si può chiedere con la resa dell’Ucraina...
«Noi abbiamo già fatto tre invii di armi, credo che adesso l’Ue debba imprimere una svolta».
Queste posizioni rischiano di confliggere con le scelte del governo?
«No, Draghi ha fatto dichiarazioniche indicano che un cambiamento di posizione c’è stato. Noi non abbiamo intenzione di creare difficoltà al governo, sono sincero. Quando vado in giro, gli iscritti mi chiedono di uscire (dalla maggioranza, ndr ), c’è una sofferenza comprensibile, con un perimetro molto allargato. Io sto chiedendo maggiore dialettica, e che i provvedimenti non arrivino diretti in Cdm. Rimaniamo al governo per preservare le nostre battaglie, anche dagli attacchi di Meloni e Renzi».
Perché preferisce “campo progressista” a centrosinistra?
«Mi sembra una formula più riassuntiva di forze che vogliono lavorare a un progetto».
Una coalizione deve mettersi d’accordo su cosa vuole fare, ma lei ha problemi ad esempio con Renzi.
Non si può fare un’alleanza perché non ci sarà convergenza programmatica oppure perché c’è ostilità?
«Nel Conte Due si è visto subito che non tutti andavano nella stessa direzione. A me interessa dare un contributo per trasformare questo Paese, ma lei ha sentito le dichiarazioni? Calenda ha detto: il mio lavoro è di interdizione. L’altro lo trascuro perché è molto intento a fare affari personali, allora di cosa parliamo?».
La possibilità di una legge elettorale proporzionale, offrirebbe i partiti la possibilità di correre senza essere costretti a coalizioni larghe. Crede in questa possibilità?
«Cercherò di dare il mio contributo per una legge proporzionale. Con la riduzione dei parlamentari avremo un problema di rappresentatività in Parlamento. Con un proporzionale ben dosato si mantiene un collegamento più diretto».
In questo ultimo miglio della legislatura, può mettere in fila le leggi sui diritti per priorità di realizzazione?
«Primo il suicidio assistito perché ci sono persone che soffrono, dobbiamo correre. Tengo allo Ius scholae, mentre non condivido molto lo Ius soli. Poi sono favorevole al ddl Zan e anche alla legge sulla cannabis».