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 2022  giugno 17 Venerdì calendario

Intervista a Enrico Letta

«Mi vergognerei se questa legislatura si concludesse senza la legge sul suicidio assistito che anche la Consulta ci ha chiesto. Sarebbeuna vergogna per l’Italia». Il segretario Pd Enrico Letta parla sul palco della Repubblica delle Idee a Bologna, intervistato dal direttore Maurizio Molinari. Ragiona del “campo largo” rievocando l’Ulivo di Romano Prodi, un campo di idee, che sfugga ai veti sulle alleanze. Mentre sui guai interni al M5S, dilaniato dalla guerriglia tra Luigi Di Maio e Giuseppe Conte, sorride: «Con chi parlo tra i due? Beh, il mio omologo è Conte. Ma rispetto i problemi interni degli altri partiti. Faccio già fatica a gestir quelli del Pd».Letta, oggi è morto con suicidio assistito Mario, il cui vero nome era Federico Carboni. La politica è rimasta indietro sui diritti?“Politica e parlamento sono in ritardo. Dobbiamo essere all’altezza di queste sfida. La corte costituzionale con una sentenza del 2019 ha dato via libera al suicidio assistito. Bravi i giudici. Meno bravo il parlamento. È al Senato, oggi, la norma che deve recepire quella sentenza. L’impegno perchè quella la norma diventi legge c’è ed è pieno».Qual è l’ostacolo in Italia alla marcia dei diritti?«Penso che la questione sia semplice e sia legata al modo in cui intendiamo il presente e il futuro. Prendiamo ad esempio i cambiamenti climatici. C’è chi pensa che sia un problema del presente e chi invece pensa che si possa rimandare al futuro. Pensiamo anche alloIus scholae, alla mobilità dei rifugiati e ai cambiamenti che questo comporta. Noi dobbiamo essere quelli che di fronte a questi cambiamenti guardano all’Italia del futuro, non a quella di ieri. Come sul ddl Zan, largamente maggioritario tra i 18enni. L’Italia della Meloni e del suo comizio in Andalusia è l’Italia che vuole rimaner ancorata a come eravamo. Noi invece dobbiamo andare incontro alle novità. Qui c’è tutta la differenza tra sinistra e destra, e noi dobbiamo sottolinearlacon un forte impegno sui valori».Anche la difesa dell’ambiente è uno dei diritti? La Pianura Padana è oppressa dalla siccità, come si difendono i diritti di chi ci vive?«Siamo in ritardo sull’ambiente. E purtroppo la pandemia e guerra hanno colpito l’ambiente, rendendolo meno prioritario. È scattata la logica della sopravvivenza: dobbiamo sopravvivere oggi. Questo ha rallentato il processo, ma non lo ha fermato. Il piano europeo Fit for 55 è importante. Bisogna ricordare due cose. La prima è che il prezzo del futuro non è uguale per tutti. Non si possono fare parti uguali tra diseguali, diceva Don Milani. Quindi è giusto che chi ha di piu paghi di piu.Poi c’è il tema delle transizioni. Lo dico nella regione della Motor Valley:ai settori in transizione serve un aiuto pubblico».Lei ha avuto una posizione chiara sulla guerra, a supporto della resistenza ucraina. Che significato dà al viaggio di Draghi a Kiev con Macron e Scholz?«Oggi è stato dato un messaggio forte, che ha a che vedere con la leadership di Draghi. L’Italia è quella che ha detto da subito che bisogna dare lo status di candidato alla adesione alla Ue all’Ucraina. Certo, non è possibile l’adesione domattina, ma grazie a Draghi la Ue venerdì può avvicinarsi ad accettare la candidatura. Poi bisognerebbe fare un altro passo. Cioè la creazione di una confederazione europea, che possa accettare quei Paesi, come la Macedonia e altri. Non possiamo darl’idea di aspettare che vengano invasi dalla Russia».Il M5S e la Lega dicono di non inviare più armi all’Ucraina. Lei cosa pensa?«Oggi abbiamo visto Draghi insieme a Francia e Germania. La novità è che ci siamo anche noi. Per questo mi sento di dire che dobbiamo ascoltare Draghi in Parlamento e poi votare una risoluzione che dica semplicemente che approviamo. In questo momento dobbiamo dare l’idea di un Paese unito che sostiene la pace, e per arrivarci serve che la Russia non prosegua nella sua aggressione. Abbiamo letto gli insulti di Medvedev, no?Ha detto che tra due anni l’Ucraina non sarà più sulle carte geografiche. Noi dobbiamo far sì che quel paese viva e che possa decidere che pace vuole».Alle amministrative il “campo largo” è sembrato arrancare. Lei con chi vuole fare l’alleanza, col M5S o con Calenda?«Siamo in una citta a me molto cara. È la città di Nino Andreatta e Romano Prodi. Alla storia di Romano mi sento molto legato e mi ricordo le due avventure politiche con cui sconfisse Berlusconi. Nella prima, l’Ulivo del 1996, ha costruito una idea di Italia vera e moderna, una proposta politica per il futuro. La vittoria del 2006 fu invece una vittoria di geometria politica. Ecco, Io sono legato all’idea dell’Ulivo. Si vince se ha una idea più avanzata di futuro, non se si mette insieme un ulteriore pezzettino del puzzle. Quindi non andrò a mettere insieme tutti i pezzettini, ma penserò a costruire una proposta di futuro che è l’opposto dei sí e dei no detti da Giorgia Meloni in Andalusia. Lo faremo con chi ci vuole stare».Sono arrivati i fondi del Pnrr, come si riusciranno a spendere entro il 2026?«Io in realtà ho una paura: che se i fondi del Pnrr sono dati sulla base della bravura degli enti locali, costruiremo una Ue ancora piu diseguale. I fondi del Pnrr devono aiutare a superare le diseguaglianze. Quindi dobbiamo aiutare le amministrazioni che non ce la fanno. Le altre ce la faranno comunque».