Il Messaggero, 17 giugno 2022
Cina, Gazprom ha aumentato le forniture del 67% in 5 mesi
BRUXELLES I prezzi del gas continuano a correre, mentre l’Europa fa i conti con le ristrettezze nelle forniture che mettono a rischio il riempimento degli stock in vista dell’inverno. Ieri, dopo il taglio del 60% alla Germania e del 15% all’Italia annunciato mercoledì, anche Francia, Austria e Slovacchia hanno risentito della contrazione dei flussi in arrivo dalla Russia. E con Mosca che guarda con sempre maggiore interesse alle forniture dirette in Cina – con un aumento delle vendite di gas del 67% nel 2022, secondo i dati forniti dal monopolista di Stato dell’energia Gazprom -, nuovi tagli radicali agli approvvigionamenti attraverso Nord Stream 1 potrebbero essere all’orizzonte, filtrati dalle parole degli alti dirigenti russi. La tensione sul gas è rimasta alta nel giorno in cui i leader di Italia, Francia e Germania si sono recati in viaggio a Kiev per annunciare il loro sostegno alla concessione dello status di candidato Ue: il prezzo del metano sulla piazza di riferimento di Amsterdam ha toccato ieri 148 euro al megawattora, tornando ai livelli record dell’inizio della guerra in Ucraina, prima di scendere a 135 euro, facendo segnare un +10,7% rispetto alla chiusura del giorno precedente. «La situazione è seria, ma per ora l’approvvigionamento del gas è garantito», è tornato a ripetere ieri il vice-cancelliere tedesco Robert Habeck, che si è però pure rivolto ai tedeschi invitandoli a tenere sotto controllo i consumi: «In questa situazione ogni chilowattora risparmiato aiuta». L’esponente dei verdi già nei giorni scorsi aveva sollevato alcuni interrogativi sulla determinazione politica – e non tecnica – dietro alla riduzione degli approvvigionamenti, rilievi ribaditi ieri anche dal presidente del Consiglio Mario Draghi a margine della sua visita a Kiev con Emmanuel Macron e Olaf Scholz. La ragione del nuovo calo delle forniture, secondo la versione ufficiale di Gazprom, sarebbe infatti legata alla manutenzione di due turbine dell’impianto di accesso del gas situato sul Baltico, a Portovaya. Una circostanza che sarebbe destinata a non rimanere isolata: ieri l’ambasciatore russo presso l’Unione europea Vladimir Chizhov ha avvertito che i flussi di gas verso l’Europa attraverso il gasdotto Nord Stream 1, l’infrastruttura sottomarina che passa sotto il Mar Baltico e arriva in Germania, potrebbero essere addirittura sospesi in ragione dell’assenza dei pezzi di ricambio delle pompe, colpiti dalle sanzioni (una versione inizialmente confermata, martedì, da Siemens Energy, che aveva parlato di una turbina rimasta nello stabilimento di Montreal, in Canada).
Le parole dei dirigenti russi suonano però come un ricatto in piena regola. «Nostro il prodotto, nostre le regole», ha scandito ieri il ceo di Gazprom Alexei Miller intervenendo al Forum economico di San Pietroburgo, appuntamento in cui la Russia sta contando i suoi amici nel pieno delle tensioni internazionali. Tra questi c’è la Cina di Xi Jinping, che due giorni fa è tornato a parlare con Vladimir Putin: il flusso di gas russo diretto a Pechino, stando alla ricostruzione di Miller, nei primi cinque mesi dell’anno sarebbe aumentato del 67%.
I VOLUMI
Quelli della Russia sui volumi di metano per l’Europa sarebbe per ora degli «avvertimenti ad alcuni Stati membri», ha detto arrivando all’Eurogruppo in Lussemburgo il commissario europeo agli Affari economici Paolo Gentiloni, ma il Cremlino non avrebbe ancora preso «decisioni solide». Nelle previsioni economiche di primavera, Bruxelles aveva contemplato problemi nelle forniture di gas tra gli scenari avversi: un’ipotesi che «porterebbe la crescita entro l’anno in territorio negativo. Ma per ora non è questo il caso», ha aggiunto Gentiloni. Oltre ai tagli di inizio settimana, Mosca ha chiuso finora i rubinetti a Polonia, Bulgaria, Finlandia, Danimarca e Paesi Bassi per il rifiuto delle aziende importatrici di energia di aprire il conto denominato in rubli per i pagamenti.