Avvenire, 17 giugno 2022
Quei 16.500 miliardi bruciati nei conflitti
È dal 2008 ad oggi, la media mondiale della pace è scivolata verso il basso, con un tasso negativo del 3,2 per cento. Nell’ultimo anno, l’Indice ha perso un altro 0,3 per cento. Con quali conseguenze? Le guerre, l’instabilità e la violenza endemica impoveriscono tutti. Nel 2021, sono costate 16,5 trilioni di dollari al pianeta, a parità di potere d’acquisto. È una cifra impressionante: impone a ogni abitante della terra una perdita di beni pari a 2.117 dollari l’anno.
È come se venisse a mancare il 10 per cento del prodotto interno lordo mondiale ogni 365 giorni. E l’anno scorso la tassa imposta dalla mancanza di pace è aumentata del 12,4 per cento, in buona parte perché i soldi sono stati dirottati sulle armi, gli eserciti e le spese militari. Le guerre costano e a pagarle sono soprattutto i Paesi più esposti. I dieci Crimea aveva già sconvolto l’Europa, l’invasione dell’Ucraina ha sovrastato in ampiezza, distruzione e volume di forze tutto quello che avevamo visto nel vecchio continente dalla fine della seconda guerra mondiale in poi. Sono tornate in auge le teorie della guerra ad alta intensità, che significano Rimane un’unica speranza: sette dei dieci paesi in testa all’Indice globale della pace sono tutti in Europa, il Continente- progetto che ci ha regalato stabilità e benessere per due generazioni. L’Islanda ha il primato di paese più irenico del pianeta. Lo detiene ormai dal 2008. Seguono Nuova Zelanda, Irlanda, Danimarca e Austria. L’Italia è 32esima. Migliora di due posizioni. Un dato che ci conforta.
© RIPRODUZIONE RISERVATA un rapporto allarmante quello edito dall’Istituto per l’economia e la pace. Potremmo dire che traduce in cifre l’analisi fatta a suo tempo da papa Francesco, lucidissimo nell’affermare che siamo nel pieno di una «terza guerra mondiale a pezzi». Il rapporto di quest’anno, il sedicesimo, misura l’Indice globale della pace e non lascia adito a dubbi: sono 11 anni ormai che i 23 indicatori analizzati dall’Istituto volgono al peggio. Militarizzazione, conflitti fra Stati, guerre civili, numero di profughi, spese militari, manifestazioni violente e rivolte aumentano.
Non lasciano scampo a molte aree del pianeta. Su 163 Paesi analizzati, 84 si sono fatti più violenti. Solo 77 hanno migliorato la loro posizione. Ecco perché Stati più violenti hanno perso nel 2021 il 34 per cento della loro ricchezza e per alcuni va anche peggio. Siria, Sud Sudan e Repubblica Centrafricana lamentano infatti un impoverimento del reddito impressionante: 80, 41 e 37 per cento. Russia e Ucraina non ne sono distanti.
Si piazzano agli ultimi posti nella classifica globale della pace, precedute solo da Afghanistan, Yemen, Siria e Sud Sudan. L’emirato afghano è l’angolo meno pacifico del pianeta, un tragico primato, invariato da un quinquennio a questa parte. Ma la pace resta un miraggio anche per Guinea, Burkina Faso e Haiti, tutti in lento scivolamento verso l’anarchia, per i conflitti in corso. Dov’è finito il diritto internazionale? Il 24 febbraio 2022 si è imposto come uno spartiacque. Ha segnato un cambio d’epoca strategica. Se l’annessione della più morti e più costi.
Gli scontri divorano il 10 per cento del Pil mondiale E i Paesi poveri pagano il prezzo più alto L’Afghanistan è il posto più violento, seguito da Siria, Sud Sudan e Yemen