Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2022  giugno 17 Venerdì calendario

In fuga dalle notizie


Il Digital News Report del Reuters Institute for the Study of Journalism è uno strumento prezioso per capire lo stato dell’informazione, digitale e non. La ricerca è stata condotta dalla società YouGov utilizzando un questionario online a fine gennaio/inizio febbraio 2022 e dunque prima che scoppiasse la guerra in Ucraina (ad aprile ne è stato fatto un secondo, sul tema informazione e guerra, solo in 5 Nazioni, Italia esclusa). Come spiega la nota metodologica «i risultati vanno intesi come rappresentativi della popolazione online».
Il dato più importante che emerge è la forte crescita a livello mondiale del numero di persone che si dice non interessata alle notizie o che le evita appositamente: la quota mondiale è del 38%. Quasi quattro persone su dieci. Il Paese messo peggio in questo senso è il Brasile con il 54% di chi fugge dalle notizie (percentuale raddoppiata dal 2017), seguito dal 46% in Gran Bretagna (anche qui il doppio dal 2017), America (42%), Irlanda e Australia (entrambe al 41%), Francia (36%) e Spagna (35%). In Italia la percentuale di chi evita le notizie è pari al 34%. Tra i motivi della fuga (per il 29%) c’è l’«infodemia», cioè – come spiega la Treccani – «la quantità eccessiva di informazioni, talvolta non vagliate con accuratezza, che rendono difficile orientarsi su un determinato argomento per la difficoltà di individuare fonti affidabili». Ma non è l’unico. A livello mondiale il 43% degli intervistati si dice stanco per le troppe notizie dedicate alla politica e al Covid19. Una percentuale pari al 29% afferma invece di evitarle perché «non ci si può fidare dei media». Oltre un terzo (36%) afferma invece che fugge dalle notizie perché «sono deprimenti». Solo il 14% del campione sostiene di non avere abbastanza tempo per informarsi. C’è infine un dato piccolo ma che fa riflettere: per l’8% delle persone a livello globale e per il 6% degli italiani il motivo della fuga dalle notizie è «perché sono troppo difficili da capire».
Un altro punto importante riguarda la fiducia nel mondo dell’informazione. Se all’inizio della pandemia tutti i siti di news e i programmi tv di informazione hanno registrato un’impennata di traffico e di ascolti, oggi in 21 dei 46 Paesi analizzati siamo al punto più basso di fiducia nei media. Se la Finlandia rimane la nazione con i più alti livelli di fiducia nei mezzi di informazione (69%) – quattro punti in più rispetto allo scorso anno e 13 punti rispetto al 2020 – all’altro estremo della scala ci sono gli Stati Uniti dove la percentuale è scesa al 26%. Anche in gran parte dell’Europa è calata: in Romania (-9%), Croazia (-7%), Polonia (-6%), Austria (-5%), Grecia (-5%) e Spagna (-4%). Per quanto riguarda l’Italia la fiducia nei media è scesa in un anno del 5%. Non solo: secondo il Rapporto, l’87% degli italiani ritiene che i media siano troppo condizionati dalla politica e l’85% dalle aziende.
Altro dato interessante: se in Norvegia ben il 41% delle persone paga per informarsi online, la percentuale scende negli Stati Uniti al 19% e in Italia si assesta al 12%. Il 36% degli italiani condivide notizie tramite social, mail e app di messaggistica come WhatsApp, mentre il 29% ha ascoltato almeno un podcast nell’ultimo mese.
Infine: in tutti i Paesi analizzati l’età media di chi paga per le news è di 47 anni, mancano quindi i giovani. Chiudiamo con una buona notizia, almeno per noi. Nonostante si registri un incremento generale del consumo di video digitali, in Italia il 60% delle persone si informa ancora soprattutto attraverso gli articoli