la Repubblica, 16 giugno 2022
Intervista a Maria Elena Boschi
Assolto perché il fatto non sussiste. Il tribunale di Arezzo ha stabilito che sul crac di Banca Etruria non c’è stata bancarotta colposa. Dopo «un calvario durato sette anni mio padre Pierluigi è stato assolto dall’ultima accusa che gli veniva mossa», annuncia sui social Maria Elena Boschi. Un capitolo doloroso, per l’ex ministra di Iv, che «si chiude nell’unico modo possibile: con la certezza che il babbo era innocente».
Onorevole Boschi oggi per la sua famiglia è la fine di un incubo?
«Sì. La vicenda Banca Etruria ci ha sconvolto la vita. La mia famiglia è stata additata per anni come responsabile dei più grandi scandali bancari del Paese. Non era vero nulla. Adesso lo sa tutta l’Italia. Io soffrivo per mio padre massacrato a causa mia. E lui soffriva per me e per la mia carriera. La cicatrice non andrà mai via, ma sapere che dopo tanto tempo la verità ha trionfato mi spinge a impegnarmi ancor di più per una giustizia giusta».
Crede che lui sia finito sotto inchiesta per il ruolo di spicco che lei aveva nel governo Renzi?
«Il tema non è l’inchiesta ma il massacro mediatico. Se io non fossi stata così visibile, a quei tempi, nessuno avrebbe parlato di Banca Etruria e di mio padre. Gli scandali bancari erano altri, lo sanno tutti. Ma molti dei protagonisti di quelle vicende erano legati a doppio filo con parte della classe dirigentemediatica, finanziaria, culturale di questo Paese. E su di loro è sceso un silenzio impressionante».
Quando ha sentito suo padre, cosa le ha detto?
«Preferisco tenere quei momenti per noi. Avevo giurato che non avrei mai pianto per Banca Etruria. Quando ho parlato in aula sulla mozione di sfiducia ero una sfinge. Non mi piaceva lo stereotipo della fanciulla triste che frigna, sono stata durissima innanzitutto con me stessa in questi anni. Ma oggi mi sono sciolta, nel mio ufficio alla Camera. Sono lacrime di liberazione. La vicenda Etruria è servito per nascondere i veri scandali di questo Paese».
Sta dicendo che nel vostro caso è stato fatto un uso politico della giustizia? E manovrato da chi?
«In questa vicenda, i giudici sono stati i più seri di tutti, molto più seri degli avversari politici, di alcuni commentatori, dei talk show, deisocial. Poi ci sono alcune correnti della magistratura che rivendicano il diritto di essere “di parte”, che parlano di “cordone sanitario”. Ma il caso Etruria dovrebbe far riflettere i media più dei magistrati. Sono stata condannata senza aver fatto nulla. E le opposizioni di allora, a cominciare dai Cinque Stelle, mi hanno insultato nel modo più becero. Nessun grillino ha ancora trovato il modo di pronunciare la parola “scusa”».
Che cosa le ha fatto più male in questa vicenda?
«La violenza verbale che spesso sfociava in sessismo. Hanno smesso di chiamarmi col mio nome per storpiarmi in Maria Etruria Boschi. Cambiarti il nome è il primo passo per disumanizzarti. Hanno ironizzato su tutto, mi hanno riempito di allusioni e minacce nel silenzio imbarazzato e complice di tanti e tante. Anche alcuni che debbono la carriera al renzismohanno fatto a gara a dire che io ero il problema, che dovevo sparire. Le falsità degli avversari colpiscono meno delle ipocrisie dei presunti amici».
A chi si riferisce?
«Non sporco questa giornata con polemiche personali. Chi lo ha fatto, lo sa».
Quand’era al governo si è mai interessata per salvare la banca in cui suo padre era vicepresidente?
«Mi sono informata, certo. E mi pare che fosse del tutto legittimo e doveroso farlo per migliaia di lavoratori e per un territorio. Altra cosa sarebbe stata suggerire soluzioni preferite o intervenire per realizzarle. Quello non sarebbe stato corretto e infatti non l’ho fatto».
Per un’inchiesta che si chiude, ce n’è un’altra, quella sulla Fondazione Open, che la vede a processo con Renzi e Lotti. È preoccupata?
«Per me no. Ciò che devo dire per dimostrare l’assoluta inconsistenza delle accuse lo dirò in tribunale. Da politica sono invece preoccupata per la separazione dei poteri e per il funzionamento della democrazia liberale. Il pm fiorentino pretende di sostituirsi al Parlamento nella individuazione delle forme della politica. Chi ha letto le carte – a cominciare da cinque sentenze della Cassazione – non ha dubbi. Chi non le ha lette lo scoprirà quando, tra qualche anno, ci daranno ragione anche su Open».