la Repubblica, 16 giugno 2022
Le prigioni di Navalny
“Priviet”. Stavolta l’iconico saluto di Aleksey Navalny arriva «dal severo regime carcerario»: la famigerata prigione Ik-6 Melechkovo, nei pressi di Vladimir, a circa 250 chilometri a Est da Mosca. «Una delle più spaventose della Russia», secondo la portavoce dell’oppositore, Kira Jarmish: «I detenuti lì vengono torturati e uccisi».È stato lo stesso oppositore russo a confermare con un post su Instagram di essere stato trasferito dopo che è entrata in vigore la sentenza pronunciata lo scorso marzo in uno dei numerosi casi giudiziari che lo vede coinvolto. Martedì collaboratori e legali avevano lanciato l’allarme. Di Navalny nessuna notizia. All’avvocato che era andato a trovarlo nella colonia di Pokrov, a 100 chilometri da Mosca, dove era precedentemente recluso, era stato detto che lì «non c’era più nessun detenuto con quel nome».
Per ora Navalny sdrammatizza: «Il mio viaggio nello spazio continua. Sono stato spostato da una nave all’altra. Sono in quarantena, non c’è molto da dire». Racconta di essere riuscito a portare con sé decine di libri. E che, tra la lista di professioni in cui può abilitarsi durante la prigionia, può scegliere di diventare, in tre mesi, un sarto o un “macellaio di carcasse di uccelli”.
Rassicurazioni che non sono bastate agli Stati Uniti che ieri sono tornati a chiedere la liberazione «immediata e senza condizioni» dell’attivista anti-corruzione, arrestato nel gennaio 2021 dopo essere sopravvissuto a un avvelenamento da agente nervino e condannato a nove anni da scontare in un carcere dimassima sicurezza