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 2022  giugno 16 Giovedì calendario

Il taglio del gas

Prima la Germania e ieri l’Italia. La società russa Gazprom in mattinata ha comunicato all’Eni di aver ridotto del 15% le forniture di gas anche al nostro Paese dopo che nel giro di due giorni ha tagliato del 67% quelle che i tedeschi ricevono attraverso il gasdotto Nord Stream 1.
Il gigante russo dell’energia non ha fornito spiegazioni o motivazioni tecniche circa la sua decisione che ha deciso di estendere anche al nostro Paese, colpendo quindi i primi due importatori di gas russo; nè ha spiegato quanto durerà questa situazione, ma la sua mossa ha spinto di nuovo alle stelle i prezzi del gas. Al mercato di Amsterdam le quotazioni del metano sono infatti salite di un altro 2,6% (dopo il +16,3% di martedì) arrivando a toccare quota 99,57 euro per megawattora. I contratti future per il mese di luglio sono invece saliti addirittura del 24% a 120,33 euro al MWh.
A parte questo la mossa di Gazprom, che nelle settimane scorse aveva già azzerato le forniture a Polonia, Bulgaria, Olanda, Danimarca e Finlandia, al momento non sembra destare particolare allarme nel nostro governo: a palazzo Chigi non esprimono giudizi e si limitano a prendere atto della situazione. Siamo alla vigilia della missione di Draghi a Kiev assieme a Macron e Scholz e la situazione è troppo delicata.
«Al momento non si riscontrano criticità» ha fatto sapere nel primo pomeriggio il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani, spiegando che «l’andamento dei flussi di gas è costantemente monitorato in collaborazione con gli operatori» «Continuiamo a monitorare la situazione» hanno confermato dall’Eni, pronti «a comunicare eventuali aggiornamenti». Anche la Commissione europea sta seguendo con attenzione l’evolversi della situazione: «Al momento – ha dichiarato ieri mattina un suo portavoce – non c’è alcun rischio per le forniture». Per il governo tedesco il taglio ai loro danni, per quanto pesante, non è tale da compromettere le forniture. «Attualmente – ha spiegato il ministro dell’Economia Robert Habeck – possiamo acquistare le quantità necessarie dal mercato, anche se a prezzi più elevati».
Come dice l’Eni quella messa in atto da Gazprom per ora è una «limitata riduzione dei flussi», più che gestibile per noi. Stando alle previsioni della Snam ieri erano quasi 200 milioni i metri cubi di gas immessi nella rete italiana, di questi 160 sono andati ai consumi, quasi 9 sono stati esportati e 31 sono finiti negli stoccaggi. A Tarvisio, dove arriva il gasdotto Tag, era previsto che Gazprom ci consegnasse 32,8 milioni di metri cubi di gas: un taglio del 15%, dunque, fa venir meno circa 5 milioni di mc, nulla di grave insomma. Anche perché in questa fase di «mercato lungo», come lo definiscono gli operatori, bastano le forniture in arrivo dall’Algeria (63,2 milioni di mc), dal Tap (30,8) e la produzione dei tre rigassificatori (altri 52 milioni di mc) a soddisfare ampiamente la domanda.
Diverso il discorso se si guarda al prossimo inverno, perché se la riduzione dei flussi dovesse proseguire, e soprattutto, aumentare subiremmo un rallentamento del riempimento degli stoccaggi. E non riuscire a raggiungere la soglia prevista del 90% (oggi siamo al 52%) produrrebbe certamente seri problemi.
Al momento però l’Eni non ha ricevuto alcuna indicazione in merito. Al contrario dei tedeschi, invece, che dopo il taglio del 40% fatto scattare martedì da Gazprom ieri ne hanno subito un altro del 33% con la scusa di dover fermare una seconda turbina nella stazione di pompaggio di Portovaya. E così nel giro di appena due giorni Berlino ha visto le forniture dalla Russia passare prima da 167 a 100 milioni di metri cubi/giorno e quindi a 67. Gazprom ha spiegato questi cali con problemi tecnici in una delle centrali di compressione lamentando il ritardo con cui Siemens (a causa delle sanzioni) avrebbe fornito i ricambi di un motore. Tesi sconfessata dal governo tedesco che ha definito quella di Gazprom «una decisione politica». Secondo Habeck quello addotto dai russi è «un pretesto: i tagli decisi da Gazprom sono una strategia per sconvolgere il mercato e far salire i prezzi».