il Fatto Quotidiano, 16 giugno 2022
Librerie, piccola è meglio
Le librerie chiudono, e non è una novità. Tuttavia negli ultimi mesi hanno abbassato le serrande molti esercizi con caratteristiche comuni: tutti abbastanza grandi, appartenenti a grossi gruppi e spesso situati nei centri storici delle città. Come la Feltrinelli in via Italia a Monza o la Mondadori in via D’Azeglio a Bologna o, più recentemente, la Feltrinelli nella Galleria Alberto Sordi a Roma, fra le più grandi in Italia. Di positivo c’è che almeno quest’ultima riaprirà altrove nei prossimi mesi. Non era accaduto lo stesso ad altre due Feltrinelli nel centro della Capitale, quella di via Vittorio Emanuele e quella all’angolo di piazza Cavour, chiuse definitivamente nel 2020.
Di tutto questo non sembra però averne grosse colpe il mercato del libro. I dati raccolti dall’Aie, Associazione italiana editori, dicono che nel 2021 le vendite sono aumentate del 16% rispetto all’anno precedente; e anche se nei primi quattro mesi del 2022 c’è stata una flessione del 3,7%, il settore mantiene buoni risultati. E a giovarne non sono solo i rivenditori online, ma anche le librerie indipendenti. Stando alle stime dell’Ali, Associazione librai italiani, nel 2021 queste ultime hanno infatti incrementato il proprio fatturato di più del 50% rispetto all’anno prima: “Il problema è che oggi, con tutta la tecnologia offerta da Amazon, bisogna mantenere un’alta qualità nel servizio e nelle competenze” dice Romano Montroni, storico libraio e fondatore-direttore delle Feltrinelli. Montroni si domanda in maniera retorica cosa succede quando si entra in libreria alla ricerca di un testo e si chiede aiuto in negozio: “Spesso la prima cosa che fanno oggi i commessi è cercare sul computer, ed è gravissimo, perché il libraio deve conoscere il suo territorio. Scene del genere, invece, accadono di rado nelle librerie di quartiere, che infatti stanno avendo una rinascita perché composte non da dipendenti, ma da persone: esseri sensibili, cortesi e competenti”.
Le recenti chiusure hanno poi a che fare con l’elevata metratura dei locali: librerie come quella in Galleria Sordi erano state pensate per esporre, oltre ai libri, anche vaste quantità di dvd, cd e vinili. Oggi però gran parte di questo intrattenimento è fruito via streaming, quindi viene meno la necessità di avere superfici così ampie. “Anche se per la maggioranza delle attività commerciali gli affitti sono rimasti invariati rispetto al 2019, c’è il problema del calo dei fatturati che penalizza soprattutto i negozi grandi e con alti costi di gestione”, commenta Ermanno Anselmi, coordinatore nazionale di Confesercenti.
Che la crisi delle librerie dipenda da un cumulo di problemi lo si capisce parlando con Paolo Ambrosini, presidente dell’Ali, per il quale però molte difficoltà sono state radicalizzate da Amazon & C: “Vendendo di tutto, hanno polarizzato il mercato, godendo pure di aiuti al settore librario”, come ad esempio il bonus per i 18enni, speso sui siti di e-commerce.
L’azienda di Bezos si è approfittata indirettamente anche di problemi già esistenti sul mercato, come l’elevato numero di opere nuove pubblicate. “Si pubblicano troppi libri”, chiosa Ambrosini, lamentando come sia diventato ingestibile lavorare così. Secondo l’Aie nel 2021 sono stati pubblicati oltre 85mila nuovi titoli. Per rendere l’idea, nel 1980 il loro numero non superava le 13mila unità. “La tecnologia serve, ma al centro deve esserci il rapporto col cliente”, ripete Montroni. Un approccio che la Nuova Europa, a Roma, segue dal 1992. Gestita dalle sorelle Barbara e Francesca Pieralice, la libreria è riuscita a raccogliere migliaia di affezionati fra scrittori e lettori, creando una comunità a cui è dedicata Quella volta in libreria, una raccolta di 42 racconti curata da Roberto Ippolito in occasione dei 30 anni di attività, pubblicata fuori commercio da Garzanti. Firmato da scrittori come Maurizio de Giovanni e Antonio Manzini, il libro sarà dato in omaggio a tutti i lettori che visiteranno il negozio.