Il Messaggero, 16 giugno 2022
Intervista a Giacomo Agostini per i suoi 80 anni
Il signore delle moto compie 80 anni. Giacomo Agostini, mito del motociclismo italiano e mondiale, rimane l’Irraggiungibile, lassù in alto con i suoi 15 titoli mondiali e le sue 123 vittorie. Nessuno come quest’uomo che ha vinto tutte le sfide della sua carriera. Ora anche quella dell’età. «La parola ottanta mi dà fastidio. Fisicamente, grazie a madre natura, mi sento in forma. Posso ancora correre in moto. L’altro giorno, al Tourist Trophy andavo giù a 250 all’ora. Grazie a Dio faccio cose che facevo quando ero più giovane. Quando mi accorgerò di fare degli errori, allora smetterò». In fondo, Mino è ancora il seducente pilota di un tempo.
Agostini, come festeggerà oggi gli 80 anni?
«Rimarrò a casa a Bergamo insieme a mia moglie Maria e ai miei figli Piergiacomo e Victoria. Farò una cosa tranquilla. È una settimana che sono in giro».
Dove è stato?
«In Inghilterra, al Paul Ricard, andrò poi a Goodwood. Tanta gente ha voluto celebrarmi. Sono felice perché vuol dire che qualcosa ho dato nella mia vita, mi fa molto piacere».
E pensare che, prima di diventare una leggenda, ha dovuto iniziare di nascosto, con gare clandestine.
«La mia famiglia non voleva che corressi, dicevano che era troppo pericoloso. Mi chiedevano da dove venisse questa passione per le moto. Non so, forse da una mia zia materna. Amava le macchine, ne aveva già allora una truccata. Fatto sta: ho sempre voluto correre in moto ma mio padre non voleva, mi ha ostacolato, nel senso che non mi ha aiutato».
Finché, a 18 anni, ci fu l’incontro con un notaio un po’ sordo
«Sì, quando siamo andati da quest’amico di papà, che non ci sentiva bene, ha capito che volessi correre in bicicletta e non in motocicletta, e gli disse: massì, dai, Aurelio che fa bene fare sport. Si è poi reso conto dell’errore ma ormai c’era la firma. Sono scappato a fare la licenza per poter correre».
Ed ha rivoluzionato il motomondo.
«Sono partito con una tuta nera che pesava 1 kg, senza scritte. Poi sono arrivate le tute colorate, con gli sponsor, più sicure ed oggi pesano 9 kg. Un’evoluzione».
È stato il primo a portare la «professionalità» nel motociclismo.
«Pretendevo di avere una moto perfetta. Allora anch’io dovevo essere al 100%, così ho iniziato a stare attento alla nutrizione e ad allenarmi in palestra».
È stato anche un sex symbol delle due ruote. Le hanno attribuito decine di flirt.
«Sì, avevo tante ammiratrici. D’altronde, quando sei giovaneNei momenti liberi ci potevamo divertire, ma quando c’era la corsa mi concentravo solo su quella».
Come sarebbe stato Agostini ai tempi dei social?
«Non mi pento dei miei tempi. Sono stati belli, era una grande famiglia più di oggi. Certo, avessimo avuto le tv e i mezzi di adesso, ci avrebbero guardato in tutto il mondo».
La rivalità tra Marquez e Rossi è stata simile a quella con Phil Read?
«Per vincere uno è disposto a tutto, anche usare l’arroganza. Ma alla fine bisogna rispettarsi e capire di non andare oltre il limite».
Un giorno ha detto che nello stile assomigliava a Jorge Lorenzo.
«Sì, la sua guida era molto pulita e bella. Ma anche quella di Valentino, perfetta e sensibile, e con poche cadute».
Vale ha provato invano a raggiungere i suoi record, ora Marquez si è infortunato.
«È un po’ che aspetto questa festa per il passaggio di testimone. Però finché rimangono a me, sono felice. Mentirei se dicessi che non lo sono. Ma quando arriverà quel giorno non sarà una tragedia».
Angel Nieto lo spagnolo con cui andava più d’accordo?
«Sì, perché lui faceva un’altra categoria e non potevamo litigare. C’era grande amicizia e stima. Mi copiava moltissimo, l’ha sempre ammesso. Era una persona umile e molto intelligente».
C’è uno sportivo per cui stravede?
«Nadal. Lo ammiro molto, per quello che sta facendo nonostante i problemi fisici».
Enzo Ferrari la voleva con sé.
«Ci ho riflettuto tre notti alla proposta dell’ingegnere. Mi son detto: ho questo dono di natura, sono campione del mondo, perché devo essere egoista? Perché volere ancora di più quando nella mia testa ci sono solamente le moto?».
Lei ha vinto con la Mv Agusta, prima di approdare alla Yamaha. Quando rivedremo un italiano vincere il mondiale su moto italiana?
«Quartararo è in testa alla classifica ed è maturato molto. Il campionato però è ancora lungo. Bagnaia e Bastianini, che guidano la Ducati, hanno già vinto delle gare. Ci vuole tempo, non si diventa campioni del mondo in un attimo. Sono sulla strada giusta».