Avvenire, 16 giugno 2022
I nuovi poveri d’Italia: ecco tutti i numeri dell’Istat
Sono famiglie numerose ma anche anziani che vivono soli, giovani coppie in affitto e minori, lavoratori poco istruiti e immigrati. Eccoli qui i volti dei nuovi poveri, descritti dall’Istat con la crudezza dei numeri dietro cui si celano vite ai margini di una società sempre più diseguale. Complessivamente, sono 5,6 milioni le persone che vivono in povertà assoluta, che non sono cioè in grado di permettersi una spesa mensile che consenta loro di avere uno «standard di vita minimamente accettabile», scrive l’Istituto di statistica nel Rapporto diffuso ieri. Una condizione che varia a seconda del territorio di residenza. Per un adulto che vive in un’area metropolitana del Nord, la soglia di povertà assoluta è pari a una spesa mensile di 852,83 euro, mentre scende a 766,70 euro se la persona risiede in un piccolo comune settentrionale e si abbatte a 576,63 euro se vive in un paese del Mezzogiorno.
In percentuale, la povertà assoluta riguarda il 9,4% dei residenti in Italia, una quota in linea con quella del 2020. In leggero calo (dal 7,7% del 2020 al 7,5% del 2021), le famiglie in povertà assoluta, che sono 1,9 milioni, mentre 1,4 milioni (pari al 14,2% del totale), sono i minori che vivono in questa condizione di gravissimo disagio. Grandi le diseguaglianze territoriali; mentre al Sud le famiglie povere sono il 10% del totale, al Nord arrivano al 6,7% e al Centro al 5,6%. Più che drammatica la situazione delle famiglie straniere: il 32,4% dei cittadini immigrati vive in condizione di povertà assoluta (era il 29,3% nel 2020), una percentuale quasi cinque volte maggiore rispetto agli italiani (7,2%, in calo rispetto al 7,5% del 2020).
«La povertà assoluta – si legge nel rapporto dell’Istat – conferma sostanzialmente i massimi storici toccati nel 2020, anno d’inizio della pandemia ». I cui effetti continuano a pesare e non poco soprattutto su chi già si trovava in equilibrio su un filo sottile e ora rischia di precipitare definitivamente.
A rischio maggiore sono, ancora una volta, le famiglie numerose. La povertà assoluta tocca il 22,6% di quelle con cinque o più componenti e, annota l’Istat, «il disagio è più marcato per le famiglie con figli minori», per le quali l’incidenza passa dall’8,1% dei nuclei con un solo figlio, al 22,8% di quelli che ne hanno da tre in su. Complessivamente, le famiglie in povertà assoluta in cui sono presenti minori sono quasi 762mila e l’incidenza della povertà
è direttamente proporzionale al numero dei figli minori presenti nella famiglia (addirittura il 20,4%, una su cinque, per le famiglie con tre o più figli minori).
Anche le famiglie povere, però, non sono tutte uguali e la cittadinanza gioca un ruolo importante nel determinare la loro condizione socio-economica. «Si attesta a 8,3% l’incidenza di povertà assoluta delle famiglie con minori composte solamente da italiani – si legge sempre nell’analisi del-l’Istat – mentre cresce al 36,2% (dal 28,6% del 2020) per le famiglie con minori composte unicamente da stranieri e arriva al 30,7% nel caso in cui nella famiglia in cui sono presenti minori ci sia almeno uno straniero, ben due volte e mezzo rispetto al valore medio delle famiglie con minori».
Inoltre, nelle famiglie con stranieri in cui la persona di riferimento è in cerca di occupazione, l’incidenza della povertà assoluta è in forte crescita e pari al 43,5% (dal 29,1% del 2020, per un totale di oltre 74mila famiglie).
Anche per quanto riguarda la “povertà relativa” (quella al di sotto di una “linea di povertà” che, per esempio, per un nucleo di 4 persone è fissata in una spesa mensile inferiore a 1.709,56 euro), si è ampliata la differenza tra chi può permettersi di spendere un po’ di più e chi, invece, è costretto a fare ulteriori economie. In numeri assoluti, le famiglie sotto la soglia sono 2,9 milioni, 300mila in più rispetto al 2020. «L’intensità della povertà relativa si attesta nel 2021 al 21,7% – specifica l’Istat – in linea con il valore del 2020 (21,4%), raggiungendo il valore più elevato nel Sud (23,2%) e il più contenuto nel Nord-est (18,6%)».