Corriere della Sera, 15 giugno 2022
Tutti i flop delle elezioni
ROMA «Ho detto a Francesco di ripartire dalle piccole cose…». Ecco, tutto si può dire a Gianluigi Paragone meno che il suo battagliero popolo di Italexit, dal più alto dei colonnelli all’ultimo dei soldati che animano le manifestazioni no euro e no green pass, non lo stia a sentire. E così, prendendo spunto dall’indicazione che in campagna elettorale a Como il leader aveva consegnato al candidato sindaco Francesco Matrale, quest’ultimo l’ha presa alla lettera, forse anche troppo, riportando a casa per l’appunto una piccola cosa: il risultato. Che sono 272 voti, 0,91%.
L’avvertenza «non succede ma se succede» – propugnata in vista del voto amministrativo da tutte quelle forze no guerra, no vax, no Draghi – s’è risolta a scrutinio ultimato nel più amaro del «non è successo». «Questa politica è feudalesimo che tiene distante il popolo, che considera il voto niente più che un televoto, tipo “chi fate uscire dalla casa (del Grande Fratello, ndr)?”», tuonava in una diretta Facebook l’indomito Juan Carlos Cid Esposito, candidato a sindaco di Cuneo del Movimento 3V (Vaccini-vogliamo-verità), formazione di riferimento dei no vax. Risultato? A casa è rimasto lui: 121 voti, pari allo 0,51%, ultimo classificato del primo turno cuneese. La sua compagna di movimento Anna Sautto, in corsa a Verona, di voti ne ha presi 644, pari allo 0,6%.
Sceglie la via dell’autoironia Mario Adinolfi, leader del Popolo della famiglia, che dalle Comunali di Ventotene porta a casa la cifra record di zero voti. L’ex deputato del Pd decide di autoimmortalarsi su Instagram insieme al cane. «Niente, a Ventotene non mi ha votato neanche un cane». Sull’isola in cui Altiero Spinelli aveva scritto il manifesto dell’Europa unita, Adinolfi riesce nell’impresa di perdere la sfida col Partito Gay Lgbt+, che di voti ne ha portati a casa uno solo. Finisce 1-0 per questi ultimi, come una partita di calcio giocata in difesa da entrambe le squadre e risolta in extremis con un gol di testa da calcio d’angolo.
Il miracolo di mescolare due ingredienti semplicissimi per dar vita a qualcosa di epocale, riuscito con acqua e caffè al medico statunitense John Stith Pemberton, che a fine Ottocento aveva inventato la Coca-Cola, non viene replicato a Palermo da Francesca Donato e Antonio Ingroia. L’eurodeputata aveva messo il messaggio no euro, l’ex pm aveva aggiunto il suo giustizialismo d’assalto, due ingredienti semplici semplici: insieme hanno convinto appena il 3% dei palermitani.
Un mese fa si era tanto favoleggiato a proposito di Rieti ConTe, presente sulla scheda del capoluogo laziale tra le liste a sostegno del candidato del centrosinistra Simone Petrangeli. In assenza delle insegne del M5S, anche a Roma ci si era chiesti: è Giuseppe Conte che prova a vedere «l’effetto che fa»? L’effetto che ha fatto, Conte o non Conte, non è stato dei migliori: 351 preferenze, ultima classificata del blocco (sconfitto) del centrosinistra, 1,49%.
È andata peggio al signor De Santis Guglielmo, candidato sindaco unico di Castelguidone (provincia di Chieti), presentatosi all’appuntamento con la fascia tricolore alla testa di una federazione con quattro simboli: L’altra Italia, Destra Italiana, Movimento per l’Italia sociale e Mda. Gli è andata male: un solo votante, scheda bianca, elezioni nulle. La sua caccia al franco tiratore è iniziata dallo specchio di casa. Poi passerà ai parenti.