la Repubblica, 15 giugno 2022
Ritratto di Andrea Furegato
Nei paesi è così: diventi sindaco da giovane, e rimani a vita il sindaco ragazzino. «Ragazzino me l’hanno detto spesso, e il mio staff si arrabbiava. Ma io gli dicevo “stiamo tranquilli, fa parte dei giochi, è il dibattito politico”…». E anche ieri, in corso Umberto I, un tizio spiegava a una telecamera che «io non l’ho certo votato. È quasi un minorenne». Sarà stato un leghista, scornato dalla sconfitta secca, con la sindaca leghista Casanova che lunedì alle 15 ha bevuto l’amaro calice e ha telefonato ad Andrea Furegato, 25 anni compiuti il 5 giugno, per congratularsi, e lui l’ha ringraziata pubblicamente.
Un gentleman uscito da Oxford, nei modi e nei fatti. In realtà arriva dall’oratorio di Santa Maria del Sole e da una famiglia «di spiccata sensibilità sociale e politica». E dal liceo classico Pietro Verri, dove lo chiamavano “presidente” perché era uno serio, mica un “ganassa”. E dai giovani democratici, e da 5 anni di consiglio comunale, all’opposizione. Per dire che non è piovuto dal niente su questa città di 44mila abitanti che sono contenti di dirsi paese, ma è solo un vezzo. «Lodi è un posto con una qualità della vita alta, perché è un capoluogo di provincia lombardo. Vive del suo rapporto con Milano, ma ha un tessuto economico importante e autonomo. Una città a dimensione famiglia, con un clima sociale positivo, e con fasce di popolazione in difficoltà di cui non mi dimenticherò. Dare risposte ai bisogni delle persone è compito della politica».
E «oltre alla questione età, tutti mi chiedono del judo. È vero, sono cintura nera. È importante?» Sì, perché «il judo si fonda su due principi: il migliore impiego dell’energia, e il progredire. Poi ti insegna la pazienza». E l’oratorio? «Lì ho imparato tanto. È un ambiente aggregativo sano. Non neutro, certo. Si impara a stare insieme». E cosa le ha detto la mamma (Roberta Vallacchi, segretaria provinciale dei dem)? «Bravo». Tutto qui? «No. Ha detto “adesso fai bene”». Famiglia di sinistra, il padre Enrico dirigente all’Eni, morto giovane nel 2012, assessore a Tavazzano. Madre impegnata con Emergency e altre associazioni, poi in politica. «Lei cattolica, mio papà no. Io vengo da quel mondo». A 14 anni entra nei giovani democratici.
Lodi è un posto tranquillo, Lorenzo Guerini sindaco per due mandati.
Poi Simone Uggetti, che nel 2016 è arrestato per turbativa d’asta sugli appalti delle piscine comunali. Scoppia il caso, che non è finito, la Cassazione a marzo ha annullato l’assoluzione e va fatto un altro processo.
Uggetti finisce alla gogna, di cui tutti si scuseranno, Di Maio, Salvini, ma dopo. E poi vince la Lega. Furegato è il consigliere più votato, diventa quindi “consigliere anziano”, a 20 anni. «Mi sono sempre occupato di bilancio. Alle critiche sull’età potrei rispondere: io so cos’è un bilancio. Ho studiato quello, in Cattolica». Laurea con il massimo dei voti inEconomia e commercio, l’anno scorso, subito assunto da Intesa San Paolo «come gestore di filiale digitale, un servizio a metà tra il customer service e i servizi bancari. Mi servirà per capire la soddisfazione dei cittadini».
E chi ha deciso la sua candidatura? «Io». Qualcuno gliel’avrà pure chiesto. «Più persone, dentro e fuori la politica. Ci ho pensato, poi ho dato la disponibilità al Pd e a tutta la coalizione del centrosinistra». Qualcuno pensa che dietro ci sia Guerini, o Uggetti. «Ma no, qui siamo in una dimensione locale, un po’ paesana», e poi Guerini fa il ministro, è lontano, e l’ex sindaco è fuori dai giochi, lo sanno tutti. Dice anche che «spesso i media cristallizzano i fatti, ma il dibattito politico evolve. Poi c’è la realtà che i cittadini vivono tutti i giorni». A Lodi sono passati i big, Salvini e la Meloni. E anche Letta, che ha benedetto Furegato e insieme l’idea del “largo ai giovani”, nel famoso “campo largo”. Ma lui ha fatto da solo, riunendo semplicemente tutti quelli che erano all’opposizione e decidendo di fare l’impresa. Un solo comizio in piazza, molti incontri con la gente, molta presenza sui social, soprattutto Instagram. E fundraising, con offerte dai 5 ai 20 euro, ma ne sono arrivate molte. Così ha portato a casa il 59 per cento al primo turno, battendo in souplesse una sindaca che ha scandalizzato Lodi almeno due volte. Con un selfie in piena pandemia, durante una festa al Parco tecnologico padano. E con il caso mense, i bambini di famiglie straniere discriminati, come ha certificato la Corte d’appello di Milano. E adesso, cosa farà? «Il sindaco». Ha paura? «C’è una grande aspettativa, certo. Serve serietà, senso di responsabilità. Dedizione». Quindi? «Non ho paura. E adesso voglio tornare nell’oblio, perché ho da lavorare». Ma è una battuta, quella sull’oblio.