ItaliaOggi, 15 giugno 2022
Catalogo dei cantanti italiani famosi in Germania
Se cercate su Google chi ha detto «Vedi Napoli e poi muori», state attenti, non alla vita, alla citazione. Qualcuno sostiene che sia stato Wolfgang Goethe a scriverlo nel suo Viaggio in Italia. L’autore del Faust e di Le Affinità elettive non scriveva canzonette. Da Napoli passò, rimase disgustato dai maccheroni cotti per strada, e proseguì per la mia Palermo, dove viene sfruttato oltre due secoli dopo dall’ente del turismo. Nei dépliant si ricorda che per l’ospite giunto da Weimar il Monte Pellegrino era il più bel promontorio al mondo.
Goethe era morto da 66 anni, quando Eduardo Di Capua compose a Odessa ’O Sole mio, ma il Viaggio in Italia è sempre usato da migliaia di tedeschi come Baedeker, accompagnati dalla canzone come leitmotiv. E, qualcuno che trova ostico l’italiano di fine Ottocento, la canticchia nella versione inglese di Elvis Presley, che fu una hit, come si dice, negli Anni Cinquanta, quando i tedeschi scendevano in Italia in Isetta, o in bicicletta. Allora i tedeschi cantavano Die rote Sonne auf Capri, tramonta il sole rosso su mare… ma era una canzone tedesca, e i primi turisti non avevano i soldi per giungere fino a Capri. Si fermavano a Rimini e a Riccione, e ballavano con Elvis, It’s now or never, adesso o mai, o sole mio. Era la canzone amata da Papa Wojtyla, ed è quella preferita da Gorbaciov.
’O Sole Mio dal Cremlino a Dallas.
Il cantante Eric Pfeil ha appena pubblicato un libro, Azzurro mit 100 songs durch Italien, un viaggio musicale per la penisola, con sole mare, leggerezza, aggiunge il sottotitolo (Kiepenheuer & Witsch Verlag; 14 euro).
Prevedo il risentimento di qualcuno, o di molti. I soliti luoghi comuni, per i crucchi siamo sempre il paese delle canzonette. Ma vi sbagliate, il tour melodico è una sorta di inno d’amore per la Bella Italia, e anche per gli italiani. Eric Pfeil è nato nel 1969 a Bergish Gladbach, centomila abitanti in Nord Renania Westfalia. Era adolescente quando all’inizio degli Anni Ottanta andò in Italia, un viaggio di gruppo a buon mercato, e rimase affascinato: Toto Cutugno cantava L’italiano, catalogo di nostri pregi e difetti, e Umberto Tozzi faceva sognare con Notte rosa.
«Nessun Paese ha tante canzoni d’amore come l’Italia», ha riconosciuto, «e nessuno sa scrivere storie come gli italiani, nei versi di una canzone».
Sarebbe possibile un tour di canzoni, si chiede, attraverso la Germania? Mi vengono in mente Le notti sono lunghe ad Amburgo, Ho perso il mio cuore a Heidelberg, Ho una valigia a Berlino, o L’Angelo azzurro ma risalgono a prima della guerra, le cantava Marlene Dietrich, pochi tedeschi le ricordano. Per Vienna c’è solo Il terzo uomo, musica senza parole per un film del primo dopoguerra. I francesi hanno Douce France…caro paese della mia infanzia, ma la cantava Charles Trenet nel ’43 applaudito dai nazisti che occupavano Parigi.
Pfeil parte da Azzurro di Paolo Conte, cantata da Modugno, l’inno di una generazione, in Europa, non solo in Italia. Conte è un mito in Germania, anche se non tutti possono capire le parole, così importanti nelle sue canzoni. «Compose Gelato al limon per sua moglie», ha scritto Pfeil, «ti offro l’intelligenza dell’elettricista così potrai sempre avere luce…a quale tedesco sarebbe mai venuto in mente di scrivere una simile dichiarazione d’amore?». Gli italiani, ha aggiunto, sanno trasformare ogni frivolezza in poesia. Il cielo in una stanza di Gino Paoli è la canzone di una coppia che ha appena fatto l’amore, si sente l’erotismo, senza un accenno al sesso.
Milva, grazie a Strehler, ha cantato i Lied di Kurt Weill da L’Opera da tre soldi, e ai tedeschi piace la sua voce e l’accento italiano.
In Germania si applaude Gianna Nannini, insieme con Al Bano e Romina, ed Eros Ramazzotti. E piace Lucio Dalla, difficile da seguire, come Conte, se non conosci la nostra lingua. La tv, all’inizio del lockdown due anni fa, continuò a trasmettere per giorni il filmato degli italiani che al balcone si davano coraggio e lo davano al mondo cantando Abbracciame e, naturalmente, Azzurro.
I Maneskin avranno vinto l’Eurovisione, ma i tedeschi non capiscono perché un gruppo italiano finga di essere americano.