Il Messaggero, 13 giugno 2022
Le nuove regole per i turisti in Giappone
Dallo scorso venerdì 10 giugno il Giappone ha riaperto – forse sarebbe meglio dire socchiuso – le sue porte al turismo internazionale. I cittadini di 98 paesi tra i quali l’Italia possono ora ottenere un visto turistico ed entrare in Giappone muniti di un semplice test molecolare effettuato 72 ore prima della partenza. Nessun obbligo di esibire un green pass o equivalente – che dimostri di esser vaccinati, nessuna quarantena.Liberi tutti? Fine di un isolamento che assieme a quello cinese (che perdura) è stato uno dei più lunghi e rigorosi della comunità internazionale e che molti hanno definito, per alcune sue modalità, poco scientifico e in odore di xenofobia?Mica tanto. Intanto, c’è sempre bisogno di un visto (prima della pandemia, il Giappone consentiva alla maggioranza dei cittadini stranieri, italiani compresi, di entrare liberamente nel Paese e soggiornarvi per 90 giorni). E ottenerlo non è facile. Vi sono infatti alcune condizioni. Bisogna comprare un pacchetto presso un tour operator locale e accettare una serie di regole che qualcuno ha definito nord-coreane. Tipo quello di restare sempre nel gruppo, non andare in giro da soli, indossare sempre la mascherina (in un Paese dove il suo uso non è mai stato obbligatorio, anche se la raccomandazione di usarla è stata, ed in parte ancora lo è, quasi universalmente rispettata) e accettare l’idea che se durante il viaggio un membro del gruppo dovesse risultare positivo il viaggio viene sospeso, con tutti i costi aggiuntivi a carico dei turisti, che per tutelarsi sono obbligati ad acquistare una specifica assicurazione. «Sono condizioni troppo dure, inaccettabili e per noi italiani difficilmente applicabili è lo sfogo di un tour operator italiano che opera dal Giappone ma che vuole restare anonimo – penso che saranno in molti a scegliere altre mete, quest’estate, e aspettare migliori condizioni».Il rischio che una riapertura così limitata e complicata allontani anziché riattragga il turismo internazionale dal Giappone c’è. «Le prenotazioni ci sono, il Giappone è tutt’ora una delle mete più ambite e richieste spiega il sopracitato tour operator ma la maggior parte dei clienti ci chiede informazioni dettagliate sulle condizioni del viaggio, e molti, dopo averle sentite, cancellano». Gli stessi tour operator hanno ricevuto le guidelines, sotto forma di opuscolo bilingue, solo pochi giorni prima la riapertura, e hanno molti dubbi sulla loro interpretazione. Che significa, infatti, che una guida locale dovrà essere sempre presente? Ai membri del gruppo non sarà concesso di uscire da soli, fare shopping, andare a pranzo o a cena autonomamente? E davvero sarà obbligatorio indossare anche all’esterno le mascherine? E quali sono le sanzioni per chi disobbedisce? Tutte domande alle quali gli stessi tour operator non sono in grado ancora di rispondere con certezza, e che rischiano di trasformare in un vero e proprio incubo il viaggio sognato da una vita.Tutto ciò non va neanche nell’interesse del Giappone. Paese devastato economicamente dalla pandemia e che potrebbe trovare proprio nel turismo, settore che era arrivato a rappresentare l’8% del Pil e che con oltre 30 milioni di presenze valeva, prima della pandemia, oltre 30 miliardi di dollari, un primo, efficace strumento di ripresa. Non solo: ma con la recente picchiata dello yen, la valuta locale, sceso ai minimi storici degli ultimi anni (la scorsa settimana l’euro valeva 140 yen) viaggiare in Giappone, meta tradizionalmente considerata cara, in questo periodo è particolarmente conveniente.Resta, tuttavia, l’ostacolo delle attuali condizioni. Nei giorni scorsi, l’European Business Council, organismo che in Giappone riunisce le camere di commercio europee, ha emesso un comunicato in cui da un lato apprezza la decisione di riaprire le frontiere, dall’altro ne denuncia le modalità. «Ci saremmo aspettati che il governo mostrasse più coraggio spiega l’avvocato Michael Mroczek, presidente dell’Ebc e seguisse le decisioni prese dalla maggior parte dei paesi europei, dove le restrizioni sono state da tempo revocate. Ma siamo alla vigilia di importanti elezioni, e probabilmente non si è voluto correre rischi».In Giappone a luglio si vota per il rinnovo parziale della Camera Alta, ed il risultato è destinato ad influire sul futuro dell’attuale premier Fumio Kishida e della coalizione che lo sostiene. Andare contro la diffusa quanto discutibile percezione della società giapponese che siano gli stranieri a rappresentare una minaccia per la salute nazionale, e che pertanto continuare a mantenerli a distanza sia utile e necessario, potrebbe fargli perdere voti preziosi.