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 2022  giugno 12 Domenica calendario

Cartoni arcobaleno

Lo aveva annunciato lo scorso aprile la presidentessa dell’entertainment content di Disney, Karey Burke, madre di due figli, uno pansessuale e uno transgender: «Entro la fine dell’anno il cinquanta per cento dei personaggi nel nostro universo proverrà da gruppi sottorappresentati». Quindi comunità Lgbtq, minoranze etniche e disabili. Detto e fatto, un assaggio del nuovo corso arcobaleno della Disney arriverà infatti con Lightyear: la vera storia di Buzz, l’ultimo film della Pixar, in uscita il 15 giugno, dove tra i protagonisti ci sarà anche una coppia omosessuale, due donne che concepiranno anche un figlio. Come non è dato saperlo e nemmeno domandarlo, visto che il nuovo galateo prevede che certe cose non vengano notate o sottolineate, anche se ancora saltano all’occhio.
E all’occhio è saltato anche il primo bacio omosessuale contenuto in una pellicola Pixar, bacio che era stato eliminato dai vertici della Disney, ma che è stato reinserito in seguito alle polemiche scaturite dalla decisione e dalle proteste dei dipendenti della casa di produzione. Il messaggio è comunque molto forte e molto chiaro. Da oggi in poi la linea indicata dalla Burke diventerà dunque la normalità e non si comincia con un film a caso. Il nuovo ciclo della Pixar, che già da anni aveva aperto le porte a protagoniste femminili e minoranze etniche, comincia infatti con uno spin-off di Toy Story, il primo film, realizzato nel ’95, che ha fatto la fortuna della casa d’animazione fondata da Steve Jobs, George Lucas e John Lasseter, recentemente «costretto» alle dimissioni perché accusato, in piena ondata MeToo di abbracciare troppo colleghi e colleghe, a dimostrazione che alla Disney, che ha acquistato la Pixar, certi temi ormai all’ordine del giorno a Hollywood vengono presi molto seriamente.
Lightyear si svolge nello spazio e narra le avventure di Buzz, il personaggio-giocattolo con le sembianze di un astronauta che ha fatto da spalla allo sceriffo Woody in tutti i film dell’universo di Toy Story. «Nel nostro film Buzz non è un giocattolo – ha detto il regista Angus MacLane, che aveva già diretto Alla ricerca di Dory -. È un umano, è il vero Buzz Lightyear, e questa è la prima avventura d’azione e di fantascienza mai realizzata alla Pixar. Le due missioni erano dare un cuore a Buzz, mantenendo la sua caratteristica principale – che è quella di essere costantemente in disaccordo sulla natura della realtà che lo circonda – e farlo muovere in un universo credibile. Ci siamo ispirati a Star Wars, Tron, Robocop e alle migliori pellicole sci-fi del secolo scorso».
Il tema del film è il tempo. Che passa, inesorabile, e che cambia ogni cosa. Il tempo che viene accompagnato dalla nostalgia per il passato. «Il richiamo della nostalgia è forte. Dicono che non si possa vivere nel passato, ma se invece si potesse? Ci chiediamo tutti come sarebbe tornare indietro nel tempo, ma invece andiamo avanti spediti, in una sola direzione. È su questo presupposto che abbiamo costruito la trama. Buzz viaggerà nel tempo per lavoro. E per questo verrà separato dalla società e dai suoi cari. Ci sembrava un adattamento naturale per Buzz, che è un eroe un po’ sui generis e molto poco convenzionale. Lightyear in fondo è una storia di un pesce fuor d’acqua. Buzz è come un Rip Van Winkle (personaggio di un racconto di Washington Irving, che si addormenta prima della Rivoluzione americana per poi svegliarsi vent’anni dopo, ndr) intrappolato in un futuro che non riconosce. Per questo cerca disperatamente di tornare al passato per correggere l’errore commesso durante la giovinezza. Buzz è un eroe fuori dal suo tempo».
L’errore di cui parla il regista si riferisce a un evento causato dal protagonista, che cambierà il corso dell’umanità, costretta a vivere nello Spazio e a ricostruire un nuovo mondo in quello che potrebbe tranquillamente essere il capitolo iniziale di una qualsiasi saga fantascientifica. «Abbiamo lavorato sodo per diventare dei veri nerd e per costruire il mondo di Buzz. Abbiamo guardato e studiato decine e decine di film ambientati nello spazio. Ci siamo fatti aprire le porte dalla Nasa, abbiamo guardato le riprese originali e approfondito ogni dettaglio per essere il più realistici possibile. È stato un lavoro durato cinque anni che ha coinvolto centinaia di persone. Sarò di parte, ma questo film per me è davvero entusiasmante. Ha tutti gli ingredienti dei grandi sci-fi e allo stesso tempo ha l’umanità di Buzz. Che non sarà solo, avrà amici, astronavi, robot, tantissimi robot, anche molto cattivi. Lightyear è la celebrazione di film ed epopee di fantascienza in generale, ma è anche ispirata dal lato oscuro della nostalgia e dai pericoli che corrono coloro che vivono troppo ancorati nel passato. Come regista è il film che ho sempre voluto fare. E come spettatore è il film che ho sempre voluto vedere».