La Stampa, 11 giugno 2022
Test di gravidanza negativo per il concorso da vigile
La battuta al vetriolo è di Loredana Cristino, dirigente sindacale nazionale del Csa polizia locale: «Chiedere a una candidata per un posto di vigile urbano il test di gravidanza è discriminatorio. Sperare poi che in due mesi sia uscita dallo stato in cui si trova è totalmente folle. Mica siamo criceti».
Cristino dice anche tante altre cose. Ma prima di tutto bisogna capire cosa è accaduto per comprenderle. Ecco la storia. A inizio maggio due Comuni del Torinese, Vigone (5 mila abitanti) e Torre Pellice (4.500), bandiscono un concorso per due commissari dei vigili. I futuri comandanti. Ci sono tre prove da superare: una di idoneità fisica, una scritta e una orale. Il candidato deve essere laureato. E fisicamente prestante.
Basta? No. Al momento della prima prova, oltre al certificato di identità sportiva, le donne devono esibire anche il test di gravidanza fatto 5 giorni prima. Negativo. Cioè – spiega un documento firmato dal segretario comunale – al fine di evitare lo sforzo richiesto. Quale? Fare mille metri di corsa: in 6 minuti e 30 per le donne e un minuto in meno per gli uomini. Chi è incinta non può farla. E la prova viene rimandata a prima dell’esame orale.
Un segno di attenzione? Più o meno. Perché quanto tempo passa tra i due momenti non è scritto. Un concorso analogo, a Genova, un anno fa, è stato bandito a fine luglio. E la graduatoria finale era pronta a fine ottobre: tre mesi per fare tutto. E in tre mesi – la biologia non mente – una gravidanza non si risolve. Ecco spiegata la battuta amarissima della sindacalista: «Non siamo criceti». Cristino è indignata per questa storia. E per il fatto che, con la scusa della gravidanza, vengono punite le donne che hanno scelto di avere figli. Come se fosse una colpa. E quando Cristino parla è tagliente. «Fanno fare prove fisiche come per entrare nell’esercito o in polizia. Ma noi non siamo forza di polizia». Insomma: perché tutto questo?
Già, perché? I sindaci dei due Comuni interessati allargano le braccia. Quello di Vigone è il signor Fabio Cerato. Che dice due cose. Uno: «Il concorso? Io non ne so nulla». Ma del test di gravidanza? «Non so che dire. Da noi domani si vota e abbiamo mille cose da fare: vedremo se mi rieleggono». Vabbé, ma questo concorso era stato bandito un mese fa. Perché lo hanno fatto così? Boh. Il suo collega di Torre Pellice, Marco Cogno, dice: «Mi hanno detto che per le forze dell’ordine di fa in questo modo. Di più non so, bisogna chiedere a Vigone». Sbagliato: la polizia municipale non è nella legge 121 (lo ha spiegato bene Cristino). E quindi non valgono quelle regole.
E allora perché fare il test di gravidanza e le prove fisiche, che di fatto escludono le donne incinte? Ma anche: perché parlare gravidanza e di test – in un documento che il segretario comunale ha stilato – extra bando – a fine maggio? Anche il sindaco in campagna elettorale non ha risposta. E ancora: è legittimo tutto questo? Cosa serve a un comandante – che ha funzioni di coordinamento e controllo – la prestanza fisica, in un posto che ha una manciata di abitanti e tassi di criminalità da prefisso telefonico?
Non resta che affidarsi a un esposto. L’avvocato Vittorio Barosio è un’autorità assoluta in tema di diritto amministrativo. E spiega che sta storia non sta né in cielo né in terra. E dice che è illegittimo. Ecco la spiegazione. Va riportata per intero per capire: «Il bando non assegna agli aspiranti vigili funzioni tali da richiedere come requisito di ammissione al concorso una prova di efficienza fisica consistente nel poter correre 1.000 metri, e per di più in un tempo limitato. Mi pare quindi che la fissazione di questo requisito non sia legittima». E uno. «Quanto al fatto che richieda alle donne anche il test di gravidanza negativo, ciò è dovuto solo al fatto che – in presenza di una gravidanza – la candidata non può sostenere la prova di 1.000 metri di corsa. Ma la richiesta del test negativo appare irragionevole (e quindi illegittima) perché finalizzata alla possibilità di svolgere una prova che non è legittima, in quanto eccessiva rispetto alle funzioni richieste ai candidati». E due. Chiaro? Tutto illegittimo. E dove non lo è, discrimina.