Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2022  giugno 11 Sabato calendario

Mauro della Porta Raffo si racconta

Montanelli lo definì “un implacabile censore”; per Giuliano Ferrara è un “maniaco perfetto”; per Roberto Gervaso è “il terrore di chi scrive e la delizia di chi legge”. In realtà lui è stato ed è “Il Gran Pignolo” del giornalismo. “Tutto nasce nel 1996, durante la campagna elettorale negli Stati Uniti: leggevo il Foglio e trovavo in continuazione delle imprecisioni; così un giorno invio un fax per correggerli, ma senza speranza, perché mi era capitato lo stesso con altri giornali ma nessuno mi aveva mai risposto. E invece quel fax l’ho ritrovato in pagina il giorno successivo”. Da lì è iniziata un’altra vita.
Lui è Mauro della Porta Raffo, cognome nobile che in realtà è molto, molto più lungo, accorciato per i comuni mortali e per esigenze di stampa; da anni è la bacchettata sulle dita dei giornalisti, è il professore che mette dietro la lavagna dopo un grave errore segnato con la matita blu. È implacabile “e non sbaglio mai”. Sotto di lui sono caduti in tanti (“soprattutto Biagi”), eppure “a scuola andavo malissimo”. E da allora è diventato pure un implacabile scrittore di libri.
È preparatissimo.
Io so tutto. Se vuole le dico la stessa frase ma in tedesco, con le parole del maestro ebanista di Karl Popper.
La interrogano per verificare tale onniscienza?
In realtà no.
A volte bluffa?
(Stupito) Nooo. Allora aggiungo: non solo so tutto, ma non millanterei mai; è chiaro che mi riferisco a determinati argomenti, di chimica, fisica o matematica non so nulla.
Al Rischiatutto con quale argomento si sarebbe presentato?
Forse cinema.
Era amico di Dino Risi.
Moltissimo; un uomo eccezionale, incredibile, di alto livello.
Cinico?
Assoluto, ed è fondamentale. Se ci pensa, quelle che vengono definite delle “commedie all’italiana”, in realtà erano tragedie. E Il sorpasso ne è l’emblema; (pausa) comunque Risi era un uomo divertente.
Prima di giornalismo e letteratura, di cosa si occupava?
Agente assicurativo a Como, e sono nato il 17 aprile del 1944. E oltre a me sa chi è del 17 aprile? Gesù Cristo e Nero Wolfe, Rex Stout lo scrive in uno dei suoi romanzi.
Insomma, agente assicurativo…
Poi nel 1992 ho smesso e ho deciso di scrivere: all’inizio è stata una tragedia economica e ho pensato a quello che spiegava Piero Chiara (silenzio).
Cosa?
Sono suo allievo, con lui ho intrattenuto un bel rapporto, soprattutto quando mi occupavo di politica, giocavo a biliardo e a carte.
Insomma?
Quando Piero Chiara lasciò la Giustizia, per tranquillizzare la madre, le disse che si sarebbe occupato della compravendita dei cavalli.
E lei?
Ecco, io per fortuna avevo qualcosa da parte e ho iniziato a scrivere per La Prealpina; il mio primo articolo l’ho dedicato alle elezioni statunitensi del 1992.
Democratico o repubblicano?
Non posso rispondere, sono presidente della Fondazione Italia-Usa.
Nel 1992 era per Clinton o Bush Sr.?
Bush.
Obama o McCain?
McCain era un uomo troppo rigido, sarebbe stato preoccupante come presidente.
Montanelli l’ha definita un implacabile censore. I giornalisti la temono?
Tutti. Ed è ricorrente. Anche perché non sbaglio mai.
Mai.
È documentato dai miei articoli: solo di “pignolerie” ne ho pubblicate 752. E lì ho corretto tutti.
Chi si è offeso?
Enzo Biagi si inaspriva.
Su cosa l’ha beccato?
Nel mio libro gli ho dedicato 68 pagine; Biagi spesso sbagliava le citazioni.
Qualche giornalista le ha mai chiesto “pietà”?
Un paio di giovani signore; una volta ho sbagliato pure io e mi sono autocorretto.
Cioè?
Un giorno ho definito Dionigi il Piccolo come monaco sciita, con due “i” e non era possibile perché gli Sciiti sono arrivati un secolo dopo. In realtà era scita, con una “i” sola, arrivato dalla Scizia.
Quando ha scoperto la sua dote?
Tutto deriva da mio padre quando da piccolo mi ha regalato le enciclopedie. Ho imparato tutto da solo.
Guarda i quiz televisivi?
Nel 2000 e 2001 sono stato consulente del Quiz Show: controllavo le domande e le risposte; per questo, da concorrente, non sono ammesso.
Ha un cognome nobile.
Oggi questo non conta nulla, però vengo da un’antica famiglia romana.
E cosa le è rimasto di quella cultura?
Non me lo chiedo, ma non è un piano che mi piace, oramai il mondo è diverso.
Ha l’anello al mignolo?
Certo, lo porto ancora.
Oltre al cinema, quale altra materia?
So tutto dello sport, ma non solo i grandi, pure il curling o le freccette.
Ha scritto “adoro invecchiare”.
Perché più si va avanti e più imparo. E voglio avere il tempo.
Ancora: “Umiltà e modestia sono difetti”.
Chi si definisce tale è perché ha delle gravissime pecche.
Si è mai sentito sminuito?
All’inizio da Luca Goldoni: quando non ci conoscevamo di persona ho segnalato un suo errore per un articolo sul Corriere; il giorno dopo, sempre sul Corriere , mi ha definito “topo da biblioteca”. Anni dopo siamo diventati grandi amici.
Quanti libri ha scritto?
Dal 1992 più di 30, ma sarei potuto arrivare a 50.
Lei chi è?
Uno straordinario nonno.