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 2022  giugno 11 Sabato calendario

A 40 anni Raphael Gualazzi cambia

Dimenticate il jazzista timido, goffo e impacciato degli esordi. Camicia, occhiali a goccia, barba da hipster: Raphael Gualazzi oggi sembra un’altra persona. A 40 anni il musicista urbinate riparte da un disco, Bar del sole (è uscito ieri sulle piattaforme e nei negozi, ma solo in vinile), che lo ha visto riarrangiare e reinterpretare in chiave funk, jazz e bossa nova classici della musica italiana come Arrivederci a questa sera di Mogol/Battisti, Se perdo anche te di Gianni Morandi, Pigro di Ivan Graziani, Centro di gravità permanente di Franco Battiato. Non vuole definirlo un album di cover: «Le definizioni possono ingannare alza il ditino Gualazzi io e Vittorio Cosma (tastierista e compositore al lavorato con De Andrè, Fossati, Vecchioni, Finardi, ndr) non ci siamo limitati a fare il compitino, ma abbiamo realizzato versioni di queste canzoni che suonano quasi come pezzi originali». Bizzarro che un jazzista come Gualazzi, che ha sempre guardato all’estero più che al Made in Italy, si sia convinto ora a riscoprire la tradizione musicale tricolore: «In questa fase della mia carriera volevo riappropriarmi del legame con le mie radici italiane. Da figlio degli Anni 80 ho deciso di omaggiare autori come Dalla (Cosa sarà è un duetto con Filippo Timi), Ivan Graziani e pure Sergio Caputo, con la sua Bimba se sapessi. Oltre a Timi, tra gli ospiti del disco ci sono anche Margherita Vicario (su Senza paura), i Funk Off (su Pigro) e il Trio Bobo (su Arriva la bomba). SCELTE DIVERSEAll’estero chissà quante volte gli sarà capitato di suonare, a richiesta, Nel blu dipinto di blu (Volare) o Con te partirò, pezzi che in progetti del genere non mancano mai. Gualazzi ha fatto invece scelte diverse: «Comunque gli evergreen di quel tipo non mancano specifica lui ho reinterpretato, ad esempio, Il mondo di Jimmy Fontana, tra le prime canzoni che ho scelto». Il Bar del sole del titolo è un luogo immaginario dove si incontrano i vari artisti omaggiati dal musicista, ma non solo: «È anche un omaggio al Caffè del sole, il locale di Urbino dove suonai per la prima volta dal vivo, a 16 anni». Di strada, da allora, Gualazzi ne ha fatta. Nel 2011 è arrivato pure a rappresentare l’Italia all’Eurovision Song Contest, conquistando il secondo posto con la sua Follia d’amore: «Le polemiche di quest’anno legate alla vittoria dell’Ucraina? Le ho trovate sterili. È l’evento musicale più visto in Europa e la vittoria dei Kalush Orchestra ha rappresentato anche un messaggio importante dal punto di vista sociale. Cosa non ha funzionato con gli italiani? Quello è un contesto imprevedibile». JOHN WAYNEIl tour partirà da Roma il 17 giugno, con un concerto alla Casa del Jazz: «Al centro della scaletta ci saranno i brani di questo disco, ma non mancheranno successi del passato come la stessa Follia d’amore o L’estate di John Wayne. Sanremo 2023? Sicuramente non mi dispiacerebbe esserci. Ci vuole la canzone giusta, però».