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 2022  giugno 10 Venerdì calendario

Leggere a Mosca durante l’isolamento

C’è ressa tra i padiglioni allestiti in piazza Rossa per l’omonimo Festival del Libro. I più giovani si accalcano alla presentazione della nuova serie fantasy Avanguardia di Evgenij Gagloev, mentre gli adulti ascoltano lo “scrittore combattente” Zakhar Prilepin, nonché copresidente del partito Russia Giusta, disquisire sul perché abbia pubblicato una nuova edizione dei suoi libri sul Donbass. «Nessuno immaginava che sarebbe andata a finire così», dice.
«I nostri libri sullo sciamanesimo sono molto richiesti», esulta la jakuta Sardana Gabysheva, direttrice commerciale di Ayar, una delle 400 case editrici da 60 regioni della Federazione russa presenti a Mosca per l’ottava edizione del Festival del libro moscovita. Aleksej Pinchuk, editore di Nizhnaja Oreanda, è arrivato in auto dalla Crimea, la penisola ucraina annessa nel 2014: «Molti chiedono libri di storia o sui personaggi famosi». Gli organizzatori festeggiano numeri record (100mila libri, più di 90 eventi), ma qualcuno ha il coraggio di dire la verità. Come il tabloid settimanale Nasha Versijache commenta: «A causa delle circostanze odierne ben note, sanzioni, inflazione e altri problemi, la grande festa non c’è stata».
Pochissimi gli autori stranieri presenti. Da quando la Russia ha lanciato la cosiddetta “operazione militare speciale”, decine di scrittori – da Stephen King a Neil Gaiman fino a Jk Rowling – hanno deciso di boicottare il mercato russo. Assenti anche molti scrittori russi che nei mesi scorsi avevano condannato l’intervento armato in Ucraina. C’è chi, come Dmitrij Glukhovskij, è finito nella lista dei ricercati per diffusione di falsi sull’esercito russo. Perfino un innocuo evento sul filosofo Epicuro è stato cancellato solo perché uno dei relatori, Stanislav Naranovich, alla vigilia, aveva scritto su Facebook:«Non capisco bene che cosa ci sia da dire in pubblico in tempi di conflitto». Sono proprio l’interruzionedei rapporti con i partner stranieri e le minacce di censura che, in un’intervista con il quotidiano economico Kommersant, fanno dire ad Aleksej Ilyin, editore di Alpina, che la situazione del mercato libraio russo è paragonabile a «un’esplosione nucleare». A preoccuparlo è anche l’aumento del prezzo della carta e la carenza di pezzi di ricambio e vernici nelle tipografie a causa delle sanzioni occidentali.
Eppure, soltanto nel mese di marzo, sulla scia dell’offensiva russa in Ucraina, le vendite di libri sono schizzate del 30 e 75 per cento sulle due più grandi piattaforme di commercio elettronico russe, Ozon e Wildberries. I russi hanno iniziato a cercare l’evasione in gialli, fantasy o romanzi rosa. «Cercano di allontanarsi dalla realtà o almeno di colorarla un po’ con l’aiuto dei mondi letterari», commenta Viktor Levchenko, direttore esecutivo della holding T8 Izdatelskije Tekhnologhii che raggruppa diverse case editrici.
Tra i libri più cercati ci sono anche le distopie, prima fra tutte1984 dello scrittore britannico George Orwell. Richiestissimi i volumi di autoaiuto e psicologia, come Essere gentili con se stessi di Olga Primachenko oDire sì alla vita, nonostante tutto del sopravvissuto all’Olocausto Viktor Frankl, libro più venduto su Ozon. A sorpresa tra i bestseller nella saggistica sono apparsi anche Tutti gli uomini del Cremlino eL’impero deve morire di Mikhail Zygar, primo direttore della tv indipendente Dozhd, ci dice Aleksandr Krjukov della labirintica libreria “Biblio-Globus” alle spalle della Lubjanka, sede dell’ex Kgb. Secondo Ilyin però c’è poco da gongolare. Continuando il suo paragone con una catastrofe nucleare, l’editore mette in guardia: «Aspettiamo un’onda d’urto, poi continueranno le radiazioni. Sarà un periodo piuttosto difficile».